Un Secolo di Scoperte e Collaborazioni nel Cuore del Cansiglio
Nel cuore dell’altopiano del Cansiglio, un luogo di straordinaria bellezza naturale situato tra il Friuli e il Veneto, si apre una voragine profonda e misteriosa conosciuta come il Bus de la Lum.
Questo nome evocativo è legato alle leggende che circondano questa cavità, tra cui la comparsa di fiammelle all’ingresso, forse dovute alla combustione spontanea di gas prodotti dalla decomposizione di materiali organici al suo interno.
La Storia del Bus de la Lum
Il Bus de la Lum ha sempre rappresentato un luogo unico per gli speleologi, grazie anche alla suggestività del luogo.
Per ricordare i 100 anni di esplorazioni al fondo del Bus de la Lum, il giorno 7 dicembre 2024, numerosi speleologi hanno disceso la cavità per porre una targa celebrativa.
Questa iniziativa, nata da un’intuizione dei soci del Gruppo Speleologico CAI Vittorio Veneto (Sebastien Bellet Grava e Alessandro Ruggeri), ha visto il coinvolgimento del Gruppo Grotte SOLVE CAI Belluno, Gruppo Grotte Treviso, la XXX Ottobre del Cai di Trieste, il Gruppo Speleologico Sacile, Unione Speleologica Pordenonese, Gruppo Speleologico Opitergino, Gruppo Speleologico Arianna, Speleoteam CAI Conegliano.
Le Prime Esplorazioni
All’inizio del XX secolo, questo abisso aveva catturato l’attenzione della comunità speleologica italiana ed europea.
Questo interesse era in parte dovuto a una stima errata della sua profondità: nel 1901 l’ingegnere L. Marson aveva lanciato uno scandaglio nella voragine, rilevando una profondità di ben 460 metri.
Questa misura lo avrebbe reso il pozzo naturale più profondo conosciuto all’epoca, suscitando grande curiosità e desiderio di esplorazione.
Ulteriori ricerche del 1904 stimarono la profondità in addirittura 550 m, alimentando ancora più la curiosità degli speleologi.
Fu così che, nell’estate del 1924, la Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie decise di organizzare una spedizione per esplorare e documentare definitivamente la voragine.
La spedizione, che si svolse dal 4 al 7 agosto 1924, fu guidata dall’esperto speleologo Eugenio Boegan, figura di spicco nel panorama speleologico italiano.
La squadra era composta da circa venti speleologi, tra cui personalità illustri come Luigi Vittorio Bertarelli, all’epoca presidente del Touring Club Italiano, e il geologo Egidio Feruglio, rappresentante del Circolo Speleologico Friulano e autore della relazione dettagliata sull’esplorazione.
All’esplorazione partecipò anche il noto alpinista Emilio Comici.
Le Scoperte del 1924
Raggiunto il fondo a circa 225 metri di profondità, ben al di sotto della stima iniziale di Marson, gli speleologi scoprirono una vasta camera sotterranea.
Questa sala, lunga 25 metri e larga 7 metri, presentava un fondo coperto da un cono di detriti e tronchi d’albero.
L’acqua, che durante le piogge scendeva a cascata lungo le pareti, si perdeva attraverso la massa di detriti, segno di un sistema carsico ancora attivo.
Da questa prima camera, attraverso una stretta fenditura, gli esploratori si addentrarono in una seconda sala ancora più ampia.
La volta altissima e le dimensioni imponenti di questa cavità suscitavano meraviglia e rispetto.
Le pareti mostravano stratificazioni e segni dell’azione incessante dell’acqua nel corso dei millenni.
Il Successo della Spedizione del 1924
La spedizione del 1924 al Bus de la Lum fu un successo sotto molti punti di vista.
Non solo permise di correggere le precedenti stime sulla profondità della voragine, ma offrì una ricca documentazione scientifica sulle sue caratteristiche geologiche, climatiche e morfologiche.
I rilievi topografici eseguiti da Antonio Berani, segretario della Commissione Grotte, furono particolarmente preziosi, fornendo mappe e sezioni dettagliate che arricchirono la conoscenza del sito.
Le Vicende Successive
Il Bus de la Lum tornò alla ribalta per le tristi vicende di guerra, culminate con una spedizione del Gruppo Triestino Speleologi del 1951 che rinvenne dei resti umani.
Nuove esplorazioni rimasero ferme per decenni e nel frattempo il passaggio verso il salone più grande del fondo si ostruì, impedendo il passaggio degli speleologi, come evidenziato anche dalle esplorazioni del 1966 del Gruppo Triestino Speleologi e del 1972 da parte della Sezione Geospeleologica della Società Adriatica di Scienze di Trieste, raggiungendo 180 m di profondità.
Solo nel 1981, ad opera del Gruppo Grotte Solve del CAI di Belluno venne trovato il Pozzo dei Bellunesi, divenuta la principale via di discesa al fondo evitando il rischio di raffiche di sassi. Del passaggio verso l’altro salone non c’era però traccia.
Si deve attendere di giungere a marzo 1992, quando grazie ad un’intuizione di Enrico Foggiato del GG SOLVE si ritrovò il punto dove scavare nella frana e poter entrare nuovamente nel“Salone della Lanterna”, così battezzato per il ritrovamento di una lampada a carburo della spedizione del 1924.
Questa scoperta permise anche di verificare l’errore nella profondità del rilievo del 1924, in cui venivano dichiarati 225 metri, contro i 185 reali.
Negli anni il passaggio si chiuse altre due volte a causa di vari franamenti e altrettante volte venne stabilizzato.
L’ultima è davvero recente: solo due mesi fa, dopo un monitoraggio di due anni, si è operato in emergenza per scongiurare di perdere nuovamente l’accesso alla Lanterna, reso inagibile dal cedimento dei sistemi di protezione installati solo una quindicina di anni fa.
Il Gruppo Grotte Treviso, con la collaborazione dell’USP di Pordenone, ha messo in opera una nuova stabilizzazione della frana, con un imponente lavoro di mezzi e speleologi, rendendo nuovamente percorribile il piccolo pozzo d’accesso.
Negli ultimi anni, la grotta è stata oggetto di intense esplorazioni da parte del Gruppo Speleologico Sacile con Filippo Felici, che ha portato lo sviluppo della grotta a 1400 m di sviluppo planimetrico grazie alla scoperta di numerose risalite.
La Celebrazione del 7 Dicembre 2024
Il 7 dicembre 2024 ha segnato un momento di condivisione tra i vari gruppi che nel tempo hanno esplorato questa grotta, culminato nell’installazione di una targa al Salone della Lanterna, vicino a quella che celebrava la riscoperta del salone stesso nel 1992.
Un giro di chiave a testa per ogni rappresentante dei diversi gruppi, un sentimento di condivisione e riconoscenza, l’allegria di un thé caldo nel cuore del Cansiglio, ed infine una foto di gruppo “atipica”, tutti di spalle ad illuminare, senza distinzione di logo, il buio del Lum.
Di Alberto Riva e Anna Maria Dalla Valle