“Immagina di vedere degli uomini rinchiusi in un’abitazione sotterranea a forma di caverna, che abbia l’ingresso aperto verso, estendentesi in tutta la sua ampiezza per tutta quanta la caverna; inoltre che si trovino qui fin da fanciulli con le gambe e con il collo in catene in maniera da dover star fermi e guardare solamente davanti a sé e che dietro di loro e più lontano arda una luce di fuoco […] l’ascesa e la contemplazione del mondo superiore equivalgono all’elevarsi dell’anima verso il mondo intellegibile”.
[Platone in Repubblica (libro VII, 514 A – B)]

Per Platone, questo mondo sotterraneo è la metafora di un mondo fatto di ignoranza, di sofferenza e di punizione, in cui le anime degli uomini sono imprigionate come in un antro dalle divinità.
Secondo il filosofo la caverna è l’immagine di questo mondo in cui gli uomini intravedono solo ombre delle idee, cioè mere riproduzioni di una realtà superiore. La luce indiretta che rischiara le pareti della caverna viene da un Sole invisibile, ma indica la strada che l’anima deve seguire per liberarsi.
Il simbolismo platonico riveste un significato non soltanto cosmico ma anche etico e morale, e la caverna col suo proiettarsi d’ombre rappresenta il mondo sensibile dell’apparenza, da cui l’anima deve uscire per contemplare il vero mondo reale.

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