E si, …speriamo che sia maschio! Eppure pensavo il contrario. Credevo che per identificare una specie le femmine fossero più importanti, basilari, fondamentali. Mi sbagliavo!
In pratica e in maniera molto sintetica, in alcuni ambiti zoologici ed in numerosi taxa per capire se una determinata specie è diversa da altre simili, magari una nuova specie, bisogna ben analizzare alcune caratteristiche fisiche maschili, ma badate, non solo inerenti a quello che noi semplici mortali chiamiamo “pisello” (maliziosi che non siete altro), ma un insieme di altre cose che posseggono solo i maschietti. Le femmine, pare, sono abbastanza simili e non possiedono caratteri diagnostici e qui mi fermo!!
Comunque sarebbe meglio chiederlo a Saro, all’anagrafe Prof. Rosario Grasso, docente di Laboratorio di faunistica ed Esplorazione e management in habitat ipogei e microfauna del suolo, nonché biospeleologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania e malauguratamente per lui mio amico che dal 24 al 28 aprile ultimo ci è venuto a trovare per la seconda volta qui in Calabria (la prima volta nel 2013) in compagnia della Dott.ssa Maria Teresa Spena, Ph.D. in Biologia Evoluzionistica, Biospeleologa e Docente di didattica integrativa di Laboratorio di Faunistica, sempre della stessa Università. Alla missione definibile “biospeleologica in aree carsiche finalizzata al monitoraggio della fauna in habitat ipogeo” (con parole semplici in grotte qui da noi), ha partecipato anche un gruppo di ricerca composto dalle giovanissime e molto motivate Dott.sse Alessia Biondi, Vanessa Cannavò e Roberta Caruso, ma anche da Maria Grasso, la super attiva figlia di Saro (tale padre tale figlia, nel bene e nella gesticolazione tutta meridionale).
Detta missione era valorosamente “scortata” da esperti speleologi siciliani dello Speleo Club Ibleo di Ragusa e del Gruppo Speleologico CAI “Belpasso” di Belpasso (CT), che da ormai 15 anni e forse oltre interagiscono con il nostro gruppo speleo.
Tutti gli amici siciliani qui in Calabria sono stati accolti oltre che da noi dello “Sparviere” e di “Aquila Libera” anche da altri speleologi appartenenti al Gruppo Speleologico “le Grave” di Verzino (KN), al Gruppo Speleologico Leccese “Ndronico” di Lecce e all’Associazione Speleologica “Liocorno” di Cassano allo Ionio (CS).
Si, tutti che aspettavamo lui, il “mastro” (come piace chiamarlo a me) un vero appassionato professionista, certamente anomalo caratterialmente, ma con un’umiltà rara da trovare in persone del suo calibro. La sua preparazione, la sua vitalità, la sua esuberanza, la sua meridionale gestualità, il suo saper stare bene in mezzo agli speleologi e persone in genere mancavano dall’aprile dell’anno scorso, quando in occasione di “Magara 2013” ci era venuto a trovare per la prima volta per aggregarsi a noi speleologi e quindi con l’occasione indagare alcuni microambienti ipogei presenti in varie grotte di San Lorenzo Bellizzi e Cassano allo Ionio (vedi http://www.scintilena.com/calabria-concluso-il-campo-di-ricerca-speleologica-magara-2013/05/10/). In quella prima occasione e in due verifiche fatte in due distinte grotte, la fortuna (ma certamente non da sola) volle far individuare due rarissimi micro artropodi, pare unici al mondo, e ovviamente …maschi! Che culo.
Ma sapete? Tutte le ricerche hanno bisogno di conferme e di conseguenza per ottenerle bisogna fare altre ricerche, così in seno a “Magara 2015” (nuovamente organizzata dal GSS e dallo SCI di Ragusa viene inserita una campagna di ricerca prettamente finalizzata alla raccolta di dati bio-speleologici nella Grotta del Banco di ferro di San Lorenzo Bellizzi (CS) e nel cosiddetto Vucco Ucciardo di Cassano allo Ionio (CS), quest’ultima adottata e gestita dall’Associazione Speleologica Liocorno di Cassano.
L’attenzione però della ricerca, non solo bio-speleologica, questa volta è stata anche concentrata in altre grotte degli stessi comuni dove gli speleologi e i bio-speleologi sono riusciti ad ottenere altri importanti risultati.
Innanzitutto, in una piccola pozza di un importante grotta cassanese e calabrese (la Grotta dello scoglio) viene individuato un piccolo Insetto alquanto raro, cieco e depigmentato. Poi le analisi del “mastro” e della sua equipe ci sveleranno meglio il tutto. Speriamo però che anche questa volta lo sventurato sia maschio. Naturalmente le ricerche sono state effettuate nel massimo rispetto dei precari equilibri che, come ben sappiamo, contraddistinguono il mondo sotterraneo.
In più, grazie alla bravura tecnica della squadra di punta, composta dai soliti amici speleo dell’ibleo e questa volta anche da amici spelo pugliesi dello Ndronico e dai calabresi del le grave, si è riusciti ad approfondire di qualche decina di metri la profondità del cosiddetto Piccolo abisso della Grotta della Scoglio ma anche di risalirlo per quasi 50 metri e la cosa bella che ancora laggiù è tutto da esplorare!
Quindi un doveroso grazie va dato a tutti i partecipanti la missione e la ricerca.
Non mi scoccerò mai di dirlo che se si vogliono ottenere degli ottimi risultati è indispensabile la collaborazione fra i vari settori della speleologia e i vari gruppi speleo. Non a caso il tema del prossimo XXII Congresso Nazionale di Speleologia è “condividere i dati” e come dice il mio amico Gianpaolo Pinto …Condividere i dati è un codice di comportamento, è una modalità per comunicare, è il senso di un’azione comune. La speleologia è condivisione… o è come un rilievo strappato. Un’immagine naïf, ma efficace… (https://www.facebook.com/SPELEO.IT/posts/1081767545173512).

Antonio (Nino) Larocca, G. S. Sparviere

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