Nel Gennaio del 1948 per iniziativa del Dott. Mario Marchetti, del geologo Prof. Villa e dello zoologo Prof. Moretti dell’Università di Camerino si costituì ad Ancona il Gruppo Speleologico Marchigiano.
Con l’aiuto dei suoi compagni, il Dott. Mario Marchetti iniziò una sistematica esplorazione delle zone carsiche marchigiane, in particolare esplorò i due versanti della Gola di Frasassi effettuando anche i primi rilevi moderni delle cavità conosciute.
Scoprì, tra le altre, la Grotta del Fiume, il Buco Cattivo e la Grotta delle Tassare.

Nel Gennaio del 1948 per iniziativa del Dott. Mario Marchetti, del geologo Prof. Villa e dello zoologo Prof. Moretti dell’Università di Camerino si costituì ad Ancona il Gruppo Speleologico Marchigiano.
Nel dopoguerra, la nascita di un primo gruppo speleologico nelle Marche fu accolta con entusiasmo da molti appassionati tanto che alla fine del 1948 già si potevano annoverare n.43 soci residenti non solo ad Ancona ma anche a Fabriano, Jesi, Osimo, Piobbico, Urbino, Macerata, Camerino, Porto Civitanova, Genga.
Anima del gruppo era Mario Marchetti, un poliedrico personaggio amante della terra a 360 gradi divenuto poi per merito, padre indiscusso della moderna speleologia delle Marche.
Con l’aiuto dei suoi compagni iniziò infatti una sistematica esplorazione delle zone carsiche marchigiane, in particolare esplorò i due versanti della Gola di Frasassi effettuando anche i primi rilevi moderni delle cavità conosciute.
IL 28 giugno 1948 scoprì la “Grotta del Fiume”, prima fondamentale parte del Complesso carsico delle Grotte di Frasassi.

Ecco come, all’intero della “Guida generale delle Marche” (1950, Ed. Smegar,– pp73-80), nella sezione intitolata “La zona speleologica di San Vittore di Frasassi “ parla di questa scoperta:
“La Grotta del Fiume, cavità di cui si ignorava l’esistenza pur trovandosi in una località facilmente accessibile, fu da me incidentalmente scoperta allorchè avevo attraversato su di un battello pneumatico in compagnia dell’Ing. Paolo Beer il fiume Sentino per visitare una grotticella che si apre quasi sul pelo delle acque, sulla riva sinistra del fiume, pochi metri prima che la Gola di Frasassi abbia termine.
Fu appunto sulla via del ritorno che mi accadde di notare come a metà circa della rapida ed alta scarpata antistante, che dalla carrozzabile S. Vittore di Genga cala a picco sul Sentino, alcuni arbusti mossi dal vento lasciavano intravvedere due oscure aperture contigue. Subito richiamai l’attenzione di un terzo compagno, il Dott. Carlo Pegorari, che ci appoggiava dalla strada. Questi, aiutandosi con una fune, si calò lungo la scarpata scomparendo letteralmente tra i cespugli. Poco dopo vedemmo sbucare la sua mano tra le foglie e udimmo le sue grida. “E’ vero, c’è una fessura, sembra che continui, venite presto!”. Di li a poco lo raggiungemmo affannati ed emozionati ed iniziata l’esplorazione della grotta avemmo conferma dell’esistenza di una grande cavità non visitata da alcuno. In successive spedizioni, constatammo che la cavità si estendeva per 1050 metri e si presentava affascinante, oltre per le sue bellezze, anche dal punto di vista scientifico. Infatti, già dalle prime visite notammo con meraviglia la presenza su ampie zone delle pareti della cavità di singolari e rarissimi depositi di sali di ferro che per la loro disposizione richiamano l’idea di una pelle di leopardo. Interessante fu anche il rinvenimento di un curioso animale anfibio, lo ”spelerpes fuscus” la cui pelle gli permette di mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente”.


