L’entomologo e speleologo Giuliano Trezzi, in collaborazione con l’entomologo Fulvio Cirocchi e con il supporto del gruppo speleologico Buio Verticale del CAI di Gubbio, ha ritrovato il Duvalius bensae, dato ormai per estinto, nella grotta del Diavolo sul Monte D’Ansciano a Gubbio.

L’entomologo e speleologo Giuliano Trezzi, in collaborazione con l’entomologo Fulvio Cirocchi e con il supporto del gruppo speleologico Buio Verticale del CAI di Gubbio, ha ritrovato il Duvalius bensae, dato ormai per estinto, nella grotta del Diavolo sul Monte D’Ansciano a Gubbio.

Il Duvalius bensae è un Coleottero della famiglia dei Carabidi e della tribù dei Trechini che si è adattato a vivere nell’ambiente ipogeo, perdendo il colore e la funzione visiva, modificando la propria morfologia in modo da resistere ad un habitat estremo.
Molti insetti del genere Duvalius sono diventati rari e in alcuni casi irreperibili, a causa del cambiamento climatico e al riscaldamento globale del pianeta.

Il D. bensae non è da meno.
Trovato e descritto la prima volta da Gestro nel 1892 sul Monte Ingino nel territorio di Gubbio, nella Grotta Magnetica e del Diavolo, ritrovato vent’anni fa dal Dott. Paolo Magrini sempre nella Grotta Magnetica, era ormai dato per estinto.
L’intuizione di Giuliano Trezzi con la collaborazione di Buio Verticale ne ha permesso il ritrovamento in tre esemplari, tra cui un maschio, che ne permette la corretta identificazione.

Racconta Giuliano Trezzi: “Considerando che le specie ipogee sono dei veri e propri fossili viventi, viene spontaneo pensare se abbiano potuto resistere ai cambiamenti climatici. Ho creduto, quindi, che fosse opportuno vagliare le grotte di maggior profondità in zona e una delle candidate era la Grotta del Diavolo sul Monte D’ansciano, prospiciente al Monte Ingino, profonda 50 mt. Grazie al gruppo speleologico Buio Verticale siamo riusciti a trovare l’entrata e ho posizionato alcune esche a caduta. Tornati dopo alcuni mesi ho rinvenuto tre esemplari di D. bensae, tra cui un maschio.Questo mi ha riempito di speranza per tutte quelle specie ipogee date per estinte, ma che molto probabilmente hanno solo trovato un altro modo per sopravvivere.”

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