L’incontro di tre generazioni attorno alla tavola apparecchiata per una grigliata in una frizzante giornata di primavera. I discorsi che si intersecano fra allegria e risate. Poi la conversazione si sposta su un interesse comune: la speleologia.
E si ascoltano i più anziani in aneddoti antichi, e intervengono i più giovani tra sogni ed entusiasmi su programmi futuri, poi l’argomento si concentra su di Lui, il mitico Timavo. E, come sempre, per tutti i grottisti triestini, diventa il protagonista.
Così l’inossidabile Dario Marini riferisce di una dettagliata relazione di attività di tanti, tantissimi anni fa. Correva l’anno 1954 e un gruppo di ragazzi del GTS, risalendo l’Abisso della Volpe, sentirono una forte corrente d’aria uscire da una fessura. Ma quella volta si progrediva con la scala, con un’illuminazione scarsa, e spostarsi di pochi metri diventava un’impresa, anche pericolosa, specialmente in quella grotta, che quella volta, come oggi, ha le pareti del pozzo di accesso piene di sassi tenuti assieme solo dal muschio dispettoso, che non aspetta altro di trovare il momento buono per mollarne giù qualcuno.
I nostri giovani ragazzi si entusiasmano, noi anche. E così si decide di ritornare giù per quel pozzo, e speriamo che con trapano, fix e illuminatori, la nostra impresa sia un po’ meno impegnativa e più fortunata.
Così si fissa la data, si prepara il materiale, e la fiduciosa banda si cala all’Abisso della Volpe. Il più giovane (Igor) ha appena 15 anni, siamo noi i più anziani questa volta. Nessuno della nostra squadra era nemmeno nato al momento di quella famosa uscita, ma quella relazione ci ha affascinati tutti.
Il Timavo però si difende ancora una volta. Un problema col trapano e, dopo appena un’ottantina di metri dall’ingresso, ci tocca rinunciare.
E no! Prendo ferie il prossimo sabato, dobbiamo portare a compimento il nostro programma.
E così sabato mattina siamo di nuovo sull’orlo del pozzo, di nuovo giù, sempre a pochi metri uno dall’altro per difenderci dalle eventuali pietre che possono arrivarci addosso. Si arma tutto il pozzo in doppia campata, si scende fino alla quota esatta, segnalata nella relazione dell’uscita di quei ragazzi di 60 anni fa’. Illuminatore alla mano, carichi di emozione, individuiamo quella che sarà la prossima via per raggiungere il Timavo.
Sappiamo che non sarà facile, sappiamo che Lui cercherà di difendersi ancora, ma adesso aspettiamo le piogge, tante piogge, che speriamo facciano di nuovo, dopo tanti anni, soffiare ancora quella finestra.

Lorenzo Marini – Antonella Tizianel

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