Dalla lista “Expla”

a ricerca è aperta, non ho trovato nulla, ma la base di pertanza è questa:
sistema e controsistema (se esiste) del Tivano hanno sicuramente un qualche
sbocco sotto il livello del lago.

Il sistema geologico dice che le condizioni per trovare qualche grotta ci
sono.

Agli incalliti lacustri il busillis di “trovare il buco”.

(segue testo di gruppo grotte milano, che chiarisce i concetti)

Il sistema carsico del Pian del Tivano-Valle del Nosè

L’area è situata nel cosiddetto triangolo Lariano, che si trova tra i

due
rami meridionali del Lago di Como. Il drenaggio delle acque sia
superficiali
che sotterranee è principalmente diretto verso il Ramo di Como, più antico
del ramo di Lecco, e le valli tributarie sono fortemente incassate, con
profonde forre che proseguo al di sotto del livello del lago.

La valle del Nose è una delle principali valli tributarie. A circa 1000 m
di
quota si trova una serie di piani costituiti da depositi glaciali, lacustri
proglaciali e detriti di versante periglaciali, di cui il Pian del Tivano è
uno dei principali.

Nell’area affiora una sola unità, il Calcare di Moltrasio (Lias inf).

L’area è caratterizzata dalla presenza di una struttura sinclinale a scala
chilometrica, con asse ad andamento ESE-WNW (300°N), immergente a WNW
(inclinazione 10-20°), verso il Ramo di Como, alla quale sono associate
pieghe secondarie a scala metrica, che interessano per lo più la zona
assiale L?endocarso è molto ben sviluppato, organizzato in un sistema di
cavità che supera i 30 km di lunghezza, che risulta essere uno dei sistemi
carsici più importanti di Lombardia. Le principali grotte sono l?Abisso
presso la Capanna Stoppani (lunghezza 7236 m, profondità ?331 m), l?Abisso
del M. Cippei (lunghezza 952 m, profondità ?276 m), il Bus de la Niccolina
(lunghezza 3953 m, profondità ? 234 m), il Sistema Tacchi-Zelbio (lunghezza
9283 m, profondità -162, + 104 m) e la recentemente scoperta Grotta della
Betulla (lunghezza 740 m, profondità – 390 m), alle quali si aggiungono una
quindicina di cavità minori Le grotte più profonde si trovano al margine
meridionale della struttura (M. Palanzone) (Sistema Abisso di M. Bul,-557
m,
Grotta Guglielmo, -394 m, lunghezza totale 4655 m), e presentano un
andamento verticale, con grandi pozzi profondi fino a 80 m, mentre la
maggior parte delle grotte si trova sul fianco S della piega e presenta un
andamento subverticale che segue rigorosamente l?immersione degli strati
verso il nucleo della struttura .

Sotto al Pian del Tivano, sempre sul fianco S, ma molto vicino alla zona
assiale, invece, si trovano cavità prevalentemente orizzontali, che dopo
una
parte iniziale con pozzi e gallerie labirintiche, mostrano lunghe ed ampie
gallerie suborizzontali, sede di importante scorrimento idrico.

Si è osservata, in generale, una dipendenza della geometria delle cavità
rispetto alla posizione nella struttura (tratti labirintici sub-verticali
nelle parti più superficiali, tratti ad andamento suborizzontale nelle
parti
più profonde, ma il tratto più caratteristico di questi sistemi è
sicuramente il fortissimo controllo della struttura geologica sullo
sviluppo
spaziale dei sistemi di cavità e sul ruolo che le gallerie giocano nel
guidare il drenaggio sotterraneo.

In particolare, si osserva che un sistema di fratture longitudinale,
parallelo all?asse della piega, a direzione 110-130° N favorisce la genesi
di grandi gallerie suborizzontali parallele all?asse della sinclinale e
alla
direzione della stratificazione, che hanno il ruolo di dreni principali
(?collettori? del sistema Tacchi Zelbio, dell?Abisso presso la Capanna
Stoppani e del Bus de la Niccolina) verso la zona della sorgenti, mentre un
sistema trasversale a direzione 20-40° N favorisce la formazione di
gallerie
ortogonali all?asse della struttura, lungo l?immersione degli strati, che
hanno il ruolo di drenare le acque sotterranee verso i dreni principali
della zona assiale.

