Quest’anno ricorre il 70° anniversario della fondazione del Gruppo Speleologico Marchigiano (G.S.M) di Ancona e quello della scoperta della Grotta del Fiume di Frasassi (28.6.1948) effettuata dal padre della speleologia marchigiana, Mario Marchetti.
Normalmente un importante duplice evento come questo si festeggia nel ricordo di un grande passato storico iniziato con una scoperta che ha portato successivamente a far divenire il complesso carsico Fiume-Vento uno dei più importanti e spettacolari d’Europa.
Per avere effettuato la prima esplorazione della Grotta del Fiume il G.S.M divenne molto noto tanto che nel 1949 il 2° Congresso Nazionale di Speleologia di Chieti si chiuse con la visita a questa grotta da parte anche di Norbert Casteret, De Jolì, Nangeroni ed Anelli.
Negli anni seguenti l’attività esplorativa del Gruppo divenne molto intesa, tra le altre numerose grotte visitate, furono scoperte la Grotta del Buco Cattivo, la Grotta delle Tassare e il 25 settembre 1971, per opera di Rolando Silvestri, la Grotta Grande del Vento di Frasassi.
Malgrado la storica ricorrenza però quest’anno nessuno ne ha parlato, nulla è stato organizzato per ricordare un evento che ha fatto del G.S.M una delle associazioni più prestigiose di Ancona e per le ricadute economiche conseguenti alle sue scoperte anche tra le più note delle Marche.
Fondamentalmente il motivo è da ricondurre a quanto si è verificato nel 2015 quando alcuni speleologi particolarmente esperti hanno deciso, per opinabili necessità di economia gestionale certo non supportate da “motivazioni sentimentali” e al solo scopo di usufruire della sua notorietà, di scindere il Gruppo Speleologico Marchigiano dal C.A.I di Ancona nel quale era entrato sin dal 1971 per saggia volontà dei noti componenti di allora.
Con questa operazione in realtà si è voluto tentare dar vita ad un forte gruppo speleologico di “professionisti” solo interessati ad alimentare le loro attività esplorative utilizzando finanziamenti e sponsorizzazioni senza i vincoli e le regole stabilite dal C.A.I.
Naturalmente anche in Speleologia ognuno è libero di organizzarsi ed operare privatamente (abbiamo lo straordinario esempio positivo ed ammirevole di Fabio Bollini & C) ma, nel caso in questione, queste scelte personali hanno provocato l’agonia di uno storico movimento speleologico di base ad Ancona e questo malgrado il C.A.I poi abbia messo in opera un lodevole tentativo di rigenerarne direttamente le attività.
Il Gruppo Speleologico Marchigiano quindi non è più la prestigiosa e notissima realtà di prima, ora agonizza in un totale anonimato riservato ad un ristrettissimo numero di speleologi che per attuare le loro aspirazioni non hanno tenuto in grande considerazione nè il valore della tradizione nè soprattutto il motivo per il quale è stato fondato e si è radicato il G.S.M, un gruppo che da sempre ha avuto come storica, principale missione, quella di diffondere la pratica speleologica dilettantistica ad Ancona e nelle Marche.
Nel raccontare senza ipocrisie questa amara storia mi auguro comunque che rimanga uno dei pochi esempi negativi del genere; questo mio è un monito accorato verso coloro che potrebbero avere in futuro l’intenzione di fare, per rispettabili ambizioni personali o di gruppo, speleologia “professionale o professionistica”. Arrivando a certe determinazioni non si strumentalizzi e condizioni però le attività all’interno delle Associazioni speleologiche tradizionali formate da “dilettanti” perché si rischierebbe di penalizzarne le attività di base ed i programmi che mirano principalmente alla diffusione della passione.
Queste associazioni sono le sole che possono alimentare un movimento di massa e il ricambio generazionale necessario alla speleologia italiana; oggi dobbiamo constatare purtroppo che sono diminuiti i giovani che “vanno in grotta”, non si dimentichi infatti che l’età media di chi pratica l’attività in maniera continuativa supera spesso i 40 anni. Non è un bene per il futuro.

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