Quando a metà degli anni ’90 con Giuseppe Elia ed Armando Tedesco, dopo notevoli tentativi, individuammo ed esplorammo il cosiddetto Piccolo abisso di un’importante grotta di Cassano allo Ionio, la speranze era quella di intercettare, prima o poi, strettoia dopo strettoia, frattura verticale dopo frattura verticale, risalite dopo risalite, una delle gallerie connesse ai numerosi buchi soffianti presenti sul Monte San Marco. In contemporanea cercammo anche di entrare dai buchi soffianti esterni per attuare il tanto sospirato collegamento, ma le rocce dolomiche di Cassano c’è lo impedirono. Troppo dure per quei tempi.
Così l’estate scorsa, in occasione di Speleo Tour 2015, ben equipaggiati e ben motivati, avvalendoci di altri cari amici appartenenti a diversi gruppi speleologici di tutta Italia, si forzò un interessante buco di cresta, quello che ora è chiamato Grotta Zia Caterina. Anche se dopo pochi metri lo stesso presentava altri notevoli restringimenti, la cosa non ci demoralizzò, la chiave per penetrare nelle più profonde viscere del Monte Sa Marco ed effettuare in contemporanea il collegamento con il detto Piccolo Abisso era stata ormai trovata… ora era solo questione di tempo.
Il 13 novembre 2015 un piccola squadra GSS, FE & GSAL, individua all’interno della Grotta Zia Caterina un interessante micro-punto da cui fuoriusciva una rumorosa corrente d’aria. Si riesce ad allargarlo, (approfondendolo di oltre un metro) il tanto che basta per capire che oltre il tutto è molto interessante, interessantissimo. Gli si da al buco il nome di “A vuce i Sammarche”, la voce di San Marco (si veda “La Grotta di San marco comincia a far sentire la sua vera voce” in https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1190548784295433.1073741867.201903839826604&type=3).
Il 6 gennaio di quest’anno un’ennesima campagna portata avanti oltre che da noi anche da altri speleologi calabro e siculi permette di forzare definitivamente la strettoia “a vuce i Sammàrche” e così, come si scrisse in quell’occasione, di trovare oltre Lei “u Munne”, ovvero una miriade di fratture verticali e gallerie opposte che conducevano sia verso il Piccolo abisso che nella parte opposta. Nell’occasione però, causa mancanza di tempo, non si ebbe modo di confermare la cosa (Si veda “A Vuce i Sammàrche continua ad invitarci ad andare sempre più giù” in https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1220061804677464.1073741871.201903839826604&type=3).
Passano pochi giorni, così il 10 gennaio successivo una bella e corposa banda di speleologi Calabro-pugliesi, divisi in due squadre si reca una alla Grotta Zia Caterina e l’altra al Piccolo abisso con la speranza di incontrarsi a metà strada.
Io da un lato grido, nulla! Un po’ deluso aspetto, poi d’un tratto sento la voce di Francesco provenire dalle viscere del Piccolo Abisso che mi risponde. E’ fatta! Per i soliti orari legato al rientro residenziale non ci si può fisicamente abbracciare li sotto. Lo facciamo però poco dopo quando entrambe le squadre uscite dalle relative grotte si incontrano sul Monte San Marco… (si veda “C’è un munnu” in https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1222353727781605.1073741873.201903839826604&type=3).
Però mancava una cosa. Fisicamente non ci si era visti e quindi bisognava rimediare. Eccoci così ad oggi o meglio a ieri 16 gennaio 2016, quando una piccola squadra formata da me (GSS), Mario Benedetto del G.S. Aquila Libera di Cassano (CS) e Francesco Ferraro del G. S. Le Grave di Verzino (KR), partendo dall’inizio del Piccolo Abisso, percorrendo e potenziando lo storico armo verso il suo fondo e la sua parte più profonda, si ritrova, ultra inzuppati d’acqua ma felicissimi, al cap. 204, dove pochi giorni prima gli speleologi di punta (i soliti Francesco e Gianluca) intercettarono, scendendo dalla strettoia “a Vuce i Sammàrche” della Grotta Zia Caterina, quel puntino rosso di caposaldo di rilievo…
Che soddisfazione essere li sotto dopo oltre 20 anni. Eravamo certi che quel luogo non poteva certamente finire in quella maniera. Troppa corrente d’aria, troppa interessante geologia ci impediva di pensare in negativo…
A Giuseppe Elia ed Armando Tedesco, miei grandi amici e compagni di tante avventure speleologiche cassanesi e non…
A tutti gli attuali e vecchi amici e compagni d’avventure speleologiche e loro gruppi speleo che hanno permesso tutto questo (sono tanti ed impossibile elencarli, scusatemi)…
A Caterina, recentemente scomparsa a cui, con affetto e stima, abbiamo voluto dedicargli questa importante grotta cassanese ad oggi, con i suoi ca. 120 mt di dislivello diventa la grotta più profonda delle dolomie di Cassano e la terza in Calabria.
Alessandria del carretto, 17 gennaio 2016
Nino Larocca

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