Con la spedizione italiana in Albania “Shtares 2019″, la Grotta Shpella Shtares raggiunge 4,6 chilometri di sviluppo.
Completata anche l’esplorazione alla Grotta delle Rondini, mentre prende il via una ricerca scientifica sistematica.

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Shpella Shtares, le condotte dal Pantheon

Dal 18 agosto al 1° settembre 2019 si è svolta la spedizione speleologica Shtares 2019 a cui hanno partecipato ventiquattro speleologi italiani. Quest’anno l’esplorazione della Shpella Shtares ha restituito una grotta labirintica, impostata su vari livelli, con 1,82 km di nuovi rami che sommati a quelli già noti, portano a 4,6 km il suo sviluppo, mentre restano aperti diversi fronti esplorativi.
Nella Grotta delle Rondini invece è stato raggiunto il fondo e completato il rilievo.
E’ stato avviato inoltre un progetto di ricerca scientifica sistematica, corredata dalla necessaria documentazione video-fotografica.

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Prelievi biospeleologici alla Shpella Shtares
Shpella Shtares, analisi co2

Per il terzo anno consecutivo le ricerche si sono concentrate sulle Alpi Albanesi, nella località di Vrana e Madhe, all’interno del Parco Naturale Regionale di Nikaj Mërtur, per proseguire le esplorazioni delle grotte che si aprono lungo le imponenti pareti del Mali e Shtrezës, la cui vetta raggiunge i 2190 metri s.l.m.
La spedizione del 2019 è stata organizzata dal Gruppo Speleologico Martinese, in collaborazione con il Gruppo Speleologico Faentino, Associazione La Venta e GSB – USB di Bologna, con il Patrocinio della Società Speleologica Italiana (SSI).

Esplorazione della Sphella Shtares

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Shpella Shtares, in arancio i nuovi rami esplorati

Il potente soffio d’aria sempre presente in questa grotta, lascia ben sperare gli speleologi sulle potenzialità di questa cavità.
Già durante il secondo giorno della spedizione, gli esploratori hanno raggiunto una zona totalmente sconosciuta, con una risalita che li ha condotti ai “piani Superiori”, impostati su due meandri che conducono a zone complesse tutte da esplorare.
In direzione Nord, il primo meandro risale tortuosamente, fino ad arrivare su un pozzo di 42 metri che precipita sulla via verso il fondo. Un’ulteriore risalita conduce invece nell’ambiente più grande finora scoperto, la “Sala Rossa”, alla quota di +73 metri rispetto all’ingresso.
In direzione Sud-Ovest un secondo meandro risale a +10 metri rispetto all’ingresso, con diverse diramazioni, tre delle quali ritornano in basso verso il punto di partenza.
Una ulteriore risalita, denominata Kolbucaj, dà accesso ad un vero e proprio “nuovo mondo” che costituirà la frontiera esplorativa per le spedizioni future, con gallerie, meandri e pozzi.
Qui un lungo meandro posto a una quota di +40 metri rispetto all’ingresso termina su un grosso specchio di faglia, “La Cattedrale”.
Da questo punto la grotta inizia a ramificarsi ulteriormente, dando vita a vasti e suggestivi ambienti, come il “Pantheon” e il “Guggenheim”.
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Shpella Shtares, la sala rossa

la Grotta delle rondini

il rilievo della grotta delle rondini

La Grotta delle Rondini (Shpella e Dallandysheve) è caratterizzata da un imponente ingresso in parete, posizionato tra la Shpella Shtares e la Grotta delle Lumache, alla quota di 1572 metri s.l.m.
Il pozzo d’ingresso, raggiunto solo alla fine dell’ultima spedizione, era stato esplorato fino alla base, a circa -22 metri e lasciava promettere prosecuzioni in almeno due direzioni.

Il collegamento sperato con la Shpella Shtares e la Grotta delle Lumache non c’è stato, e la Grotta delle Rondini sembra essere al momento indipendente dal resto del sistema. La cavità è caratterizzata dall’intersezione di pozzi paralleli e da fenomeni di frana.
Le forme dei pozzi, modificate dalla forza del ghiaccio, ricordano gli ambienti iniziali della Shpella Shtares.

La grotta ha uno sviluppo di 240 metri e si articola verso Sud-Ovest con un meandro collegato ad altri buchi in parete, e a Nord con un’imponente pozzo di 65 metri che porta la profondità della grotta a -86 metri. L’unica possibile prosecuzione è verso l’alto sopra al pozzo di 65 metri, ma l’andamento del rilievo rispetto alla forma della montagna suggerisce che quella direzione non può che portare in un altro buco sulla parete esterna, rendendo, di fatto, concluse le esplorazioni in questa cavita.

Maggiori info sul sito del Gruppo Speleologico Martinese: http://gsmartinese.it/wordpress/2019/09/30/shpella-shtares-raggiunge-i-46-km-di-sviluppo/

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