La tradizione speleologica de tintinnio del “bicchiere da grotta”, si é rinnovata anche quest’anno a “Strisciando 2.0”. Gli speleologi giunti a Lettomanoppello da tutta Italia e dall’estero, si sono ritrovati allo speleobar tra una conferenza e l’altra o al rientro da un’escursione per partecipare all’immancabile rito.

Speleologia e bicchieri da grotta al raduno di speleologia

Un fine settimana, quello appena concluso a Lettomanoppello, all’insegna della speleologia, della tecnologia, delle imprese e delle esplorazioni.
Un appuntamento che scandisce lo speleoanno, un’occasione per ritrovarsi, scambiarsi consigli ed esperienze e riassaggiare piatti di una regione lontana. I preparativi fervono un anno per l’altro, dodici mesi in cui creare, coinvolgere, sperimentare, stupire.
Quello che però colpisce dei raduni è la folla colorata e velatamente rumorosa dello speleobar: un luogo di incontro e confronto, di risate e di leggerezza dove si coglie la necessità di compensare il silenzio delle grotte con chiacchiere e baldoria, di guardarsi negli occhi per compensare il camminare uno di spalle all’altro, dove l’altro spesso è uno zaino, un casco, una voce, talvolta il tacco degli stivali.
Un oggetto unisce il fuori e il dentro: un bicchiere di alluminio che per manico ha un moschettone, il tintinnio che scaturisce dal loro toccarsi è simbolo di fratellanza e passione condivisa.
Ho osservato ogni “bicchiere da grotta”, ciascuno era unico, personalizzato, magari acquistato in luogo particolare, tanto caro che il giorno successivo alla fine del raduno qualcuno ha scritto sul gruppo di averlo smarrito, pregando di farlo recapitare in caso di ritrovamento.
Al momento non posseggo “bicchiere da grotta”, presto ne comprerò uno per scoprire che sapore hanno l’amicizia e la passione, la fatica e la soddisfazione, insieme a del vino rosso!

Patrizia D’Annunzio

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