107 associazioni scrivono al Governatore della Regione Veneto al fine di bloccare una proposta di legge che prevede la riduzione dei confini del Parco Naturale Regionale della Lessinia consentendo, di fatto, una maggiore antropizzazione di questo luogo finora protetto.
Tra i firmatari CAI Italia CCTAM, Società Speleologica Italiana, federazione Speleologica Veneta, Associazione La Venta, Associazione La Scintilena e molte altre associazioni speleologiche in difesa “dell’Abisso”.

Spluga della Preta - Fotografia di Antonio Danieli
Spluga della Preta - Fotografia di Antonio Danieli

107 associazioni, di cui 21 della Lessinia, 56 di Verona, altre 8 del resto del Veneto e molte associazioni nazionali hanno sottoscritto e inviato una lettera alla Regione Veneto, per scongiurare la restrizione dell’area protetta del Parco Naturale Regionale della Lessinia, proposta avanzata il 7 luglio scorso dai consiglieri regionali Alessandro Mantagnoli, Stefano Valdegamberi ed Enrico Corsi, al fine di modificare la L.R. nr. 12 del 30/01/1990 che istituì il Parco Naturale Regionale della Lessinia.

I nuovi confini escluderebbero clamorosamente la Spluga della Preta, uno dei principali geositi italiani e grotta iconica della speleologia italiana, che questa volta si ritrova compatta nel difendere un bene immateriale che fa parte della storia delle esplorazioni mondiali.
Tra i firmatari, anche Società Speleologica Italiana, Commissione Centrale CAI Tutela Ambiente Montano, Federazione Speleologica Veneta, CAI Veneto, Associazione La Venta, e su invito di Francesco Sauro, Alessandro Anderloni e Giovanni Rossi, non poteva certo mancare l’Associazione La Scintilena.

Nel video, uno speciale RAI sulla Spluga della Preta

Il testo della lettera
Le associazioni, i cittadini e le cittadine firmatari di questa lettera, esprimono la propria preoccupazione in merito alla proposta di legge presentata in data 7 luglio 2019 dai consiglieri regionali Alessandro Mantagnoli, Stefano Valdegamberi ed Enrico Corsi che volge alla modifica della L.R. nr. 12 del 30/01/1990 che istituì il Parco Naturale Regionale della Lessinia.
La Lessinia si identifica nell’immaginario collettivo con il suo Parco la cui legge istitutiva del 1990 ha dimostrato di anticipare le linee di sviluppo di un territorio che ha fatto della valorizzazione ambientale e della coesistenza delle attività agricola e turistica uno dei suoi maggiori ambiti di sviluppo economico e sociale.
Nonostante le difficoltà burocratiche e gestionali, il Parco, nella sua integrità geografica, è da quasi trent’anni il principale attrattore turistico della Lessinia e il marchio che permette a questo territorio di presentarsi al mondo come un’oasi naturalistica e culturale unica.
L’istituzione del Parco della Lessinia ha messo al centro, in tempi non sospetti, ciò che l’attualità ha reso drammaticamente evidente: la salvaguardia ambientale. Intorno a questo obiettivo hanno lavorato e collaborano istituzioni, associazioni culturali e naturalistiche, produttori e allevatori, realtà turistiche e ricettive, enti promozionali, realtà organizzatrici di manifestazioni sportive, di festival e di eventi.
Basti, su tutto, l’eco mediatica a livello mondiale che il Film Festival della Lessinia ha suscitato dedicando la sua XXV edizione alla “Madre Terra” e ottenendo l’alto patrocinio del Parlamento Europeo.
Ora, con una relazione di sole due pagine, senza i necessari approfondimenti sulle esigenze e le motivazioni che la giustifichino, senza adeguata documentazione a supporto, con poche e generiche righe di illustrazione, si vorrebbe stravolgere la legge istitutiva del Parco della Lessinia aprendo a scenari difficilmente prevedibili che destano grande preoccupazione per la salvaguardia dell’area protetta.
In assoluta controtendenza rispetto agli altri paesi europei e a una sensibilità diffusa a livello mondiale, la proposta di legge in oggetto comporterebbe, se approvata, una restrizione dell’area protetta di circa il 20% del territorio del Parco. Si tratterebbe del primo caso in Europa. Oltre alle criticità esposte di seguito, il danno di immagine e di credibilità si ripercuoterebbe in termini negativi su tutta l’attività promozionale, ricettiva e turistica della Lessinia che fa della unicità ambientale del territorio uno dei suoi punti di forza.

