di Euro Puletti
La lettera orittografica dell’abate Alberto Fortis sulla Grotta di Monte Cucco

L’abate Alberto Fortis, nella sua Lettera crittografica del Sig. Ab. Alberto Fortis al Sig. Ab. D. Girolamo Carli (Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, Tomo I – Milano – 1778), così scriveva della Grotta di Monte Cucco.
“Grotta .di Montecucco, negli Apennini dell’Umbria, alla di cui vetta salii col comune valoroso amico Sig. Giuseppe Marzi, ora Chirurgo di Fermo. Noi ci servimmo d’una scala onde calarci giù pella balza d’un picciolo sprofondamento circolare fino alla bocca della Caverna, ma s’avrebbe potuto anche scendervi senza quello. L’ingresso è comodissimo, vastamente aperto il vestibolo, e chiaro abbastanza per distinguervi senza l’aiuto di fiaccole le due prime gran colonne che sostengono l’arditissima volta del sotterraneo: una di queste colonne, che sta piantata a sinistra, isolatissima, ed assai regolarmente formata sul gusto Gotico di parecchi piani di testate simili alle rose de’ cavol fiori co’ loro gambi proporzionati, può avere intorno a ventiquattro piedi d’elevazione, e cinque in sei di diametro.
L’altra, che sta a destra dell’ingresso, non è sì elevata, perché sorse dai rottami de’ sassi che le acque vi portarono, trovasi in parte sepolta, ma di grossezza non è molto differente. La volta è adornata di tutte quelle decorazioni di festoni, e baldacchini che si ponno desiderare in luoghi simili; né si smentisce mai da qualunque parte si voglia esaminarla. A misura che c’innoltrammo calando verso la più interna parte del vasto sotterraneo, lo spettacolo divenne più interessante. Quantunque spesso si faccia strada sulle ruine cadute dall’alto, non può nascere timore che precipiti dalla volta qualche masso di nuovo.

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