Cansiglio,17/2/2018

Sbattiamo i due bicchieri, che pochi secondi prima erano pieni di grappa, sul bancone del bar Genziana e ci avviamo verso la botola da cui si accede alla bella signora che dà il nome al locale. Sono le 10 di mattina di una splendida giornata: non rivedremo il sole per un bel po’ di ore.
P45,trivio, saluto l’imbocco del parco giochi degli Omini Verdi, meandro e salone. Ogni volta è sempre più vicino: la prima volta che ci ero stato mi era sembrata una distanza lunghissima.
Mentre armo il P60 Filippo dà un occhio in giro: ha sempre i sensi pronti a percepire ogni minimo segnale che la grotta concede.
“C’è qualcosa là… del vuoto”
Ragioniamo un po’ al contrario noi speleologi: quando diciamo che c’è qualcosa vuol dire che non c’è niente, perchè se ci fosse davvero qualcosa non riusciremmo a passare. C’è dello Zen in questo.
Ad ogni modo sarà da rivedere, ma non oggi: oggi si va in Pandora passando per l’apriscatole.
C’è il vecchio riparo per quando il P60 è in piena, la roccia da surf e poi i traversi. Piano piano inizio a conoscerla questa grotta.
Peppa Pig e poi il P70 con il suo portale. Qualche settimana fa ero arrivato fino a qui e oggi invece, avanti! la forra, con le sue bellissime pozze che mi suggeriscono freddamente di comprare degli stivali più alti e, finalmente, il Residence Sottomonte: giusto per l’ora di pranzo.
Di quel che c’è non manca niente, al Residence Sottomonte, solo bisogna avere l’accortezza di consumare prima le provviste più vecchie: la busta di risotto zucchine e gamberetti scaduta nel 2015 ci dà conforto prima di affrontare l’apriscatole. La birra invece l’ho comprata ieri: su certe cose non si scherza.
L’apriscatole è li vicino, ed è davvero cattivo: un traverso tiratissimo e lunghissimo su una parete a strapiombo, con qualche pendolo… ecco… qualche pendololo un po’ tiratino.
Devo restare concentrato sulle operazioni da fare per la progressione con due longes corte, ma ogni tanto i pensieri scappano come galline da un pollaio, e devo riportarle dentro perchè combinano guai: “coot! coot!” – immagino le operazioni di recupero della mia salma – “coot! coot!” – scene del mio funerale – “coot!” persone, cose, situazioni…
In qualche modo si arriva in zona Pandora, ed è un bellissimo dedalo di cunicoli che mi lascia incantato. Filippo è a casa sua.
Arriviamo nella zona che dobbiamo esplorare: bisogna tirare un traverso a soffitto e vedere se il meandro là in alto continua.
Fondamentalmente non faccio un granché oltre a passare gli attrezzi quando servono, mentre Filippo si aggrappa con ogni parte del corpo alle pareti del meandro per piantare i fix: Una progressione da uomo ragno che ogni tanto finisce con lui comodamente sospeso a gambe incrociate come in poltrona. A saperlo avrei portato anche un giornale nel sacco speleo.
Ad un tratto Filippo interrompe il traverso e scende: c’è un bel cunicolo tondo e sinuoso, esce con delle sponde che, se fosse pieno d’acqua, creerebbero un onda con il vuoto al centro. Purtroppo è intasato da una frana: proviamo a liberare, ma la frana è tanta e non si riesce a passare: c’è qualcosa lì, quindi per noi non c’è ancora niente. Riproviamo di sopra, continuando il traverso ma non si passa.
È ormai ora di tornare – non prima di aver pulito gli attrezzi, ormai irriconoscibili a causa del fango, in una pozza.
Di nuovo l’apriscatole! Quanto mi era mancato.
“coot! coot!”.
Al Residence per cena c’è risotto alla milanese del 2016 – ottimo – e la birra presa ieri, poi si parte per tornare su.
La forra mi stanca proprio, adesso, e faccio il p70 molto lentamente. A un certo punto mi trovo un po’ “impacchettato” nelle corde ma è solo l’inizio: perdo sempre più coordinazione e certi passaggi (dopo il p70, verso i traversi) li faccio in modi proprio poco eleganti. Sono diventato di ghisa, cazzo, e quel tizio lì – Filippo, intendo – lui vola… poi mi aspetta, poi vola di nuovo, poi mi fa passare. Io sono sempre più scoordinato.
“coot! coot!”
A ogni pozzetto, tra metti e togli gli attrezzi, mi vien da piangere, quindi rido. Datemi una corda da 300 metri senza frazionamenti: mi attacco lì e prima o poi arrivo…
“Prendi il 45 o il 35?”
… finalmente l’uscita!
“45, preferisco! Tu vai ad accendere la macchina che io prendo un po’ di fiato”
Esco dalla Genziana alle 1:30 di domenica mattina. Nevica e ovviamente non c’è il sole; o meglio c’è, ma è dall’altra parte della terra. Era più vicino prima, quando ero in grotta: infatti adesso ho freddo. Chiudo e vado verso la macchina calda: mi aspetta una birra; non abbiamo trovato niente ma siamo fuori: è qualcosa.

Alvise Rossi (Unione Speleologica Pordenonese)


Filippo Felpe Felici, Esplorazioni in Pandora, Bus della Genziana (ph. Alvise Rossi)

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