Molti escursionisti ed alpinisti hanno avuto occasione di osservare, sulla superficie di un ghiacciaio, forme particolari e curiose, a volte spettacolari e impressionanti, come pozzi e inghiottitoi che catturano le acque dei corsi d’acqua che scorrono sulla superficie del ghiacciaio, o enormi bocche da cui escono le acque lattiginose e torbide alla fronte del ghiacciaio, o grandi cavità che testimoniano drammatici crolli di vuoti all’interno del ghiacciaio. Sicuramente, molti ne saranno stati incuriositi, e molti si saranno domandati come si formano, e perchè…

Forse non tutti sanno che all’interno di ogni ghiacciaio temperato esiste una rete complessa di cavità, un vero e proprio reticolo “carsico”, attraverso il quale grandi quantità di acqua si spostano dalle zone di alimentazione più alte fino alla zona di venuta a giorno alla fronte.

Esiste quindi un “mondo di cristallo” sotto alla superficie dei ghiacciai: un mondo bellissimo, dominato dai colori azzurri del ghiaccio, dalle forme mutevoli e in continua evoluzione, che l’acqua continuamente crea, mentre il ghiacciaio le modifica e le distrugge, un mondo fatto di profondi pozzi dove l’acqua cade in cascate rombanti, di forre dove impetuosi torrenti si scavano la via nel ghiaccio azzurro o di grandi gallerie dalla volta lavorata dall’azione dell’aria che le percorre, attraverso cui le acque ritornano alla luce dopo aver percorso il ventre del ghiacciaio, dove spesso compaiono, a volte solo per poche ore, delicati e stupefacenti cristalli di ghiaccio, tanto belli quanto effimeri.

Ma queste forme non sono solo “belle”: rispecchiano i processi e la dinamica interna del ghiacciaio, con esso si muovono, e, come questo, sono sensibili indicatori delle variazioni climatiche: nella loro evoluzione, nascosta all’interno del ghiacciaio, spesso condizionano anche l’evoluzione e le forme della superficie del ghiacciaio stesso.

I glaciospeleologi quindi non sono soltanto “sportivi” che esplorano ambienti affascinanti e difficili, ma, come veri e propri “ricercatori del vuoto”, li studiano, li misurano, li documentano e li tengono sotto osservazione del corso degli anni, per capire in che modo si formano e come la loro evoluzione possa essere messa in relazione con l’evoluzione del ghiacciaio, portando un contributo insolito, ma anche prezioso, alla comprensione del funzionamento dei ghiacciai e collaborando con i glaciologi per ipotizzare quale potrebbero essere gli scenari futuri dell’evoluzione dei nostri ghiacciai alpini.

L’incontro in programma il prossimo 2 marzo alle ore 21.00 presso la Biblioteca di Vimercate (Piazza Unità d’Italia, 2g), organizzata dal CAI di Vimercate nell’ambito del Progetto Speleologia Glaciale della FSLo, darà l’occasione di conoscere meglio queste forme affascinanti e ancora poco conosciute, con immagini di alcuni dei maggiori ghiacciai alpini (di Mauro Inglese e Andrea Ferrario) e con un filmato (di Andrea Ferrario) che racconta uno studio sulle acque del ghiacciaio del Morteratsch.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *