21 aprile 2007: un enorme sbancamento di terra è stato effettuato a lato della Cittadella di Alessandria. Gli scavi, adesso profondi solo poco meno di due metri, si sono spinti fino a una ventina di metri dalla linea esterna delle fortificazioni (strada coperta) asportando parte dello spalto. Oltre al danno di avere devastato lo spalto, l’approfondimento dello scavo andrà ad intercettare e a demolire il sistema sotterraneo di contromina.
La Cittadella di Alessandria è definita come l’unico esempio al mondo di piazzaforte del XVIII secolo ancora quasi interamente integra. In Italia abbiamo la prerogativa di conservare un patrimonio storico e architettonico invidiabile. Che facciamo? Lasciamo che cada a pezzi oppure lo cediamo per lottizzazioni e gigantesche costruzioni in cemento armato, oppure discariche. Tanto poi quello che rimane, se rimane, ce lo possiamo andare a leggere sui libri di storia e di architettura. Libri che, generalmente, scrivono gli stranieri. La Cittadella è attualmente proprietà dell’Esercito, che già da alcuni anni la vuole cedere.
Note storiche ed architettoniche: su progetto di Ignazio Bertola, nella prima metà del XVIII sec. si costruisce sulla sponda del fiume Tanaro una fortezza a pianta esagonale, leggermente ellittica ed asimmetrica. Si compone di sei bastioni, altrettanti rivellini, controguardie e altre opere accessorie. Nel corso del tempo le difese aumentano con la costruzione di varie lunette, estesi sistemi di contromina e la cosiddetta “Opera di Valenza”. Perché la Cittadella di Alessandria non può essere riconosciuta come Bene dell’Umanità e vincolata come tale dall’UNESCO?

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