Oltre 50 speleosub volontari, 5 anni di immersioni, analisi e documentazione in 3D, per uno dei più imponenti progetti di “Citizen Science” mai realizzati: Si chiama Phreatic, e dal 2014 sta realizzando molteplici studi e ricerche nelle grotte sommerse del Golfo di Orosei, iniziando da Bue Marino, Bel Torrente, Cala Luna e Utopia. Reportage fotografico e intervista ad Andrea Marassich, Presidente e Coordinatore del progetto Phreatic, che in questi giorni ha concluso l’ultima sessione di ricerca del 2019.

Uno speleosub a Cala Luna
Uno speleosub a Cala Luna

Andrea qual è il focus delle ricerche di Phreatic?
Oramai sono cinque anni che lavoriamo sulle grotte del golfo e il numero di volontari come le sessioni di ricerca sono aumentate al di sopra delle aspettative. Dal 2014, in supporto a ricercatori ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), si sta portando avanti una ricerca scientifica sull‘applicabilità di specifici indicatori ambientali da utilizzare in ambienti estremi come il caso delle grotte marine. Si tratta di foraminiferi bentonici che si trovano in generale nei sedimenti marini e di transizione ma che, grazie a questo studio, sono stati trovati anche nei sedimenti delle grotte della Sardegna. Microscopiche conchiglie di dimensioni di pochi micron e visibili solo al microscopio,questi piccoli organismi hanno un ciclo vitale estremamente breve e, di conseguenza, sono molto suscettibili ai cambiamenti ambientali rappresentando un valido strumento di valutazione dello stato ambientale di diversi habitat. Uno studio simile è stato portato avanti solo in ambienti tropicali come le grotte delle Bermuda, ma si tratta di una ricerca unica nel suo genere se si parla di ambiente temperato. Attraverso lo studio dell’associazione di questi organismi, forma, dimensione, quantità e distribuzione, i ricercatori hanno potuto definire differenti zone all’interno delle diverse grotte studiate con caratteristiche ecologiche differenti. Ma questo è solo uno dei filoni di ricerca…

Quali altre scoperte o analisi avete condotto?
Sicuramente un filone importante del progetto Phreatic è lo studio e la mappatura delle ossa di Foca Monaca, una specie classificata in pericolo di estinzione, trovate nel 2004 nella Grotta del Bel Torrente da Luca Sgualdini ed Enrico Seddone e datate circa 5000-6500 anni fa. Dopo aver individuato e mappato 248 frammenti di queste ossa tra cui crani, mandibole e vertebre, visualizzandone così il posizionamento rispetto al rilievo della grotta, è stato possibile studiarle nel dettaglio, grazie a immagini frontali e laterali che hanno aiutato a quantificare e definire il genere degli individui. Trovandosi tra i 700 e i 1300 metri dall’entrata della grotta, in un ramo secondario, è difficile spiegarsi come le foche siano potute arrivare a una tale distanza anche considerando eventuali variazioni passate del livello del mare, ma le due teorie ad oggi più accreditate ipotizzano una morfologia differente della grotta con un possibile accesso oggi collassato o la possibilità che le ossa di foca monaca siano state portate all’interno del Supramonte dall’essere umano per essere poi gettate in qualche inghiottitoio ed arrivare così nella parte interna del Bel Torrente. Questa ipotesi sarebbe confermata anche dal posizionamento delle ossa in corrispondenza delle parti più profonde del profilo della grotta, e dal fatto che vengono spostate su base stagionale da correnti e piene invernali che annualmente coinvolgono queste grotte.

