Conferenza stampa al campo base: soccorritori e speleologi difendono il valore delle operazioni di soccorso
Il recente salvataggio della speleologa Ottavia Piana, bloccata per quasi quattro giorni nella grotta Bueno Fonteno, ha sollevato interrogativi e critiche sui costi delle operazioni e sull’utilità delle attività speleologiche.
Durante una conferenza stampa tenutasi al campo base, i rappresentanti del Soccorso Alpino e Speleologico e della Società Speleologica Italiana hanno risposto ai dubbi, spiegando le dinamiche del soccorso e sottolineando l’importanza scientifica del lavoro svolto sotto terra.
La “legge della montagna”: il principio che guida i soccorsi
«Non si lascia indietro nessuno. Lo abbiamo dimostrato». Con queste parole, l’assessore Alessandro Bigoni ha introdotto il dibattito durante la conferenza stampa. Richiamandosi al principio universale della solidarietà, spesso indicato come “legge del mare”, Bigoni ha sottolineato che lo stesso spirito guida anche le operazioni in montagna.
Ottavia Piana, speleologa di 32 anni originaria di Brescia, era rimasta intrappolata durante una missione di mappatura delle gallerie sotterranee.
L’intervento di soccorso ha richiesto giorni di lavoro e il coinvolgimento di numerose squadre di esperti, portando a termine con successo il recupero della donna.
Costi delle operazioni: chi paga il soccorso?
Un tema centrale della conferenza è stato quello dei costi legati al salvataggio.
Molti, sui social, hanno sollevato critiche domandandosi chi avrebbe sostenuto le spese per un intervento così complesso.
Mauro Guiducci, vicepresidente nazionale del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, ha fornito una risposta chiara: «Il nostro Corpo riceve finanziamenti annuali da Stato e Regioni. Questi fondi servono per la formazione, l’acquisto di mezzi e attrezzature tecniche e per coprire le spese dei soccorsi. Nessun costo ricade sui cittadini».
Guiducci ha anche posto l’accento su un aspetto spesso trascurato: «Esistono molti altri interventi, come quelli per escursionisti, cacciatori o cercatori di funghi, che comportano ore di volo degli elicotteri e hanno costi significativamente più alti di questo. Eppure, passano spesso inosservati».
Sergio Orsini, presidente della Società Speleologica Italiana, ha ulteriormente precisato che tutti gli speleologi sono assicurati, un elemento che tutela sia gli operatori che le istituzioni coinvolte nelle operazioni di emergenza.
La difesa della speleologia: una disciplina scientifica e non solo avventura
Un altro punto discusso riguarda le critiche rivolte a Ottavia Piana e alla sua attività. In molti hanno messo in dubbio la preparazione della speleologa e il valore del lavoro che stava svolgendo. «La speleologia non è soltanto avventura — ha chiarito Guiducci — ma soprattutto ricerca e studio».
Le operazioni di mappatura sotterranea condotte da Piana e il suo gruppo avevano come obiettivo la ricostruzione del percorso dell’acqua attraverso le gallerie.
Questo tipo di analisi, ha spiegato Orsini, ha implicazioni dirette su questioni di grande rilevanza, come la gestione delle risorse idriche e la prevenzione dell’inquinamento.
«Conoscere le falde acquifere e monitorare il percorso dell’acqua nelle montagne — ha aggiunto Guiducci — è fondamentale per chi deve pianificare la distribuzione dell’acqua pubblica, soprattutto in un periodo segnato da fenomeni come la siccità».
Critiche sui social: il silenzio della famiglia Piana
Durante i giorni del salvataggio, Ottavia Piana e la sua famiglia sono state oggetto di attacchi sui social media. Commenti negativi hanno messo in discussione non solo la professionalità della speleologa, ma anche l’opportunità di investire risorse pubbliche per operazioni di questo tipo.
La madre di Ottavia, Lucia, ha scelto di non rispondere direttamente alle critiche, preferendo mantenere la riservatezza. «Per il momento, preferiamo non esporci troppo», ha dichiarato ai giornalisti.
I rappresentanti delle organizzazioni coinvolte, invece, non hanno esitato a prendere posizione: «Non è corretto criticare persone che svolgono attività di carattere scientifico — ha ribadito Guiducci —. Le grotte ci offrono informazioni che non possiamo ottenere in superficie, dove gli agenti atmosferici alterano le condizioni geologiche».
La speleologia e la sicurezza: un connubio indispensabile
La conferenza stampa si è chiusa con un richiamo alla sicurezza e alla professionalità che caratterizzano il lavoro degli speleologi. Gli interventi di soccorso, pur essendo complessi e talvolta rischiosi, si basano su una preparazione meticolosa e sull’uso di tecnologie avanzate.
«Ogni missione speleologica viene pianificata con attenzione, e tutti i partecipanti seguono percorsi formativi specifici», ha spiegato Orsini. «Gli incidenti possono accadere, come in qualsiasi altra attività, ma la nostra priorità resta sempre quella di garantire la sicurezza».
Un messaggio ai critici e uno sguardo al futuro
La vicenda di Ottavia Piana rappresenta un’occasione per riflettere sul valore del soccorso alpino e speleologico e sull’importanza della conoscenza scientifica legata al mondo sotterraneo. Gli esperti intervenuti hanno ribadito che l’attività speleologica non è un semplice hobby, ma un contributo concreto alla comprensione del nostro territorio e delle sue risorse.
Attraverso un lavoro congiunto tra istituzioni, volontari e ricercatori, la speleologia continuerà a offrire risposte a domande cruciali per il futuro, dalle dinamiche sismiche alla gestione idrica. E, come sottolineato durante la conferenza, la “legge della montagna” rimarrà un principio guida: non si lascia indietro nessuno.