Qualche giorno fa è apparsa una notizia su Alice OK Notizie che riguardava misteriosi buchi nel terreno delle foreste ucraine, senza tuttavia dare risposte su quale fosse la causa di questi fenomeni. La faccenda è stata girata alla mailing list italiana di speleologia, speleo.it che conta attualmente più di 1200 iscritti appassionati ed esperti del settore, i quali hanno preso sul serio la faccenda, riuscendo a dare molti motivi plausibili per cui possono formarsi questi buchi.
Proprio al recente congresso italiano di speleologia di Iglesias è stato presentato uno studio su fenomeni molto simili, anche se su scala più piccola, che si verificano anche in Sardegna sulla costa occidentale nel Comune di Arbus. Lo studio effettuato da un team di speleologi ha evidenziato proprio la somiglianza di questi buchi con quelli Ucraini. Mauro Mucedda che ha studiato il fenomeno sardo, fa notare che: “Abbiamo presentato una relazione proprio al XX Congresso Nazionale di Speleologia (De Waele, Mucedda, Montanaro) in cui si evidenzia la presenza di buchi molto simili a quello dell’Ucraina.
Si tratta di fori verticali perfettamente cilindrici, chiamati “pipes”, del diametro da 30 cm a 1 m, alcuni dei quali profondi sino a 10 m, che si sviluppano su una calcarenite eolica quaternaria lungo la costa di Capo Frasca. Sembrano fatti col trapano e sono quasi inspiegabili. Una delle ipotesi è quella della percolazione preferenziale di acqua su alberi o piante che ora sono scomparse. Ma anche l’idea di un bel ciottolo rotante non è impossibile. Al fondo di alcuni di questi “pipes” sono infatti presenti dei ciottoli basaltici. I buchi sono tutti sulla costa, proprio sull’orlo di una falesia che si erge sul mare ad un’altezza compresa tra 6 e 10 m, per cui viene facile pensare anche ad una azione del mare per la loro formazione.
Il fondo è occluso, talvolta arriva sino all’acqua del mare e presenta ciottoli vulcanici. E’ comunque difficile pensare che l’azione del mare sia arrivata sino a 10 m di quota per alimentare un qualche fenomeno di rotazione.
I buchi hanno forma tronco conica, cioè si intende che si tratta di cilindri che vanno man mano riducendosi verso il basso: quello alto attorno ai 10 m è largo circa 1 m in alto e 50-60 cm al fondo.
Nell’area in esame (Capo Frasca, Punta Funtanas, Sardegna centro occidentale), sulla costa esiste una bancata di calcari teneri Miocenici, sui quali è poggiata a tratti una bancata di arenarie-calcarenitiche di origine eolica più recente, di età diciamo Glaciale-Wurmiana o comunque post-Tirreniana (per intenderci posteriore a 125.000 anni fa). I buchi sono solo in queste ultime calcareniti e non ce n’è neanche uno sul calcare Miocenico adiacente
e sottostante. Notare che il livello del mare dal Tirreniano in poi non è più salito al di sopra di quello attuale, per cui le calcarenti eoliche non hanno subito sommersione, ma solo l’azione dei marosi frontalmente, con spruzzi e spray marino.”

