L’Acqua Alsietina, detta anche Augusta almeno nei primi tempi della sua costruzione, fu condotta a Roma nel 2 a.C. al fine di alimentare la naumachia fatta costruire da Augusto nella zona di Trastevere, e si sviluppava per una lunghezza di 32,770 km. di cui 529,24 m. su arcate (Frontino XXII,4). L’Acqua Alsietina era captata dal Lago Alsietino (oggi il Lago di Martignano) al XIV° miglio della Via Claudia e dal luogo di captazione il condotto si dirigeva a sud verso l’antica statio romana di Careia sulla Via Clodia giungendo poi a S. Cosimato in Trastevere (dove era ubicata la naumachia) passando a destra della Porta Aurelia attraverso la Gola di villa Spada e Villa Sciarra.

Discenderia

Il Nibby nel 1826 ed il Parker nel 1876 furono i primi ad esplorare l’imbocco dell’emissario di Martignano. L’emissario percorribile per circa 200 m. è interamente scavato nel banco tufaceo ed è stato oggetto di diverse ricerche speleologiche negli anni. Per quanto riguarda il tratto suburbano dell’acquedotto e quindi l’andamento del cunicolo dal Lago di Martignano a Roma invece non si hanno notizie certe, non essendo mai stato determinato con esattezza sul terreno. Il Nibby fu l’unico ad individuare diverse canalizzazioni ed alcuni pozzi forniti di “pedarole” ad uso degli aquarii che avevano il compito di ispezionare l’acquedotto. In particolare lo studioso segnalò, oltre la stazione di Cesano nei pressi dell’antica Careia, la presenza di una discenderia laterale sotterranea scavata nel tufo con un cunicolo laterale secondario di adduzione idraulica, utilizzata per accedere all’interno di quello che il Nibby stesso identifica essere l’acquedotto alsietino.

Cunicolo di adduzione idraulica secondario scavato nel tufo

Gli speleologi del Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio, a seguito di un’accurata indagine topografica della zona sono riusciti ad individuare la discenderia descritta dal Nibby: “Entrando nell’oliveto già de’ Valdambrini scoprii il cunicolo ricercato… è tagliato nel tufo come un piano inclinato che ha 150 piedi di lunghezza e 70 di profondità perpendicolare… è rivestito di opera signina finissima…”. Dopo aver disostruito l’ingresso da arbusti e materiali di risulta gli speleologi sono penetrati all’interno dell’ipogeo. Si tratta di una discenderia interamente rivestita di cocciopesto di servizio e di accesso ad un acquedotto sotterraneo allagato. Dopo pochi metri dall’ingresso la discenderia intercetta un cunicolo secondario di captazione idraulica del tutto scavato nel tufo (anche questo ben descritto dal Nibby).

A seguito dell’esplorazione è stata realizzata la documentazione fotografica e grafica comprensiva di piante e sezioni in dettaglio degli ipogei rinvenuti identificati dal Nibby nel 1826. Nei prossimi giorni sono in programma alcune immersioni speleosubacque all’interno del condotto principale che risulta ad oggi completamente sommerso.

Le indagini speleologiche oggetto della ricerca saranno pubblicate sul Bollettino dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie 2016.

Hanno partecipato alle ricerche Fabrizio Marincola, Leonardo Di Blasi, Cristiano Ranieri, Giorgio Pintus, Elena Besana e Giorgio Filippi.

Riferimenti bibliografici :
– Nibby A. 1837, Analisi storico topografica antiquaria della carta dei dintorni di Roma.
– Ashby T. 1931, The aqueducts of ancient Rome.

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