Un Progetto Collaborativo per Studiare l’Alimentazione della Falda Acquifera Carsica
In questo articolo si descrive l’inizio di un importante test di tracciamento volto a studiare le perdite dei fiumi Vipacco e Isonzo nell’acquifero del Carso Classico, un’area carsica di rilevanza mondiale.
Questo esperimento, condotto dall’Università di Trieste e vari enti collaborativi, mira a comprendere come questi fiumi contribuiscano alla ricarica della falda acquifera.
In passato, nel 1910, era stato condotto un esperimento pionieristico sulle perdite del Vipacco, ma oggi viene realizzato un test moderno più complesso.
Lo studio è cruciale per migliorare la conoscenza dell’idrogeologia e della speleologia del Carso, poiché le perdite dei due fiumi potrebbero apportare circa 10 m³/s di acqua, con l’Isonzo che mostra una ricarica diffusa e il Vipacco che potrebbe seguire canali sotterranei più definiti.
Un progetto per comprendere l’idrogeologia del Carso nord-occidentale
Dopo una lunga e accurata progettazione, è stato avviato un test di tracciamento di rilevante importanza per studiare le perdite dei fiumi Vipacco e Isonzo nell’acquifero del Carso Classico.
Questo altopiano carsico, esteso su 720 km², è uno dei più noti al mondo per il suo carsismo.
L’alimentazione della falda acquifera del Carso nord-occidentale, noto anche come Carso isontino, è quantitativamente preponderante dall’infiltrazione di questi due fiumi rispetto alla ricarica autogenica, secondo i bilanci geochimici.
Un esperimento pionieristico di tracciamento delle perdite del Vipacco fu effettuato nel 1910 dal chimico e idrologo Guido Timeus dell’allora Civico Fisicato del Comune di Trieste.
Timeus iniettò 10 kg di cloruro di litio e 50 kg di cloruro di stronzio in un lembo ghiaioso del Fiume Vipacco in località Vrto?e/Vertoce, sulla sponda sinistra in contatto con i calcari del Carso.
Cinque giorni dopo, i traccianti furono rilevati alle sorgenti nei laghi carsici e nelle sorgenti carsiche, compreso il Timavo, presenti alla base dell’altopiano. Tuttavia, un esperimento moderno non era mai stato effettuato fino ad ora.
Questo obiettivo è stato oggetto di un progetto organizzato dal Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze dell’Università di Trieste, in collaborazione con il Laboratorio Speleologico e di Tecniche Fluorimetriche ETS APS di Farra d’Isonzo (GO).
Al progetto partecipano anche il Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” (Gorizia), il Geological Survey of Slovenia, il Servizio Geologico della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Società Adriatica di Speleologia (Trieste) e la SSC “Lindner” (Ronchi dei Legionari, Gorizia).
La partecipazione degli speleologi è particolarmente ampia, data l’importanza del tracciamento.
Non solo è stato iniettato un tracciante in un punto in Italia dove ci sono evidenti perdite del Vipacco nel sottosuolo carsico, ma anche, con un tracciante diverso, un pozzo carsico nella zona di Sagrado che raggiunge la falda acquifera carsica proprio a ridosso del Carso.
Questa volta, si valuta che il pozzo sia alimentato dalle acque di infiltrazione provenienti dall’acquifero freatico dell’Isonzo.
L’impiego di strumentazioni idonee e cicli ravvicinati di campionamenti in tutti gli output del versante sud-occidentale del Carso, compresi i laghi carsici e il campo di pozzi dell’acquedotto sloveno di Klarici, fanno sperare nel buon esito del tracer test.
Lo studio di questa parte del Carso è di fondamentale importanza sia per la conoscenza dell’idrogeologia carsica sia per la speleologia in generale.
Secondo il bilancio idrologico e geochimico, l’apporto delle perdite dei due fiumi, in particolare l’Isonzo, ammonterebbe a 10 m³/s. Per il Vipacco, invece, si sono sempre valutate perdite di circa 1 m³/s, quindi minoritarie, ma non meno importanti.
Mentre per l’Isonzo si ipotizza una infiltrazione diffusa, per il Vipacco si potrebbero ipotizzare canalizzazioni sotterranee più delineate.
Questo progetto rappresenta un passo significativo nella comprensione delle dinamiche idrogeologiche del Carso Classico, con implicazioni importanti per la gestione delle risorse idriche e la protezione dell’ambiente carsico.
Fonte: Comunicato di Riccardo Corazzi