“Questo corso non s’ha da fare”
Questo disse madre natura, tramite un’alluvione a fine novembre, agli speleologi piemontesi che si affannavano a preparare un corso di II livello dell’SSI.
Posato casco e ferraglia, imbracciammo i badili per finalmente dedicarci all’attività continuamente pronosticataci durante gli anni della scuola dell’obbligo. Visto però che, pur essendo vasi di coccio, possediamo una capoccia adamantina, abbiamo deciso di riprovarci il weekend del 21-22 gennaio.
Risultato? Nevicata eccezionale in Abruzzo e alcuni degli istruttori che partono, gualdrappati dal CNSAS, in aiuto delle vittime.
E il corso? Il corso si è fatto lo stesso, ovviamente, della natura dei nostri crani si è già parlato.
Sono stati due giorni interessanti e istruttivi, in particolare sulla qualità delle compagnie da frequentare. O da non frequentare. Scherzi a parte, è stato un finesettimana produttivo, passato a imparare l’imparabile nei due giorni e ragliare il ragliabile nella sera che li ha inframmezzati.
Lo scibile ipogeo, la tutela dei corsisti e la manutenzione del materiale hanno anche lasciato il posto, per un paio d’ore, alla periodica riunione dell’AGSP, partecipata e vivace come raramente accade.
Approfittiamo dell’occasione per ringraziare: il comune di Frabosa e le Grotte di Bossea per aver subito la nostra presenza, gli istruttori delle scuole SSI di Torino e Cuneo per aver organizzato il corso, quelli della scuola di Garessio per aver massicciamente partecipato e gli istruttori Cai che hanno contribuito. Confermando che le rivalità tra speleologi, ammesso esistano, appartengono alle alte sfere. Quelle talmente in alto da rimanere, spesso, fuori dalle grotte.

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