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Pipistrello in letargo - Foto gentilmente concessa dall'amico Francesco Grazioli, fotografo naturalista e speleologo

Pillole del Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri – Il Letargo dei Pipistrelli

Se vi chiedono di fare l’esempio di un animale che in inverno va in letargo, cosa rispondete?
La maggior parte delle persone risponde “l’orso!”, ma non è esatto.
In realtà gli orsi non cadono in letargo, ma semplicemente si addormentano. In questa condizione di sonno profondo la temperatura corporea rimane sui normali valori di attività (37-38 gradi) quindi il risparmio energetico non è molto elevato. Il vantaggio di questo stato è semplicemente l’inattività e la possibilità di stare al sicuro nel proprio rifugio senza dover faticosamente cercare del cibo fuori al freddo. Poiché durante l’autunno l’orso ha potuto immagazzinare diverse decine di chili di grasso, ora può dormire tranquillo e resistere tutto l’inverno senza mangiare.
Superare l’inverno in condizioni di scarse risorse alimentari diventa più impegnativo per marmotte, ghiri e ricci, le cui piccole dimensioni comportano, in proporzione, una maggior dissipazione di calore corporeo e una minor quantità di grasso accumulabile. Occorre allora una strategia più efficiente per superare l’inverno senza mangiare e così questi animali ricorrono a un vero e proprio letargo nei loro rifugi nascosti sottoterra o negli alberi. Sembrano quasi morti, con le funzioni vitali ridotte al minimo: il ritmo cardiaco diminuisce fino a pochi battiti al minuto, il respiro diventa lento e irregolare, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa. Questa strategia si dimostra vincente e così le riserve di grasso corporeo sono sufficienti ad arrivare, affamati ma vivi, alla primavera successiva.
Immaginate ora come dev’essere impegnativo il letargo per i pipistrelli che pesano soltanto dai 5 ai 30 grammi! Per creature così piccole tale strategia è così vicina al limite della sopravvivenza che per forza di cose il risparmio energetico dev’essere massimo: il ritmo cardiaco si abbassa fino a 10 battiti al minuto, con un atto respiratorio ogni ora, mentre la temperatura corporea in queste straordinarie creature scende intorno ai 10 gradi!
Perché ciò possa avvenire occorre ovviamente che il pipistrello trovi un rifugio con una temperatura molto bassa ma che non scenda sotto lo zero e che mantenga tale temperatura per tutto l’inverno. Per questo le grotte sono il rifugio invernale perfetto per la maggior parte delle specie, ma ovviamente non ci dev’essere disturbo, perché risvegliarsi per una luce negli occhi, oppure per un assordante “liberaaa!” comporta il risveglio e l’interruzione del letargo, con l’inevitabile consumo di energia per far risalire la temperatura corporea.
In grotta capita spesso di passare vicino ad un piccolo pipistrello immobile. Apparentemente non succede nulla, ma se osservate le sue zampe posteriori, vi accorgerete che in molti casi queste si flettono avvicinando il pipistrello alla roccia. E’ il primo segnale di un risveglio e se il disturbo persiste, nel giro di circa un’ora il pipistrello avrà riattivato il suo normale metabolismo, sarà riuscito a far risalire la sua temperatura corporea, a riprendere coscienza e finalmente a fuggire per cercare un altro posto più tranquillo.
Si è calcolato che quando un pipistrello viene disturbato, tanto da essere costretto a volar via per andare a cercare un nuovo rifugio, l’energia dissipata equivale a quelle spesa in 40 giorni di tranquillo letargo. Si capisce facilmente come un risveglio forzato di troppo possa condannare a morte per fame il povero pipistrello che non riuscirà ad arrivare vivo alla primavera successiva.
Molte delle nostre grotte sono ancora degli ambienti complessi e ricchi di biodiversità, dove la vita è possibile anche grazie alla presenza dei pipistrelli che nella buona stagione vi portano ogni giorno un po’ di guano, ossia materia organica che alimenta una complessa rete di organismi. Basta poco per conservare questi ambienti, per evitare di impoverirli e di ridurli a degli sterili buchi sotterranei. In inverno allora ricordiamoci di passare il più possibile lontano dai pipistrelli in letargo, evitiamo di parlare a voce alta e non illuminiamoli, cercando di passare oltre nel modo più veloce e silenzioso possibile. Se poi sappiamo che in quella grotta c’è una grande colonia ibernante rimandiamo la visita ad un’altra stagione. Noi speleologi siamo gli unici a poter fare qualcosa di concreto per aiutare i pipistrelli e obbiettivamente non c’è una sola valida ragione per non farlo. Serene grotte invernali a tutti!

Paolo Agnelli per il GIRC
https://www.facebook.com/Gruppo-Italiano-Ricerca-Chirotteri-GIRC-127758690631105/
http://www.pipistrelli.net/

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