La proposta di legge lede l’integrità del Parco della Lessinia mettendo a rischio la protezione dei così detti vaj che attualmente sono parte integrante dell’area protetta come zone agro-silvo-pastorali e che con la nuova legge sarebbero trasformati in aree contigue esterne al Parco.
Ciò è reso possibile grazie all’introduzione nel 2016 dell’art. 9 bis alla L.R. 12/90 nel quale si è previsto di individuare le aree contigue all’interno e non all’esterno del Parco, come stabilito invece dall’art. 32 della L. 394/91 (legge quadro sulle aree protette) che prevede espressamente che le aree contigue siano adiacenti ed esterne ai parchi. L’approvazione della proposta di legge in oggetto, combinata con l’introduzione dell’art. 9 bis approvato nel 2016, porterebbe all’esclusione definitiva di queste aree dal Parco.
Appare inoltre incomprensibile l’esclusione dal Parco della Lessinia, così come riportato dalla cartografia allegata alla proposta di legge, di uno dei geositi più importanti d’Italia, la Spluga della Preta, senza che di questa scelta venga fornita alcuna spiegazione nella relazione introduttiva e nel testo di legge stesso.

In particolare, rispetto alla proposta di legge in oggetto si segnalano le seguenti criticità:

– non è chiaro quale sia il nesso tra la riduzione dell’area protetta del Parco e i danni provocati dalla presenza del cinghiale a cui si fa riferimento nella relazione. Se la riduzione dell’area protetta mira a rendere possibili prelievi o abbattimenti dei cinghiali per intervenire sugli squilibri ecologici da essi provocati, si sottolinea che la sopracitata legge 394/91 all’art. 22 già lo prevede. Prelievi e abbattimenti possono infatti essere effettuati con la normativa vigente anche dentro l’area del Parco per iniziativa, sotto la responsabilità e la sorveglianza dell’ente gestore, da parte del suo personale dipendente o da altro personale da esso autorizzato. Non si rileva dunque alcuna necessità di modificare la legge istitutiva del Parco per permettere il prelievo del cinghiale;
– la trasformazione dei vaj in aree contigue esterne è in palese contraddizione non solo con la sopracitata legge nr. 394/91, che ne prevede l’individuazione all’esterno e non all’interno del Parco, ma anche con la motivazione addotta nella proposta di legge in oggetto: «Garantire una fruizione meno burocratizzata dei territori a vocazione agricola». Per la loro conformazione morfologica, si tratta infatti delle aree con la minore vocazione agricola di tutta la Lessinia. L’attuale legge di istituzione del Parco già prevede in queste aree la possibilità di svolgere interventi boschivi di prelievo di legname per usi privati e commerciali disciplinati dalla stessa normativa delle aree boschive esterne all’area protetta (Legge Regionale nr. 52, 1978). I vaj sono l’ultima testimonianza rimasta dell’antica vitalità dei boschi che nei secoli passati ricoprivano l’intero altopiano, prima che l’uomo iniziasse l’attività di disboscamento espandendo le aree di pascolo e rivelando i contorni di queste montagne;
– nei boschi dei vaj trovano rifugio svariate specie di animali selvatici. Consentire la caccia per intervenire sulla popolazione del cinghiale, comporterebbe il rischio di danneggiare anche le altre popolazioni faunistiche. Il contenimento del cinghiale attraverso l’apertura della caccia pare inoltre tutt’altro che dimostrato: gli animali potrebbero cercare rifugio in altre zone dell’area protetta con il rischio di aumentare, e non di diminuire, i disagi alle attività agro-pastorali.
– i vaj rappresentano le linee di unione fra la collina e gli alti pascoli e sono parte integrante dell’articolato paesaggio dei Monti Lessini suddiviso in zone boscose nelle valli, dorsali prative e zone di pascolo più rilevate. È proprio di queste settimane la presentazione del progetto che mira all’iscrizione di questa peculiare conformazione del territorio della Lessinia nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, iniziativa che denota l’interesse degli abitanti verso una ancora maggiore tutela del territorio;
– con l’approvazione della proposta di legge in oggetto si apre alla possibilità di tracciare e di percorrere nuove strade per facilitare l’accessibilità ai territori privati, causando una maggiore pressione antropica sui vaj, con il rischio di perdere la funzione di zona rifugio per la fauna selvatica e permettendo il passaggio di fuoristrada, motocross, quad e altri mezzi a motore, con rilevanti danni all’ecosistema naturale;
– i vaj, e principalmente il Vajo di Squaranto, rappresentano una delle più importanti zone di ricarica dell’acquifero carsico della Lessinia, che alimenta la zona sorgiva e i pozzi di captazione di Montorio. Negli anni precedenti l’istituzione del Parco i vaj sono stati spesso soggetti a riversamenti incontrollati di liquami che avevano portato a gravi situazioni di inquinamento, in particolare nel Vajo dei Falconi. L’inclusione dei vaj nel Parco della Lessinia ha favorito una nuova consapevolezza della necessità di proteggerli. La loro esclusione dal Parco porterebbe a nuove minacce di inquinamento delle falde acquifere;
– la nuova cartografia allegata alla proposta di legge presenta un inspiegabile “buco” sul Corno d’Aquilio nell’area della Spluga della Preta, geosito registrato della Regione Veneto (D.G.R. nr. 221 del 28/02/2017) e una delle più importanti grotte d’Italia, simbolo del paesaggio sotterraneo dei Monti Lessini a livello mondiale. Se tale esclusione non fosse un errore (come chiediamo ai firmatari della legge di chiarire) ma una volontà di escludere dal Parco e perfino dalle aree contigue l’ingresso della cavità, si tratterebbe di una proposta gravissima, inserita senza alcuna spiegazione e senza concertazione con l’associazionismo speleologico veronese, veneto e nazionale. Ci chiediamo per quale motivo si vorrebbe escludere la Spluga della Preta dal Parco della Lessinia, annullando così tutti vincoli presenti sulla cavità, incluso il divieto di campionamento biospeleologico, mettendo a serio rischio un ecosistema unico, ricco di specie endemiche. Il Parco perderebbe così il sito più rappresentativo della speleologia lessinica, causando un grande danno di reputazione a livello internazionale. L’esclusione dal Parco della Spluga della Preta costituirebbe inoltre un’assoluta contraddizione con la Legge Regionale 54/1980 che inserisce tale cavità tra i siti sotterranei protetti.

