In relazione alla notizia apparsa sulla Scintilena circa un articolo di speleologia glaciale “Nelle viscere dei ghiacciai”, pubblicato il 3.10.2011 su un inserto de “Il Giorno”, vorremmo fare alcune rettifiche e precisazioni su quanto è stato scritto: anche questo fatto viene ad allungare la lunga lista di casi di “fraintendimenti” tra speleologi e mezzi di comunicazione!

A seguito di un’intervista con due speleologi dello Speleo Club Erba (Emanuele Citterio e Elena Marelli), proprio al fine di evitare che venissero scritte cose inesatte, Paolo Testa, Andrea Ferrario, Mauro Inglese e Paola Tognini sono stati “coinvolti” (da Emanuele) per fornire materiale al giornalista che aveva intenzione di scrivere un pezzo su quello che per lui era un argomento nuovo e sicuramente accattivante per il suo pubblico, e per questo siamo stati citati nell’articolo (si sono poi dimenticati di Mauro Inglese… e, visti i risultati, ci verrebbe da dire: per sua fortuna!)

Per la stesura dell’articolo abbiamo fornito un breve scritto (preso da quello presente sul sito della Federazione Speleologica Lombarda) che illustra brevemente che cos’è la speleologia glaciale dal punto di vista tecnico e scientifico e  ne racconta in sintesi la storia in Lombardia. Evidentemente, il giornalista lo deve aver letto in modo molto distratto, o forse ha confuso la personale esperienza dei due intervistati con la storia della disciplina, fatto sta che ora occorrono alcune doverose rettifiche alla comunità speleologica!

– Paola Tognini, insieme a Mauro Inglese, lavora sistematicamente sul Ghiacciaio dei Forni (con sporadiche puntate sul altri ghiacciai alpini) dal 1994, e ben coscienti di non essere i primi, nè in Italia, nè sui Forni, come, del resto, è documentato nei lunghi elenchi bibliografici degli articoli che sono stati scritti in proposito nel corso degli anni, oltre che dalla personale conoscenza di molte delle persone che da anni si occupano di speleologia glaciale!

– Paolo Testa e Andrea Ferrario a loro volta si interessano di glaciospeleologia da diversi anni, e nel 2008 sono stati gli ideatori e le anime del “Progetto Speleologia Glaciale”, nato con lo scopo di coordinare i lavori dei vari gruppi speleologici italiani che operano sui ghiacciai  alpini (e che, tra parentesi, ha il patrocinio di SSI, Commissione Centrale di Speleologia del CAI e Federazione Speleologica Lombarda). Proprio oggi si è concluso quello che è uno dei risultati più belli e importanti del Progetto Speleologia Glaciale: un campo esplorativo al ghiacciaio del Morteratsch che ha coinvolto 25 speleologi di 6 regioni diverse…

E’ evidente quindi che per noi le esplorazioni di cui si parla nell’articolo non possono essere “la prima volta in Italia”!!!

– i “corsi del Prof. Smiraglia” ai quali si fa cenno nell’articolo sono, in realtà, il I e II Corso Nazionale di Speleologia Glaciale della Scuola Nazionale di Speleologia del CAI, nati da un’idea di Paolo Testa, ai quali anche Andrea, Mauro e Paola hanno collaborato: il Prof.Smiraglia ha tenuto effettivamente una lezione, molto interessante, e il primo anno ci ha accompagnato in un’uscita sul ghiacciaio, ma questo fatto è ben lontano da quello che si può intendere leggendo l’articolo.

Chiediamo scusa per le lunghe precisazioni, ma leggere, oggi, l’articolo direttamente sulla Scintilena, con il commento (o, meglio, la “tirata d’orecchie”!) di Andrea Scatolini, ci è molto dispiaciuto e siamo rimasti doppiamente male, perchè oggi la notizia che avremmo invece voluto dare sarebbe stata quella di uno dei campi glaciospeleologici con la maggior partecipazione nazionale su un ghiacciaio alpino, mentre così chi non conosce noi e il Progetto Speleologia Glaciale può aver sicuramente pensato che si trattasse di “dilettanti allo sbaraglio”. Chi invece ci conosce può aver immaginato, peggio ancora, che anche noi avessimo ceduto alle lusinghe del nostro “quarto d’ora di gloria”!!!

Anche in questo caso, sembra evidente la “necessità” del giornalista di travisare i fatti per creare una notizia “fresca” dove invece ci sono anni di lavoro, di ricerche, di fatiche…

Possiamo dirci che non dobbiamo prendercela, che ormai sappiamo come funzionano le cose nel mondo dei media (e proprio oggi ne abbiamo avuto ulteriori prove, neanche ce ne fosse bisogno!), tuttavia possiamo dire che, quando ci si trova coinvolti personalmente, non si può non rimanere male, soprattutto quando si è pensato di aver preso tutte le possibili “precauzioni” per evitare questi “incidenti” (come fornire al giornalista un pezzo praticamente già bell’e pronto da utilizzare come traccia!)

Comunque non è finita quì e a breve vi informeremo degli ottimi risultati ottenuti dal campo speleo glaciale appena terminato.

Paola Tognini, Andrea Ferrario, Paolo Testa

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