Sabato scorso, dopo un anno di preparativi, è stata portata a termine la prima parte del progetto di immersione speleosubacquea nei sifoni terminali del complesso carsico denominato “Complesso La Val-Mainarda-Noglar-Battei” in Comune di Clauzetto.

Questo sistema carsico si sviluppa nel calcari delle prealpi di Clauzetto, nella zona di Pradis di Sotto, presso gli abitati di Battei e Gerchia, ove affiora uno zoccolo calcareo, delimitato dai torrenti Rio Secco e Cosa, sotto i contrafforti delle cime Cuesterelde e Dagn, dalle caratteristiche idrogeologiche uniche.

Qui il fenomeno carsico è noto ai più grazie alle “Grotte Verdi”, luogo ove si svolgono visite turistiche e manifestazioni varie, ma che è assolutamente marginale rispetto ai complessi celati nelle profondità della montagna, praticabili solo per esperti speleologi.

All’interno di quelle rocce, infatti, si estende per oltre 6 chilometri un intricato reticolo di pozzi e gallerie, perennemente ricco di torrenti e cascate d’acqua.

Un mondo “altro”, oltre le frontiere geografiche di comune percezione.

L’acqua presente nelle rocce calcaree si spinge in profondità fino a riempire completamente interi tratti di gallerie e pozzi, formando quelli che in gergo sono chiamati “sifoni”.
Ed è in quei sifoni che oggi, a duecentocinquanta metri di profondità, si sono concentrati gli sforzi degli esploratori speleosubacquei per contribuire alle conoscenze idrogeologiche e geografiche dell’area.

Per circa un anno gli speleologi, coordinati da Ivan Castelrotto e Romina De Lorenzi, quest’ultima, tra l’altro, oggi alla guida dell’Unione Speleologica Pordenonese C.A.I., si sono impegnati ad attrezzare la via di discesa al fondo estremo del complesso, lavoro ostacolato per alcuni periodi dalle piogge che hanno reso inagibili le condotte, specie in profondità.
Durante la preparazione della via al fondo sono state esplorate alcune vie in risalita e scoperti nuovi importanti ambienti che aggiungono lunghezza al già cospicuo metraggio del sistema carsico.
Al termine di questi lavori preparatori sono state realizzate le immersioni, rese possibili grazie ad un lavoro di squadra tra i tre gruppi speleologici provinciali, G.S.Pradis, G.S.Sacile e U.S.P. C.A.I. PN , che hanno collaborato in uno spirito unico di solidarietà, alternandosi nella discesa e risalita della grotta con pesanti sacchi per il trasporto di grandi quantità di materiali delicati

Il sifone finale, posto alla base di una diaclasi verticale, direttamente immergente in acqua dopo un salto di circa 10 metri, è stato esplorato fino a 20 metri di profondità, dal team speleosubacqueo composto da Ceschin Daniele, Cirillo Daniele e Zanette Denis.
senza che però se ne intravedesse il fondo, anche a causa della torbidità dell’acqua che ha pregiudicato la prosecuzione dell’immersione.
Nella stessa giornata è stato tentato l’attraversamento di un secondo sifone posto più in quota, immersione sospesa sempre per torbidità.

Un buon inizio che prelude ad una proficua continuazione, considerando che già si pensa ad una prossima esperienza per portare il limite delle esplorazioni più in profondità.

Notizia di:

Unione Speleologica Pordenonese C.A.I.
G.S. Sacile
G.S. Pradis

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