CHIAVI E MEMORIA

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Dic 19, 2011

Ci sono alcune date, certe ricorrenze, che è bene tenere a mente perché in qualche maniera ci hanno segnato, sono state importanti per il nostro percorso di vita così come ce ne sono altre, magari altrettanto significative, che è meglio dimenticare.

19 dicembre 1996, per molti è una data x che non riporta ad eventi o cose particolari, ma per gli speleologi è invece una data da tenere a mente e, visto che sono passati esattamente 15 anni, credo sia bene ricordare questo anniversario.
Devo dire che a sollecitare la mia memoria è stata la notizia di un gruppo di speleologi, probabilmente non gli unici, che “siccome siamo tanti” ha pensato bene di chiedere la chiave dell’uscita del Corchia turistico per risparmiarsi un poco di strada e fatica. Sorvolo sulle motivazioni, molto poco speleologiche ed a mio parere poco adatte ad un corso d’introduzione alla speleologia che hanno indotto a fare simile richiesta, ma, pur essendo cambiati tempi e situazioni, mi sento di contestarle e disapprovarle. Infatti proprio nel corso del processo che sotto vado a ricordare la difesa aveva prodotto, nel vano tentativo di legittimare la decisione di chiudere con le grate gli accessi della grotta, una serie di richieste, debitamente firmate, dove un tot di speleologi, o presunti tali, aveva richiesto al Comunello di Levigliani la chiave delle grate piegandosi così ad un sopruso ed avallando, conseguentemente, il ricorso alla forza invece che alla legalità. Giova ricordare che la F.S.T., proprio per contrastare questo criterio, aveva indetto un’assemblea straordinaria dove, all’unanimità, era stato deciso di non chiedere nessuna chiave e meno che mai firmare alcun foglio che potesse in qualche maniera legittimare l’abuso che era stato perpetrato nei nostri confronti. Purtroppo, malgrado il tempo passato, c’è sempre il tentativo di barattare ogni nostra richiesta, pur se semplice e banale come il transito del settore turistico, in un qualcosa da contrattare. Ricordiamoci, e non costa alcuna fatica, che l’accesso ed il transito nella parte di grotta attrezzatura per il turismo è regolamentato da norme che riconoscono il nostro essere speleologi ma non si è voluto, di proposito, eccedere in agevolazioni che potevano, un qualsiasi domani, ritorcersi contro di noi. In un estratto della delibera del Consiglio Direttivo del Parco, disponibile sul sito del Parco delle Alpi Apuane alla voce Antro del Corchia, sono contenute le norme che regolamentano il “Comportamento dei visitatori e speleologi “ durante la visita della grotta: invito a prendere visione del testo chi non lo avesse ancora fatto e chi già lo conoscesse a leggerlo nuovamente.

Ma ritorniamo alla data del 19 dicembre 1996 ed all’importanza di tenerne viva la memoria.
“Visti gli articoli 567, 533, 535 c.p.p. dichiara ………. colpevoli del reato ascritto in rubrica e, concesse a tutti le attenuanti generiche, li condanna alla pena di mesi 1 di arresto e Lit. 30.000.000 di ammenda ciascuno oltre al pagamento delle spese processuali in solido, pena sospesa per tutti tranne che per…..; condanna gli imputati in solido al risarcimento dei danni in favore delle costituite parti civili la cui liquidazione demanda al separato giudizio civile nonché alla rifusione delle spese di costituzione e difesa di parte civile liquidate in Lit. 2.500.000 ciascuna, di cui Lit. 1.500.000 per onorari, oltre ad oneri di legge; ordina la rimessione in pristino dello stato dei luoghi a spese degli imputati in solido; ordina la trasmissione di copia degli atti dibattimentali al P.M. sede”. Ricordo ancora la lettura della sentenza del Pretore di Pietrasanta così come ricordo il mix di piacere/soddisfazione, dopo tante offese e minacce più o meno velate, nel vedere riconosciuti i nostri diritti e l’espressione soddisfatta dell’Avvocato Bisordi, che insieme all’Avvocato Del Debbio aveva tutelato gli interessi ed i diritti rispettivamente della F.S.T. e della S.S.I.. Dopo mesi nel corso dei quali le udienze si erano svolte in un clima di crescente e palpabile tensione qualcosa si era modificato ed il qualcosa era evidente nei volti degli imputati che, difesi dai migliori avvocati di Lucca e dintorni, non si aspettavano certo una simile batosta. Erano, se possibile, ancora più arrabbiati, minacciosi, ma malgrado questo mi sentivo un poco meno preoccupato e molto contento dell’esito di un processo che la Federazione aveva fortemente voluto. In realtà il processo ha visto il suo definitivo epilogo il 18 giugno del 1997 quando la Corte d’Appello di Firenze si è pronunciata per il processo d’appello per le grate del Corchia; anche in questa occasione gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli dei reati ascritti pur beneficiando di una riduzione della pena detentiva e pecuniaria che si è trasformata, per loro, in un sostanzioso risparmio di costi. Eh sì, perché per evitare il soggiorno in cella tutti hanno naturalmente optato per la conversione della pena in ammenda, facendo lievitare non poco il conto della spesa tanto è che ancora oggi mi rinfacciano i tanti soldi spesi.

Per noi comunque la data da tenere a mente resta il 19 dicembre 1996, perché per la prima, ed unica volta, un tribunale ha riconosciuto i diritti degli speleologi: questo rafforza la nostra posizione e la rende più credibile. Non si tratta quindi di assurde richieste fatte da chi si diverte, da “cittadini” che non sanno cosa sia il lavoro quanto la conferma della giustezza delle nostre posizioni oltre che il riconoscimento, insieme ad SSI e C.A.I., del nostro ruolo, delle nostre prerogative.

Teniamo a mente, cari miei, che certe date possono tornare utili ………

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