Dopo venti anni di relativa tranquillità, il Cul di Bove, una tra le più profonde grotte d’Italia, storica per le esplorazioni dei romani, si riapre ad una nuova, speriamo grande, stagione di esplorazioni, grazie all’intuito e alla caparbietà di speleologi vari, primo tra tutti Paolo Turrini, ma comunque grazie ad una serie di attività congiunte tra speleologi di un pò tutta Italia, dalla Romagna alla Campania passando più o meno per tutte le regioni.

Nell’ultimo fine settimana si è riusciti ad accedere alla zona fossile, prima che la grotta e l’acqua vadano giù verso il fondo. Quindi oltre c’è “un’altra grotta”, con l’antico livello e l’antico passaggio, che si spera non vada a finire sulla vecchia grotta con qualche arrivo dall’alto. In questi ultimi tempi sono stati risaliti molti arrivi tra -700 e -500 che poi si richiudevano in anelli. Questa potrebbe essere la volta buona, proprio quest’anno che non c’è stato il campo estivo al Matese, la grotta si è concessa a chi ha perseverato lavorando in sordina, senza clamori.
Anche questa notizia infatti sta passando su facebook con una certa tranquillità, come se fosse cosa normale riaprire le esplorazioni alla grande.

Gli esploratori sono sempre quelli, che tra Cucco, Lepini, Matese, Cittareale, Chiocchio stanno ridisegnando la geografia di grotte che sembrerebbero finite. Nelle prossime settimane potremmo vederne delle belle. Bravi!

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