Un’altra ipotesi è stata avanzata da Mayo: “Ho visto roba simile in Prealpi Giulie, ma non so se sia la stessa cosa.
Quelli che ho visto io hanno diametri piccoli, in genere fra i 50 ed i 100 cm all’incirca. Circolari, talvolta in modo imbarazzante, cilindrici o appena accennano un tronco di cono rovesciato, o meglio un imbuto col fondo
tappato. In terra, sempre sul fondo di doline o di vallette carsiche, quasi sempre in zone con cotiche erbose molto compatte e magari arbusti nelle vicinanze.
Quelle che ho osservato io, a dire il vero non molte in questi vent’anni, le ho interpretate cosi’:
Presupposti:
– spesso deposito di terra, in gran parte “terra rossa”, compattata sul fondo della dolina o della valletta.
– “armatura” della terra con radici e copertura di cotica erbosa.
– via preferenziale di scorrimento dell’acqua sotto, al contatto fra terra e calcare (o conglomerato).
Meccanismo:
Un giorno, improvvisamente, capita che ci sia acqua che arriva, si stappa un camino sotto e c’e’ l’effetto lavandino che si stura. L’acqua tira giu’ verso il condotto in roccia e se questo e’ abbastanza piccolo si mette a
tirare giu’ come una fresa circolare. Ovviamente la cosa non deve avere seguito con un ruscellamento, altrimenti si rovina tutto ed il cilindro diventa un ovale.
L’armatura della terra con le radici, la compattezza del deposito nella parte bassa e la cotica erbosa che fa da corazza in alto aiutano a creare forme molto regolari.
Per inciso, tornato sul posto dopo poco tempo per altre battute di zona ho sempre trovato questi buchi evoluti verso un cono sempre piu’ pronunciato, fino a diventare semplicemente una fossetta nel terreno. Ma nelle Prealpi
Giulie in un anno normale cascano 2500 – 2700 mm di pioggia e di acqua per fare evolvere rapidamente sta cosa ce n’e’. Qua i buchi sono piccolini, pero’ teniamo conto di una cosa, i terreni dell’Ucraina non hanno nulla a che vedere con quelli di riempimento delle doline delle mie prealpi. Chissa’ che proprieta’ meccaniche ha quella roba
la’. Per esempio ricordo foto di siti archeologici nel loess dove pareti quasi verticali di roba inconsistente stavano su benone.
Ci serve un fisico che spieghi la faccenda del cilindro che si forma quando il fluido o questo mix di terra + acqua schizza verso il basso.
Ora ho due possibilita’: processo rapido o processo lento.
Processo lento, ha bisogno di poca acqua, bassa potenza, tempi lunghi. In questo caso pero’ dovremmo trovarci in una zona estremamente arida, dove non ci sia vegetazione, perche’ un abbozzo di buco, appena superata la
profondita’ critica per l’azione del vento, diventa sede di accumulo di sostanza organica, foglie morte per esempio, su cui nascerebbero rapidamente vegetali, che paralizzerebbero i ciottoli.
Processo rapido, maggiore potenza, serve tanta acqua. Questa non puo’ venire solo dal drenaggio della chioma di un albero, a meno che non ipotizziamo un clima con precipitazioni superiori a quelle del Friuli. Ad ogni modo, il foro non sarebbe da trapano perche’ l’albero alla base del tronco disperde acqua a raggiera, non la concentra in un punto.Pero’ pero’. Se avessimo una zona relativamente arida (ma non troppo) e ventosa, si potrebbero formare delle marmitte eoliche su terreni molto poco resistenti. Se si forma una fossetta e c’e’ qualche piccolo accumulo di
detrito organico e c’e’ acqua, allora si inizia a scavare di chimica dove prima prevaleva il meccanico ed allora forse, dico forse, si puo’ formare alla lunga un bel cilindro”.
Altri buchi simili sono stati osservati sulla costa istriana; Secondo Roberto Maugeri, L’ipotesi riportata su englishrussia ( e ricopiata sulla scintilena) che si tratti di “tree molds” non sembra affatto plausibile. I tree molds sono dei gusci che si formano intorno agli alberi che vengono investiti da una colata di lava (sull’Etna ce ne sono diversi esempi) per cui si trovano in rocce vulcaniche.
Semmai potrebbero essere tracce di alberi investiti da colate di fango”.
L’ipotesi di un fenomeno naturale può trovare spiegazione anche in una eventuale corrosione chimica.
Per l’ipotesi di buchi scavati dall’uomo, si sono fatte diverse supposizioni, perchè anche in Italia esistono cose simili in Friuli Venezia Giulia, dove all’interno dei buchi una volta erano nascoste armi, ma la mancanza di terra di risulta intorno ai fori delle foto non lascia molto spazio all’idea dell’opera umana, quindi va esclusa qualsiasi forma di trivellazione, carotaggio o altro.

Alla fine del breve sondaggio, questi buchi non sembrano neanche tanto misteriosi e il fenomeno non è affatto isolato, forse in Italia abbiamo esempi di buchi più piccoli, ma cosa dire dell’enorme voragine che si è formata allora a Città del Guatemala che ha inghiottito a suo tempo diverse case?

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