MARIO GHERBAZ LA BIOGRAFIA DAL SITO DELLA COMMISSIONE GROTTE “EUGENIO BOEGAN” _ TRIESTE

a qyesto link http://www.boegan.it/chi-siamo/biografie-di-speleologi-del-passato/cognomi-g-l/mario-gherbaz/

Mario Gherbaz (14.8.1943 – 29.2.2016)

Mario Gherbaz inizia la sua attività speleologica nel 1956, giovanissimo: a tredici anni fonda, assieme ad un gruppo di coetanei, il Gruppo Grotte Timavo, struttura che con una sessantina di metri di scale e tre volte tanto di corde si dedica alla visita di tutte le più belle grotte del Carso triestino. Nel 1958 si avvicina alla Commissione Grotte “Eugenio Boegan”: nel 1959 è socio della Società Alpina delle Giulie, la sezione di Trieste del CAI di cui la Commissione fa parte, l’anno seguente, ormai diciassettenne, diviene membro della stessa.

Con la ‘Boegan’ inizia a svolgere un’attività di tutto rispetto: fra il 1958 e il 1960 è presente alle spedizioni all’abisso Polidori, nel 1960 è alla Preta ove, assieme a Lorenzo Cargnel, riesce a superare i passaggi che avevano fermato tutte le precedenti spedizioni e ad aprire così la via verso l’attuale fondo. Dal 1961 in poi fa parte delle squadre di punta nelle esplorazioni delle grotte dei monti Alburni. Nel 1962, al termine di una di queste, assieme ai consoci Peppe Baldo e Tullio Piemontese, scende in Calabria per aggregarsi ad una spedizione dei piemontesi impegnati nell’esplorazione dell’abisso del Bifurto. Al rientro a Trieste realizza un nuovo modello di scalette superleggere i cui schemi di produzione presenterà l’anno seguente al IX Congresso Nazionale di Speleologia. La sua attività esplorativa lo porta sino a Sciacca e Santo Domingo.

Allorquando alcuni soci della Boegan ‘riscoprono’ il Canin Mario Gherbaz diventa un assiduo frequentatore degli abissi di questo massiccio carsico, dedicandosi alle esplorazioni all’ab. Boegan (-624), al Davanzo (scopre la nuova via che bypassa l’ostico meandro dei 400 metri) ma soprattutto al Gortani che rileva accuratamente per i primi nove chilometri e di cui è rimasta nella storia l’esplorazione del novembre 1967, condotta con A. Casale, in cui viene raggiunto un primo fondo a -675.

Presente a tutte le esplorazioni effettuate sul Carso dal gruppo di giovani di cui è diventato l’indiscusso leader, è protagonista degli scavi all’abisso Colognatti, alla grotta della Fornace, alla Grotta Gigante (ove esegue ardite arrampicate alla ricerca di nuovi vani). E’ istruttore a tutti i corsi sezionali di speleologia e nel 1969 supera l’esame di Istruttore Nazionale di Speleologia del CAI, titolo che manterrà sino al passaggio ad Istruttore Emerito. Quando nel 1966 viene costituito il Soccorso Speleologico Mario Gherbaz è uno dei primi ad essere convocato a farne parte; nel 1970 alla morte di Marino Vianello, responsabile del VI Gruppo, è chiamato a prenderne il posto, incarico che manterrà sino al 1980.

Molto interessato ai problemi tecnici legati alle esplorazioni negli anni ’60-’70 contribuisce all’ammodernamento del parco attrezzi della ‘Boegan’ e quindi realizza nuovi strumenti atti a rendere più veloce e sicure le discese in grotta: le scalette superleggere, sacchi speleo per il trasporto del materiale, la tuta Gortani ma soprattutto l’Universore, attrezzo che svolge le funzioni sia del discensore che del bloccante per la risalita. Della quarantina di pubblicazioni che lascia la maggior parte riguarda proprio la tecnica e la sicurezza in grotta.

A differenza di molti bravi esploratori è stato anche un ottimo organizzatore: dopo aver collaborato alla preparazione del primo Convegno Nazionale della sezione Speleologica del CNSA (Trieste, 1969) a lui si devono il secondo ed il terzo (Trieste 1971 e Trento 1973) e il settimo Congresso Internazionale del Soccorso Speleologico (Cividale – Trieste, 1987).

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