Per i motivi sopra addotti riteniamo che la proposta di legge in oggetto non solo non risolva ma apra a nuovi fronti di criticità. Così come formulata cambierebbe infatti radicalmente la fisionomia e forse la stessa sopravvivenza del Parco Naturale Regionale della Lessinia.
Riteniamo che sia necessario aprire un pubblico dibattito e un tavolo di discussione che coinvolga i cittadini e le cittadine, le istituzioni locali, gli enti e le associazioni di categoria, il mondo produttivo, agricolo, turistico e ricettivo, le associazioni naturalistiche e culturali, le associazioni venatorie, le associazioni speleologiche, alpinistiche ed escursionistiche, l’ISPRA, le amministrazioni comunali, la Provincia di Verona, la Regione Veneto e naturalmente l’ente gestore dell’area protetta, tavolo volto alla riqualificazione e al rilancio del Parco della Lessinia, senza la prospettiva di diminuirne la superficie e individuando semmai le aree contigue all’esterno e non all’interno degli attuali confini, come previsto dalla legge 394/91.
Se la proposta di legge venisse approvata, lo scontro a livello sociale, la contrapposizione tra diverse sensibilità ambientali, il clamore mediatico, peraltro già iniziati, accenderebbero un faro ancora più negativo sulla Lessinia, laddove in questi anni si è guardato a questa terra come a un modello possibile di coesistenza tra sensibilità diverse. Sarebbe infatti del tutto incomprensibile agli occhi dell’opinione pubblica italiana e internazionale una riduzione di un’area protetta che conta numerosi siti registrati nella Rete Europea “Natura 2000”, siti da tutelare sotto gli aspetti geologici, idrici e di biodiversità, anche alla luce dei dati sullo sfruttamento del suolo e di espansione edilizia che vedono la nostra Regione fra le meno lungimiranti d’Italia.
I firmatari e le firmatarie di questa lettera, con le associazioni che rappresentano, chiedono ai consiglieri Alessandro Montagnoli, Stefano Valdegamberi ed Enrico Corsi di ritirare la proposta di legge in oggetto o, qualora non venisse ritirata, ai consiglieri regionali di non approvarla. Chiedono inoltre alle istituzioni di aprire un dibattito ampio e trasversale che possa affrontare le reali esigenze dei Monti Lessini, senza ledere l’integrità del Parco Naturale della Lessinia e senza ridurne l’area protetta”.

Fonte: veronasettegiorni.it

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