Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature. Le famose scene di caccia della grotta di Lascaux risalgono solo a 17 mila anni fa, la nuova scoperta riscrive la storia dell’Uomo, delle sue capacità creative e della colonizzazione del mondo preistorico.

Un archeologo indonesiano nel 2017 ha individuato quasi casualmente dei disegni rupestri in una piccola grotta nella regione carsica di Maros-Pangkep, nel sito di “Leang Bulu’ Sipong 4″, sull’isola di Sulawesi.
La datazione con gli isotopi di uranio effettuata sulle concrezioni calcaree che coprono le figure fa risalire i disegni a 44 mila anni fa.
Si tratta delle più antiche opere d’arte mai scoperte.
La scena riprodotta è una narrazione di animali, maiali e bovidi, che fuggono via da alcuni ‘teriantropi’, esseri per metà uomini e metà animali, che potrebbero rappresentare sia entità religiose ancestrali che spiriti.
Le più antiche pitture conosciute fino ad oggi, risalenti a circa 17 mila anni fa, si trovavano in Europa e in Sud Africa.
La scoperta consente di capire ancor meglio l’evoluzione del pensiero umano e riconferma l’importanza dell’arcipelago Indonesiano nella storia dell’Uomo.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature l’11 Dicembre scorso, dagli archeologi Maxime Aubert e Adam Brumm della Griffith University di Brisbane (Australia), che in questi ultimi due anni hanno condotto un’ampia ricognizione tecnica e artistica sulle pitture.

Arte ruperstre preistorica
Le incisioni rupestri scoperte in Indonesia sono la forma d'arte figurativa più antica del mondo

La qualità dei disegni rupestri dell’isola di Sulawesi dimostra la straordinaria predisposizione umana alla narrazione attraverso immagini.
Ignoti artisti hanno lasciato impresse figure vibranti, con tratti eseguiti con le dita, che raccontano di un antichissimo folklore, miti, rituali e un mondo spirituale a noi completamente sconosciuto.

Diritti e permessi:
Cit. Aubert, M., Lebe, R., Oktaviana, A.A. et al. Earliest hunting scene in prehistoric art. Nature 576, 442–445 (2019) doi:10.1038/s41586-019-1806-y

L’articolo originale pubblicato su Nature:
https://www.nature.com/articles/s41586-019-1806-y

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