Con l’occasione dell’uscita di Palinuro, raccontiamo, per come la conosciamo noi, la storia dell’esplorazione della Grotta di Punta Galera di Palinuro.

PALINURO ovvero LA GROTTA DI CALA
GALERA ovvero dei TERNANI
(Note di Virgilio Pendola del G.S. Utec Narni)



IL FATTO

Nei primi anni ottanta, grazie alla curiosità e alle capacità speleo di Silvano Lepri, il G.G.P. di Terni scopriva una grotta bellissima che si apriva a livello del mare sotto una delle tante scogliere di Palinuro, quella di Cala Galera: i locali, da allora, la chiamarono la grotta dei Ternani.



LA GROTTA

Le puntate esplorative organizzate in quegli anni sul tipo del “mordi e fuggi” posero i primi “ometti” in una cavità naturale concrezionatissima di grande bellezza e suggestione, individuando un solo immenso ambiente, suddiviso in tre grandi saloni da una antica frana con diverse prosecuzioni e due ulteriori ingressi sottomarini, posti sotto a quello noto di superficie, a circa 3/ e 8 metri di profondità, da dove sbocca faticosamente in mare il fiume interno sotterraneo.
Infatti una delle prosecuzioni è una galleria di notevoli dimensioni che risulta essere il letto del fiume di acqua dolce, o lago come lo chiamano i Friulani, (buona e fresca ma un po’ salata all’inizio) che proviene dall’interno del promontorio diretto verso il mare (interrotto sempre dalla famosa frana interna di cui sopra probabilmente provocata dai terremoti o da movimenti strutturali considerando il basso spessore di roccia del soffitto).
Di conseguenza abbiamo due livelli: uno subacqueo altissimo (almeno dall’esplorazione subacquea fatta risultò una profondità di oltre 10 metri) e l’altro di superficie perfettamente agibile lungo le pareti laterali e percorribile in piedi (meglio e più comodo a nuoto al centro).
Possiamo ancora dire che sono grandi ma, sicuramente, prettamente, subacquee le possibilità esplorative che aspettano qualcuno con mezzi e fegato da vendere.
Siamo fermi di fronte a quello che sembrava un sifone ma che in realtà si è rivelato un intero, profondissimo, mondo allagato.



LE ESPLORAZIONI

Diverse puntate esplorative a partire dal 1982 condotte dal G.G.P. di Terni con la collaborazione del nostro Gruppo hanno portato alla quasi totale conoscenza dello sviluppo della grotta e, a capire, quali erano i suoi segreti da scoprire (siamo anche andati al C.N.R., alla Casaccia di Roma, che aveva condotto, e cercava ancora notizie, per uno studio geologico sulle grotte subacquee di Palinuro).
Nel 1983, il 6 aprile, offrimmo una serata di informazione con diapositive alla cittadinanza di Palinuro, presenti tutte le autorità, sulla grotta proprio per rispondere alla grande curiosità locale.
Poi il G.G.P. si dedicò a Cittareale, dimenticando Palinuro, ma noi no, fino a compiere, con uno sforzo logistico e tecnico notevolissimo, nel 1985, con amici speleo di Stroncone e Città di Castello (in tutto 23 persone!) la prima, e ancora unica, esplorazione subacquea interna quella che scoprì che non c’era un sifone ma bensì un immenso piano allagato, sotto il pelo dell’acqua, oltre la fine ufficiale e nota, della grotta.
Purtroppo la successive puntate esplorative, tra cui, memorabile, quella “Umbra”, organizzata dall’UTEC, nel 1996 (oltre 35 persone) con gli espertissimi spelelosub di Foligno (presenti Perugia, Foligno, Stroncone, Todi, Città di Castello, ecc.) destinata ad andare oltre i limiti conosciuti, sia sopra che sotto il livello del mare, trovò cattivo tempo e un mare forza 7.
Fu impossibile entrare per i tre giorni programmati, quelli disponibili, per cui tutto fu, ora si può dire, per sempre, rimandato.
Contemporaneamente un forte e organizzato Gruppo speleo del nord: il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano si dedicò a Palinuro, dal 1984 al 1988, trovando ed esplorando alcune grotte nuove e riesplorando le altre tante grotte, tra cui, ovviamente, anche la “nostra” producendo, oltre ad un preciso accatastamento delle cavità, un pregevole elaborato della sua pianta e riconoscendo, nella descrizione, che era noto che la grotta era stata scoperta e “visitata”, dal G.G.P. di Terni, per Loro, comunque, è la grotta di Punta della Galera .
Gli speleo friulani intrapresero diverse campagne esplorative di cui una, tragica, nel 1984, durante la quale morirono, insieme, due loro speleosub, espertissimi e molto in gamba, nel corso di una esplorazione nella grotta di Cala Fetente o dell’acqua solfurea; questa disgrazia, a cui ne seguiranno altre, fino alla fine incredibile di tre spelelosub dell’Est Europa, sempre vicino a quella grotta maledetta, ha fermato per un pò le spinte esplorative.



LA VISITA

Premessa importante: con mare mosso, o che possa minacciare anche solo un po’ di movimento NON SI ENTRA è PERICOLOSO oltre che si può rimanere dentro fino all’arrivo della bonaccia!!; poi è possibile: a) calarsi dalla scogliera, e con un po’ di acrobazie, entrare senza bagnarsi (poi ci si può bagnare dentro) oppure b) dalla barca, praticamente a nuoto, perché non ci si può avvicinare più di tanto per la conformazione della scogliera, o, in maniera intelligente ed originale, come fatto dai Friulani, c) con i pedalò che permettono l’attracco diretto proprio davanti l’ingresso (attenzione perché si possono rovinare per cui sarebbe meglio avere uno speleo-caronte al seguito!) oppure anche d) con i canotti, da un promontorio vicino raggiungibile facilmente dalla scogliera.
Trovare l’ingresso è molto più facile dal mare che da sopra la scogliera, infatti, bisogna conoscere bene il punto di discesa, per indovinare l’ingresso (posto circa 20/25 metri più in basso dal punto di partenza dell’armo) comunque gli armi vanno sempre rifatti perché il mare li rende inutilizzabili nel giro di uno/due anni, invece dal mare l’ingresso della grotta è facilmente visibile con la sua cengia a pelo d’acqua che serve quale pianerottolo d’appoggio e con residui di corde speleo ancora in sito.
Le rocce sono sempre più taglienti mano a mano che si scende, per cui le corde sono da tenere d’occhio (male che va si va a finire in mare con circa 20 metri d’acqua sotto) e da frazionare assolutamente; è possibile, più facilmente, utilizzare un canotto, in passato abbiamo utilizzato anche un materasso che ha funzionato egregiamente, per l’arrivo sul mare per poi entrare, consideriamo però che le rocce gli faranno barba e capelli e un onorevole naufragio.
Importante l’appoggio logistico di una barca, in special modo per l’uscita, ma è difficile che non ci sia sempre un po’ di mare per cui non si può avvicinare più di tanto.
Una volta all’interno attenzione alle possibilità di frane o di cadute sassi in alcuni punti ben visibili (pochi a dire la verità) ma soprattutto in un punto obbligato di passaggio (tra il primo grande salone e quello successivo dove sbocca il fiume perdendosi sotto la grande frana), per il resto è tutta da godere.


Ovviamente le presenti note, lungi dall’essere esaustive, considerando la bellezza della grotta e le sue particolari difficoltà, presumono un contatto informativo con qualcuno che la conosce per avere le dritte giuste e l’ubicazione esatta pertanto, per quanto mi è possibile, sono a vostra disposizione tramite il nostro sito UTEC.

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