Particolarmente significative sono le visioni in pianta e in sezione
trasversale dell?intero sistema: si osservi come la maggior parte, se non
la
totalità dei rami delle cavità conosciute sia sviluppato nel fianco S della
piega, con rami fortemente inclinati, che, seguendo l?inclinazione degli
strati, scendono verso il nucleo della struttura, senza tuttavia
raggiungerlo, andando a confluire, con una struttura ?a rastrello?, nei
grandi collettori orizzontali.

Dal punto di vista litologico e strutturale, non vi è alcuna differenza tra
il fianco Ne il fianco S della struttura, per cui è plausibile pensare che
lo sviluppo delle cavità sul fianco S a scapito di quelle del fianco N sia
semplicemente dovuto ad una scarsa ed incompleta conoscenza del sistema.
Questa tesi è avvalorata anche dall?esistenza di importanti sorgenti
carsiche di origine sconosciuta (Tuf): per questi motivi, si ipotizza un
analogo sviluppo di cavità sul fianco N della struttura. Le considerazioni
geologiche mostrano come la potenzialità dei sistemi carsici in quest?area
possa essere elevatissima, sicuramente superiore al centinaio di km: per
questo attualmente gli sforzi esplorativi e di ricerca di tutti i gruppi
che
lavorano sul Pian del Tivano si stanno concentrando sul fianco N della
piega,(M. S. Primo), nella speranza (geologicamente concreta e ben fondata)
di poter entrare in un analogo sistema sul fianco settentrionale (il
fantomatico ?controsistema? del Tivano, che da ormai un trentennio popola i
sogni di molti speleo lombardi, insieme all?altrettanto ipotetico, ma
anch?esso geologicamente assai probabile ?sottosistema?, parallelo ai
grandi
collettori, ma su un livello più basso).

La differenza di quota tra le aree di alimentazione e le sorgenti, situate
livello del lago, supera i 1400 m, ma il potenziale carsico è in realtà
molto maggiore: le sorgenti principali del sistema, infatti, sono situate
al di sotto del livello del lago: il sistema del Pian del Tivano, quindi,
promette molto lavoro anche per gli speleosub!

Per quanto riguarda l?evoluzione delle cavità, si sono individuate antiche
morfologie da zona satura a quote elevate (non in equilibrio con l?attuale
livello di base) tagliate da successivi passaggi originati per scorrimento
pelo libero. Inoltre, tutto il sistema appare tagliato da profonde
incisioni
vallive, in particolare dalla Valle del Lambro a E, dalla valle del Nose,
dalla Valle del Lago di Como e dalle sue forre tributarie: molti tratti di
gallerie appaio troncati e molti degli ingressi principali del sistema
(Sistema Tacchi-Zelbio, Bus de la Niccolina) sono chiaramente ingressi
accidentali, tagliati dallo scavo delle valli. Inoltre le dimensioni delle
gallerie di drenaggio principale appaiono enormi se confrontate con le
portate idriche attuali, e gli scorrimenti sotterranei non sono in
equilibrio con la topografia attuale: il bacino idrogeologico doveva essere
in passato assai più esteso dell?attuale. Tutto ciò mostra come il sistema
dovesse essere già ben strutturato ed organizzato prima dello scavo delle
valli, la cui origine, per analogia con le aree limitrofe, deve essere
pre-messiniana: anche l?origine delle grotte deve quindi essere
pre-messiniana.