Nell’ottobre del 48′ il Dott. Marchetti partecipò come rappresentante del G.S.M al “1° Congresso Speleologico Nazionale” di Asiago al quale intervennero il Prof. Michele Gortani di Bologna, il Prof. Guareschi di Modena ed il Prof. Segre di Roma, allora tra i massimi esperti italiani di geologia carsica.
Nell’agosto del 1949 Marchetti con i compagni Pegorari, Villa e Giuseppetti intervenne, anche con delle relazioni al “2° Congresso Nazionale di Speleologia” di Chieti. Per tutti gli speleologi marchigiani fu un grande momento perchè il Congresso si chiuse con un’appendice nelle Marche. Gli ultimi due giorni furono dedicati alla visita delle grotte scoperte nell’area di Frasassi ed in particolare alla Grotta del Fiume. Partecipò alle escurzioni il gotha della speleologia mondiale, tra i quali Norbet Casteret, il Prof. De Joly Presidente della Società Speleologica di Francia, il Prof. Anelli, lo scienziato e geografo Prof. Nangeroni, il Prof. Conci poi Direttore del Museo di Storia Naturale di Milano. Intervennero anche rappresentanti dei gruppi speleologici di Roma, Asiago, Trento, Verona, Trieste, Pisa, Milano; prese parte ufficialmente ai lavori l’Istituto Geografico Militare.
Solo da allora, per merito principale di Marchetti, la quasi sconosciuta zona carsica di S.Vittore di Genga e di Frasassi divenne nota nel mondo scientifico tanto da attirare in seguito l’interesse di altri importanti esperti internazionali di scienze geologiche e paleontologiche.
Sempre nel 1949 Marchetti contribuì alla scoperta della cavità “Il Grottone”, l’anno successivo della Grotta del Buco Cattivo e a mezza costa del Monte Nerone a quella “Grotta degli Arditi” più nota come “Grotta delle Tassare“.
Il 30 ottobre 1951, Mario Marchetti partecipò al “5° Congresso Speleologico Nazionale” di Salerno con una relazione agli atti sul tema: “L’attività del Gruppo Speleologico Marchigiano“.
Nel settembre del 1952 sempre Marchetti scoprì la “Grotta delle Caprelle”.
Come risulta dalla Rassegna Speleologica Italiana (Atti mem.III:140-141), nel 1956 presentò al “7° Congresso Nazionale di Speleologia” di Como, una relazione sulle “Caverne naturali elencate nel catasto del G.S.M.”.
L’attività scientifica del G.S.M di Marchetti ebbe un notevole impulso con un accordo di collaborazione geo-speleologica intercorso con la “Società Adriatica di Scienze Naturali” di Trieste tanto è vero che il 28 giugno fu aperto a S. Vittore di Genga il “Centro Marchigiano di Studi Speleologici” diretto dai Professori Saccardi, Moretti e Villa ed installata, nella Grotta del Fiume, una stazione di biospeleologia.
Il 21 gennaio del 1954 Marchetti partecipò alla “Mostra internazionale di fotografia speleologica” di Washington e divenne Socio affiliato della “Nuova Società Speleologica Americana”; probabilmente fu tra i primi italiani che ebbero modo di visitare la “Mammuth cave”.
Nello stesso anno, presenziò al “Congresso Internazionale di Speleologia” di Parigi.
Negli anni successivi grande fu il suo impegno per diffondere, specialmente nelle Marche, la conoscenza della speleologia attraverso conferenze e convegni, la sua opera attirò nuovi proseliti che contribuì con grande passione ad addestrare fino al punto da formare una nuova generazione di speleologi.

Mario Marchetti non fu solo un grande speleologo ma anche colui che introdusse nelle Marche la coltivazione dei Girasoli. Non molti sanno infatti che tra le sue numerose affermazioni professionali è considerato anche un grande agronomo suo il merito di avere contribuito, come ideatore, al nuovo cambiamento colturale e paesaggistico delle colline dell’Italia Centrale quando dagli anni 60′ introdusse per primo, dopo una ricerca agronomica cofinanziata dal Ministero dell’Agricoltura e dall’Ente di Sviluppo Agricolo delle Marche, la coltivazione dei girasoli. E’ importante ricordare che è stato anche cofondatore della Doc vino “Rosso Conero” e soprattutto il suo primo imbottigliatore nelle Marche.

(Giancarlo Cappanera, 2021)

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