Scrive Anelli della sua discesa nella Grave di Castellana: “Era una mattina serena quella del 23 gennaio 1938 quando mi affacciai per la prima volta alla bocca del baratro. Tre spezzoni di scala di corda, agganciati l’uno all’altro da formare un unico tratto di cinquanta metri, furono sufficienti per toccare il fondo. Percorrendo il perimetro dell’immenso panteon naturale, giunsi davanti ad un basso corridoio dalla volta e dalle pareti nerissime; lo seguii molto attentamente e mi trovai poco dopo in un’immensa caverna con l’alto soffitto piano; il suolo accidentatissimo rendeva difficile e non scevra di pericoli l’esplorazione. Ero d’altro canto impaziente di portare presto a Castellana la notizia della scoperta. Esposi al capo dell’Amministrazione Comunale del tempo la grande novità della giornata chiedendo alla fine l’aiuto di un paio di giovani volenterosi di Castellana per un’esplorazione metodica delle grotte scoperte.

La mattina del 25 gennaio Anelli discese nella voragine con Vito Matarrese e l’esplorazione proseguì per altri trecento metri. Rientrato a Postumia tornò a Castellana nel marzo dello stesso anno e le ricerche si estesero fino a un lungo e stretto canyon rettilineo (Corridoio del deserto) per interrompersi di fronte ad una profonda voragine.
“La via a nuove scoperte era ormai aperta!”. Nel 1939 Vito Matarrese oltrepassa su una trave di legno la voragine del deserto e raggiunge la caverna della Cupola; l’anno successivo scopre la Grotta bianca, il “paradiso delle Grotte di Castellana”. Negli stessi anni alcuni tratti delle grotte iniziano ad essere attrezzati turisticamente.

Franco Anelli – Nato a Lodi nel 1899, speleologo, docente di geografia presso la facoltà di Scienze dell’Università di Bari, è considerato uno dei padri della speleologia italiana.

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