L’assenza di importanti canyon ipogei, equivalenti sotterranei dei canyon
messiniani, fa ritenere che all?epoca il sistema del Pian del Tivano
dovesse
già essere ben strutturato, organizzato e profondo, così che nel corso del
Miocene, e in particolare del Messiniano, la carsificazione debba aver
interessato parti molto più profonde del massiccio: si ipotizza che il
limite inferiore del sistema carsico della Valle del Nose si situi al
contatto con le sottostanti formazioni della Dolomia a Conchodon e del
Calcare di Zu, poco carsificabili, poco meno di un centinaio di metri al di
sotto dell?attuale livello del lago: è probabile, quindi, che durante il
Messiniano il sistema avesse già caratteristiche di carso sospeso. Le acque
dell?attuale lago hanno sicuramente invaso la parte più profonda del
sistema, e deve quindi esistere un?ampia porzione di carso allagato al di
sotto del livello del lago: in effetti, pur in assenza di un bilancio
idrologico preciso, è possibile affermare che le portate all?interno del
sistema sono esigue se confrontate con l?area di alimentazione, ed è quindi
plausibile ipotizzare scorrimenti idrici importanti in una parte più
profonda del sistema; anche le sorgenti note, pochi metri al si sopra del
livello del lago, sembrano essere semplicemente dei troppo-pieni del
sistema.

Per quanto riguarda i sedimenti e le concrezioni, si individuano molto bene
sequenze sedimentarie che testimoniano l’alternarsi di periodi freddi e di
periodi a clima significativamente più caldo.

Nei periodi freddi si aveva deposizione di depositi glaciali a quote
inferiori al massimo glaciale e produzione di detriti periglaciali di
versante e deposizione di loess a quote superiori, accompagnati da
rimaneggiamento e mobilizzazione di depositi glaciali e periglaciali più
antichi, che in grotta determinavano sedimentazione da trasporto in massa,
alluvionale e lacustre.

Di particolare interesse è la correlazione di alcune serie sedimentarie
lacustri in grotta con la presenza di un lago di sbarramento morenico in
corrispondenza del Pian del Tivano, in relazione con la massima quota
raggiunta dall?ultima glaciazione, che testimoniano come le cavità dovevano
essere totalmente allagate, con sedimentazione lacustre e di sottili veli
di
materiale fine. A volte si rinvengono massi esotici arrotondati di notevoli
dimensioni (> 2 m), che indicano come al di sotto del livello di depositi
lacustri del Pian del Tivano dovevano esistere inghiottitoi di grandi
dimensioni.

Durante i periodi a clima caldo, con il ritorno della vegetazione, si
arrestavano, invece i processi di sedimentazione e di mobilizzazione di
sedimenti, con il prevalere, in grotta, di fasi di erosione dei depositi
preesistenti, di ripresa della carsifcazioen e di concrezionamento.

Non è possibile ricostruire sequenze precise e ricorrenti, ma si osservano
continue intercalazioni di episodi di concrezionamento e di erosione dei
depositi.

L’analisi delle successioni stratigrafiche ha permesso di ricostruire
diverse fasi di riempimento e svuotamento delle cavità, generalmente
avvenute senza grandi modificazioni delle morfologie preesistenti (come è
testimoniato, per esempio, da ciottoli incastrati tra le stalattiti, che
indicano riempimenti pressoché totali delle cavità).

I riempimenti sedimentari hanno invece pesantemente condizionato la
circolazione idrica, fungendo da barriera impermeabile (ora generalmente in
via di smantellamento) per le acque circolanti. Gli stessi riempimenti
condizionano pesantemente anche le esplorazioni.

Spesso, infatti la presenza di sedimenti fini determina la formazione di
sifoni sospesi, una caratteristica di buona parte dei collettori, che
limita
drasticamente le esplorazioni a periodi di secca eccezionali, molte parti
di
gallerie sono totalmente o quasi totalmente intasate di sedimenti, e
moltissimi ingressi sono riempiti da depositi glaciali e di versante, che
implicano ciclopiche quanto spesso infruttuose opere di scavo.

Datazioni radiometriche su alcuni speleotemi (Grotta Tacchi, Abisso presso
la Capanna Stoppani), mostrano che le concrezioni più antiche hanno un’età
superiore al limite del metodo (1.5 milioni di anni).

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