Speleologia subacquea, terminato il primo corso teorico-pratico in terra di Bari: ‘speleonauti’ in azione a Polignano

Non semplici sub né solo speleologi ‘geografi del buio’, bensì ‘speleonauti’: esploratori di profondità sommerse.
Questa la definizione di speleologi subacquei tratteggiata dagli istruttori della Scuola Nazionale di Speleologia Subacquea della Società Italiana di Speleologia che la scorsa settimana, da tutta Italia, sono approdati a Bari e Polignano a Mare per tenere il primo corso teorico-pratico in questa disciplina in terra barese, organizzato dal Gruppo speleologico Vespertilio-CAI Bari, in partnership con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, la Scuola Nazionale di Speleologia CAI (SNS), e la Federazione Speleologica Pugliese: cinque giorni intensivi per iniziare a formare nuove leve che siano in grado di esplorare e percorrere in sicurezza e con cognizione di causa, caverne e grotte marine, sorgenti e sifoni.

In Puglia si contano circa 400 cavità marine, tra grotte costiere emerse, grotte marine semisommerse e sommerse. “Il nostro è un patrimonio naturale unico che abbiamo il dovere di conoscere, valorizzare e tutelare – ha spiegato Enzo D’Adduzio, direttore del corso e membro storico del Gruppo Speleologico Vespertilio CAI Bari –. La speleosubacquea è tra le discipline più complesse e impegnative, ma sicuramente bellissima sotto molteplici aspetti, perché oltre ad essere un’attività emozionante se praticata in sicurezza, ha anche una grande utilità pubblica se utilizzata come strumento al servizio della scienza e della società. Basti pensare agli studi geomorfologici del territorio, alle recentissime ricerche archeologiche, e purtroppo anche ai sempre più frequenti recuperi e salvataggi, dovuti spesso alla superficialità con cui ci si approccia a questa attività.

“Per questo – continua D’Adduzio -, è indispensabile iniziare a dare anche ai nostri appassionati una formazione il più possibile completa, rigorosa e consapevole, sin dai loro primi passi in questo mondo, superando la dimensione meramente ricreativa e sportiva, e prescindendo dalla considerazione che resti un hobby della domenica o prosegua nella formazione professionale”.

La lezione introduttiva del corso, aperta al pubblico, si è tenuta nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. I professori Mario Parise, Giuseppe Mastronuzzi e Michele Mossa hanno parlato rispettivamente di geomorfologia, processi genetici delle grotte carsiche e marine e monitoraggio meteo-marino. A sottolineare, invece, la duplice dimensione avventurosa e scientifica di questa disciplina è stato Leo Fancello, direttore tecnico della Scuola Nazionale di Speleosubacquea.

“Gli speleosub possono essere paragonati agli astronauti – spiega Fancello -, meglio ancora, agli esploratori ottocenteschi che partivano armati di passione e un pizzico di follia alla volta di mondi sconosciuti e scoprivano luoghi di cui non si conosceva l’esistenza, arricchendo le carte geografiche e ponendo le basi per le ricerche degli studiosi”.

Le esercitazioni pratiche, guidate da Leo Fancello, Mario Mazzoli, Alessio Fileccia e Igor Palaramin, si sono tenute a Cala Paura e nel Grottone, località del Comune di Polignano a Mare. Nel centro tecnico di subacquea locale prima e in mare poi, i corsisti si sono esercitati nel démêlage: la manovra che salva la vita allo speleosub nel caso rimanga incastrato nella sagola stessa.

Articolo pubblicato su telebari

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