Articolo di JR Minkel comparso su Scintific American

I resti fossilizzati di un paio di pipistrelli, vecchi 53 milioni di anni, hanno potuto risolvere il più grande mistero sull’evoluzione del pipistrello: cosa venne prima il volo o l’ecolocalizzazione? I ricercatori danno notizia su “Nature” di questa settimana che i fossili, ogn’uno misura meno di quattro inches (4 pollici inglesi = 10 centimetri), rappresentano la più vecchia e primitiva specie di pipistrello finora conosciuta. Le creature avevano ali molto simili a quelle dei pipistrelli moderni – eccetto per i minuscoli artigli che chiudono le dita (dei piedi) e le dita allungate – il che vuol dire che essi probabilmente “ondeggiavano nell’aria”.
“Guardalo e dì ”è un pipistrello, non c’è questione’” dice la biologa evoluzionista Nancy Simmons del Museo americano di Storia Naturale di New York, autore principale dello studio. Lei ed i suoi coautori, comunque, riportano che la coclea dell’animale (la parte interna dell’orecchio che percepisce le vibrazioni d’aria) è troppo piccola per avergli permesso la navigazione ascoltando gli eco dei suoi infrasuoni (l’ecolocalizzazione appunto).
Inoltre mancano due altre caratteristiche ossee dei pipistrelli che servono per l’ecolocalizzazione: una grande protuberanza presente nell’osso dell’orecchio,
ed una punta svasata alla fine di un lungo, fine osso nella parte posteriore del cranio.
“Dato il fatto che questi mancano, noi ci sentiamo abbastanza sicuri di affermare che questo non era un pipistrello che ecolocalizzava” dice Simmons. La scoperta è “spettacolare”, scrive il ricercatore John Speakman dell’Università di Aberdeen, Scozia, in un editoriale collegato.
Alcuni biologi avevano formulato l’ipotesi che i pipistrelli avessero sviluppato l’ecolocalizzazione per aiutarsi nella caccia agli insetti prima che acquisissero il volo. Antichi fossili di pipistrello datati circa 50 milioni di anni fa, molto simili ai pipistrelli esistenti, hanno stabilito che la coclea più larga era necessaria per l’ecolocalizzazione.
Comunque, Speakman e gli altri ricercatori, avevano osservato nel lontano 1980 che l’ecolocalizzazione richiede molta energia. Questo perché i pipistrelli devono forzare l’aria fuori dai loro polmoni per creare un impulso ad ultrasuoni. Quando i pipistrelli sono in volo, comunque, il loro colpo d’ala comprime ed espande la gabbia toracica, dando energia ai polmoni.
Speakman teorizza che i primi pipistrelli mentre erano attivi durante le ore del giorno, usavano i loro occhi per trovare la giusta direzione in volo e per predare gli insetti, ma furono spinti alle attività notturne da predatori similari che arrivarono dopo la scomparsa dei dinosauri 65 milioni di anni fa. Sfortunatamente, i ricercatori non possono dire se gli occhi del pipistrello fossile erano adattati per scandagliare il buio, come in alcuni pipistrelli di oggi: la parte superiore dei loro crani, incluse le orbite, sono schiacciati senza possibilità di ricostruzione.

Traduzione Annalisa Basili

Articoli collegati sempre da Scintific American
Impara qui come è il battito delle ali del pipistrello
Qui come ha evoluto la sua ecolocalizzazione
Da questo sito è possibile ascoltare la comparazione fra pipistrelli nettivori e campioni di ciclismo
e qui poi ritornare ad un articolo di Plos Biology sull’analogia fra l’ecolocalizzazione e i missili teleguidati

Di

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *