Con uno scavo sotto frana e il consolidamento della nuova condotta, gli speleologi hanno messo in comunicazione la Grotta del Fiume e la Grotta Bella, aprendo la strada agli studiosi verso la “Caverna delle Meraviglie”, un piccolo gioiello geologico e biologico nascosto oltre un sifone sempre allagato.

Cristalli nella Grota bella
La fragilità dei Cristalli nella zona della congiunzione. Foto U Pix

Aumentato lo sviluppo del Complesso Fiume-Vento a Frasassi
Dopo un periodo di controllo della sua accessibilità, solo ora gli speleologi di Iesi hanno dato notizia dell’avvenuto collegamento tra la ben nota Grotta del Fiume – Grotta Grande del Vento e la Grotta Bella, nella Gola di Frasassi.
La congiunzione tra le due grotte permette l’accesso agevole e lo studio di una caverna rimasta intatta, molto interessante dal punto di vista mineralogico, biologico e speleogenetico: qui l’azione delle acque cariche di zolfo che risalgono dalle profondità, rende l’ambiente acido, ed i processi di dissoluzione del calcaree sono evidenti e ancora in piena evoluzione.
Qui le Grotte di Frasassi stanno ancora crescendo, la roccia si scioglie e nasce nuovo spazio vuoto nelle profondità della Terra. Banchi di gesso, frutto dell’azione chimica dell’acido solforico sul calcare, vengono ora aggrediti dalle gocce d’acqua che scolpiscono solchi e fori nella roccia morbidissima, costituita spesso da pareti di latte di monte su cui fioriscono delicatissimi cristalli di gesso e di carbonato di calcio.
Le trasformazioni chimiche rapidissime sembrano donare vita al mondo minerale, in una evoluzione tutta da studiare: la “speleogenesi” il processo di formazione delle grotte qui si svolge sotto i nostri occhi. Ma nello stesso ambiente la vita vera, quella animale, pullula di specie estremofile: sulla superficie di laghetti cristallini è visibile una leggero velo biancastro di vita batterica che trae sostentamento dallo zolfo, costituendo la base alimentare di altri animali sempre più complessi, dai vermi, ai dolicopodae, fino al Signore degli abissi, il dominatore della notte: il pipistrello. Alle pareti, altre forme batteriche danno vita ad un altro spettacolo della natura: venature meandriformi simili ad arabeschi disegnano particolari speleotemi, concrezioni a macchia di leopardo che ricoprono le volte rocciose delle sale.
Naturalmente ora la condotta di comunicazione è stata chiusa con un cancello per evitare che mani poco rispettose possano rovinare l’incanto. L’ingresso sarà regolamentato, in accordo con l’Ente Parco della Rossa-Frasassi, per la salvaguardia di questa “Caverna delle Meraviglie”, in modo che possa riservare ancora nuove scoperte.

Le due grotte e il collegamento
La congiunzione tra le due grotte, che attraversa questi ambienti, era stata solo ipotizzata intorno agli anni ’50, quando la vicinanza, la presenza di cristalli pressochè identici e gli stessi ciotoli di frana lasciavano presagire un evidente antico collegamento.

Le due grotte separate dalla frana hanno avuto una storia diversa: I ripetuti passaggi di speleologi nella facile e frequentatissima Grotta del Fiume hanno compromesso le concrezioni del vicino “Pozzo dei cristalli” tanto che dei cristalli ne rimane memoria solo nel nome, oggetto di razie di collezionisti di minerali.
Questa grotta, conosciuta dal 1948, è diventata parte di un complesso ben più grande quando nel 1971 fu scoperta la Grotta Grande Del Vento dal GSM di Ancona e viene percorsa in lungo e in largo perchè dà l’accesso al ramo turistico attraverso la “Condotta dei Fabrianesi”, ma soprattutto rappresenta l’anticamera del “New Mexico”, una zona molto estesa ancora in fase di esplorazione.

Ben altra sorte è toccata alla “Caverna delle meraviglie”, scrigno quasi inaccessibile della vicina Grotta Bella, che è rimasta pressochè “vergine” da frequentazioni per la presenza di un sifone che la separava dalle zone più frequentate e più compromesse, facilmente raggiungibili da un tombino sulla Strada Provinciale.

Solo al di là del sifone sulfureo perennemente allagato e di una serie di strettoie e saliscendi, si accedeva a due sale ricche di cristalli di gesso e altre mineralizzazioni recenti, legate all’azione dell’acqua sulfurea.

Nei mesi scorsi, tre speleologi del CAI di Iesi hanno individuato il punto di contatto, situato nella Grotta del Fiume, a metà salita nella Sala detta “Del Giornale”, ricostruendo idealmente le condizioni di alcune migliaia di anni fa. Le planimetrie messe a confronto ed il fatto che gli ambienti mostravano grandi similitudini sia morfologiche che mineralogiche, hanno permesso di ricostruire l’originale congiunzione. Con caparbietà e coraggio hanno scavato per mettere in sicurezza uno stretto meandro franoso lungo una quindicina di metri, ed assicurare il passaggio tra le cavità.
“Il tutto in perfetto accordo con l’Ente Parco della Rossa e Frasassi al quale, previa autorizzazione, si sono comunicati gli stati di avanzamento lavori, nel rispetto della colonia di chirotteri presenti in altre zone del complesso” rassicura Luca Pieroni, autore della congiunzione e Presidente del CAI di Iesi.

Antonio Piazza, speleologo autore dello scavo racconta “Con l’uso delle radio e di un fil di ferro fatto avanzare tra le rocce della frana abbiamo verificato l’effettiva presenza del collegamento


Le splendide foto del team U-Pix, realizzate domenica scorsa da Luca Castellani e Valeria Miele, non rendono giustizia alla bellezza di tali meraviglie.

Una grotta ancora tutta da studiare
Il geologo Amedeo Griffoni, uno dei primi esploratori della Grotta Grande del Vento e responsabile scientifico di questa ultima esplorazione spiega:
“L’ambiente è percorso da flussi sulfurei nella parte basale; il livello idrico, che si rialza durante i periodi più piovosi, emana vapori acidi che si depositano sulle pareti ed interagiscono con il carbonato di calcio, creando gesso nelle diverse forme.
Dal punto di vista biologico questo speleotema permette la vita di colonie batteriche chemiosintetiche, che vivono grazie alla presenza dello zolfo e dei suoi passaggi alle forme ossidate e ridotte.
Gli stessi batteri sono alla base di una biocenosi particolare, con organismi che si nutrono di essi e tra di loro.
Indubbia è la valenza scientifica di tale comunicazione; l’insieme delle caratteristiche riscontrate, accomuna questi ambienti alla più generale formazione della Grotta Grande del Vento, di cui fa parte a pieno titolo, rappresentando quello che la più nota cavità turistica appariva nelle sue parti basali 10-12 mila anni fa.
L’accesso facilitato a queste sale rappresenterà un’ulteriore finestra di studio dei fenomeni carsici di Frasassi; alcune Università sono state contattate per essere partner nella ricerca e approfondire le emergenze riscontrate.”

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