“Una banda di pazzi? Può darsi. Siamo fatti così, ci piace il mondo, ma a eccitarci è soprattutto l’idea di scoprire quello che è ancora inesplorato, di trovare il punto da cui si comincia a vedere ciò che si nasconde dietro la facciata.”

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Dal Fondo del Pozzo ho guardato le stelle, l'ultimo libro di Andrea Gobetti

E’ uscito l’atteso libro di Andrea Gobetti e si annuncia come un sigillo, una pietra miliare della speleologia, come già è capitato per i suoi precedenti “Una Frontiera da immaginare”, “L’Ombra del tempo” e “Le radici del cielo”.
Non fosse stato per la pandemia, il libro sarebbe andato a ruba in questi giorni al Raduno Nazionale di Speleologia saltato per il COVID-19.
Il libro è in vendita sui principali siti, ieri ne è uscita una recensione su TuttoLibri de “La Stampa” di Torino, che per presentare l’autore precisa “Lo speleologo Andrea Gobetti (nipote di Piero)”, mentre ogni buon speleologo si starà chiedendo chi sarà mai questo sconosciuto “Piero” associato al famosissimo Andrea.

Conoscendo un pò l’autore e i suoi racconti, immagino che cosa potremo trovare nel libro.

Andrea Gobetti, esploratore e speleologo, in questo libro indagherà la natura di quell’umanità con cui vengono a contatto i devoti di una attività non competitiva, anticonformista, non retribuita e destinata a un certo ed eccellente anonimato: gli speleologi.
L’ultima fatica o l’ennesima testimonianza di un uomo che negli anni ha saputo raccontare la speleologia vagabonda estremamente competitiva, che ha portato avanti in Italia e all’estero.
I suoi libri sono storie narrate davanti ad un bicchiere di vino, intorno al tavolo di una malga, o distesi su un prato con la testa appoggiata su un sasso, mentre nuvole di fumo azzurrognolo salgono verso il cielo, e li rileggerei 100 volte per sentire in bocca quel sapore dolce amaro dell’esplorazione ad ogni costo, di una passione ossessiva e travolgente, di una vita indomita, fuori dagli schemi, dagli stereotipi.
Protagonista di straordinarie cavalcate sotterranee, Gobetti trasmette la “sua” speleologia e anche questo libro promette al lettore un viaggio onirico, sotterraneo e dentro se stessi, alla ricerca dell’essenza della vita e dell’esistenza.

Il titolo, “Dal fondo del pozzo ho guardato le stelle”, quel titolo, è evocativo di nottate insonni al buio e al freddo.

E io mi rivedo in fondo al P.131 della Preta, sdraiato tra le pietre a guardare quel minuscolo buco, lassù in alto da cui si affacciano stelle, e fiocchi di neve che cadono nell’abisso e arrivano fino a noi come lucciole messaggere di un mondo lontano. Un amico a fianco e parole dette li, che non usciranno mai dalla nostra amicizia e da quella grotta.

Andrea Gobetti è questo. Una icona di una speleologia che sta dentro ogni esploratore. Tocca sentimenti, stati d’animo, stuzzica la curiosità, la passione.

Gobetti c’è, anche se nessuno sa dov’è, è a Matraia poeta eremitico, o in una bettola a scolarsi il bottiglione, o al rifugio a fumare. Puoi incontrarlo barcollante fuori dello speleobar, stringergli la mano mentre cerca di capire chi sei. Quando leggi il suo libro ti lasci conquistare, e un pezzetto di lui te lo porti dentro, nel più profondo dell’anima.


Andrea Scatolini

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