Al Raduno Nazionale di Speleologia di Casola 2018, durante il convegno “Un territorio straordinario. I fenomeni carsici nei Gessi dell’Emilia-Romagna” la comunità speleologica italiana e internazionale ha espresso il suo sostegno nei confronti della candidatura a Sito Unesco dei Gessi dell’Emilia-Romagna.

Una candidatura partita dalla Federazione Speleologica dell’Emilia-Romagna che rappresenta uno strumento di tutela di un territorio dall’importante valore scientifico e naturalistico.
Il 24 gennaio 2018 il Consiglio Direttivo della Commissione Italiana per l’UNESCO (CDCIU), all’unanimità, ha iscritto alla lista propositiva italiana del Patrimonio Mondiale il sito ”Grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna”.
La lista propositiva comprende tutti i siti, ritenuti dalla CDCIU, adeguatamente importanti e la conseguente intenzione, nell’arco dei successivi 5-10 anni, di iscriverli al Centro del Patrimonio Mondiale. Si tratta di un passaggio previsto nella lunga e complessa procedura di candidatura, ma già oggi un importante riconoscimento del carsismo nei gessi dell’Emilia-Romagna.

Il sito delle “Grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna”, costituito da varie aree carsiche gessose che si estendono dall’Appennino reggiano fino al faentino, rappresenta un patrimonio tra i più significativi a livello mondiale per sviluppo e profondità delle grotte. Oltre a essere quasi nella totalità già oggetto di tutela, le aree carsiche gessose sono le più studiate al mondo già a partire dal XVII secolo con i lavori del naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi. Un’assoluta eccellenza del territorio per valenza scientifica, paesaggistica, naturalistica e culturale.

L’inserimento delle aree carsiche gessose emiliano-romagnole nella lista italiana rappresenta il frutto del lavoro di coordinamento di Università di Bologna e Modena e Reggio Emilia, enti di gestione per i parchi e la biodiversità, Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano, Soprintendenza archeologica, enti locali, realtà territoriali e associazioni, svolto dalla Regione Emilia-Romagna a seguito della condivisione della proposta della Federazione speleologica dell’Emilia-Romagna, nella convinzione della straordinaria ricchezza di opportunità che un’attenta valorizzazione della geodiversità può offrire al territorio.

A Casola, sia il Presidente della Società speleologica italiana Vincenzo Martimucci che il Presidente della Commissione centrale speleologia e torrentismo del CAI Marco Menichetti hanno affermato che questa proposta è un’iniziativa che va senz’altro condivisa, dal momento che può incrementare la conoscenza e la ricerca sui Gessi emiliani e romagnoli. Il percorso non è semplice, a causa dei paletti stringenti dell’Unesco.
Nel corso del convegno, hanno assicurato il proprio sostegno alla candidatura anche i rappresentanti della Federazione Speleologica Europea e dell’Unione internazionale di speleologia.

“Questa è una candidatura importante per la nostra regione, lo dimostra il fatto che per la prima volta la Regione Emilia-Romagna stessa ha deciso di darne la massima autorevolezza, facendosi soggetto proponente”, ha commentato l’Assessore regionale all’ambiente Paola Gazzolo. “Una proposta che, come caratteristiche di unicità, ha indubbiamente il patrimonio di conoscenze relative ai Gessi, maturate grazie alla Federazione speleologica regionale e alla comunità scientifica”.

Sempre durante il raduno nazionale si è svolto un altro incontro importante per il territorio: “Speleologia nei parchi – Percorsi di collaborazione fra istituzioni e speleologia”.
Ancora una volta è stato sottolineato quanto sia opportuna la collaborazione tra speleologi e chi gestisce le Aree protette.
Gli speleologi possono infatti monitorare e fare interventi all’interno delle grotte comprese nei confini dei parchi, in un’ottica di conservazione.
Gli intervenuti si sono incentrati sull’importanza del protocollo d’intesa tra SSI, CAI e Federparchi, che vuole contribuire a mettere a disposizione di chi tutela le grotte, le conoscenze maturate dagli speleologi. Obiettivo del protocollo è infatti favorire il dialogo, lo scambio di conoscenze e la formazione.

Fonti:
www.faenzanotizie.it
http://ambiente.regione.emilia-romagna.it

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