Hai parlato dei ricercatori dell’ISPRA ma anche di volontari. Puoi spiegarci meglio?
Per svolgere queste ricerche ci stiamo avvalendo del contributo volontario di oltre 50 subacquei provenienti da tutto il mondo – Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Belgio, Olanda, UK, Svizzera, Austria, Italia, Ucraina, Russia, India, Messico, Stati Uniti, Cina e Giappone – e interessati a fornire con le proprie competenze subacquee un contributo alla conoscenza e conservazione di tali ambienti, un tipo di contributo più noto come citizen science, ovvero scienza partecipata che, coinvolgendo appassionati, cittadini e istituzioni, permette di portare a termine compiti che sarebbero altrimenti irrealizzabili dai ricercatori o da un numero ridotto di subacquei, e contemporaneamente consente di promuovere il territorio e sensibilizzare tutti sulla necessità della sua tutela.
Ma è scienza a tutti gli effetti, e infatti i risultati raggiunti da Phreatic sono stati presentati dai ricercatori in diversi convegni internazionali e pubblicati su riviste scientifiche autorevoli.

Mi pare di capire che avete anche sfruttato nuove tecnologie, come la realtà virtuale e modellazione 3D, per documentazione e divulgazione, oltre che per studio. Giusto?
Assolutamente sì, uno degli scopi di Phreatic, e non è secondario, è quello di consentire ai comuni cittadini l’accesso a questo universo sotterraneo sconosciuto ai più, affinché tutti possano godere di queste meraviglie e comprendere quanto sia importante tutelarle. Oltre alle attività di laboratorio, infatti, il progetto ha dedicato diverse risorse alla documentazione digitale delle grotte sommerse attraverso rilievi 3D, fotografici, video divulgativi e, più recentemente, anche a modelli 3D realizzati tramite fotogrammetria e video 360. Questa importante mole di documenti, presentati in diverse occasioni ed eventi, hanno consentito non solo la promozione del progetto scientifico, ma anche quella del territorio in cui si svolge, ovvero il Golfo di Orosei, in Sardegna ma anche nel Paese e all’estero. Sono stati presentati i risultati di queste attività in diverse località in Italia, ma anche all’estero e precisamente in Germania, Francia, Stati Uniti, etc. Al riguardo l’acquario di Cala Gonone ha ospitato una mostra fotografica sugli ambienti di grotta e sulle loro peculiarità per tutta la stagione 2019.

Il progetto proseguirà anche nel 2020? Cosa avete pianificato?
Come ogni volta chiudiamo la stagione con più cose da fare di quando abbiamo iniziato, per cui sicuramente il 2020 vedrà ancora progetti Phreatic in Sardegna; la parte scientifica del progetto richiede campionamenti e rilevamenti ripetuti nel tempo, alcuni rilievi 3D sono da completare, a Cala Luna l’esplorazione continua e spero di poter continuare anche la parte di fotogrammetria che richiede un investimento economico in termini di materiali. Siamo in contatto con diversi enti pubblici e privati e spero che queste collaborazioni diano presto i loro frutti in termini di visibilità e divulgazione, possibilmente cominciando dalle scuole.

Chi è Andrea Marassich Subacqueo ed esploratore di grotte sommerse, lavora dal 2004 come istruttore subacqueo per la Global Underwater Explorers. Ha un vivo interesse per la fotografia subacquea e ama condividere questo mondo nascosto con subacquei e non. Dal 2006 ad oggi ha partecipato a molteplici progetti di ricerca ed esplorazione delle grotte sommerse del Messico, Florida, Bosnia, Portogallo e Francia. Dal 2014 è presidente e coordinatore del progetto Phreatic nel golfo di Orosei, collaborando con i ricercatori dell’ISPRA e di diverse università, italiane e straniere.

Il progetto Phreatic: L’obiettivo di Phreatic è la documentazione e la conservazione delle risorse idriche sotterranee, al fine di:
– Promuovere la conoscenza degli ambienti ipogei in relazione alla gestione e alla valorizzazione delle risorse idriche sotterranee mediante imaging, video e modelli 3D mediante fotogrammetria e tecnologie innovative.
– Promuovere la consapevolezza dell’importanza delle scienze della terra con mostre e presentazioni.
– Intraprendere e promuovere iniziative di raccolta dati per la ricerca scientifica e la conservazione subacquea.
– Fornire a ricercatori ed enti preposti un network di subacquei nel campo dei progetti di “citizen science”.

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