CorchiaUn pozzo nel marmo arabescato

Il Complesso Carsico del Monte Corchia ha un nuovo ingresso, il 23esimo, la Venere delle Apuane

L’irresistibile fascino nascosto delle Alpi Apuane: Abisso della Venere (2440 T/LU)

Un altro importante tassello è stato collocato nel grande mosaico del Complesso del Corchia: la Venere, dal primo giugno 2025, è il 23° ingresso del Corchia.

Nelle bianche Apuane, dieci anni fa, Gianluca Montanari, del Gruppo Speleologico Lunense di Spezia, trova un ingresso angusto nel Retrocorchia, versante nord-est del Monte Corchia, circa 100 metri sotto la cima.
Vecchi spit parlavano di una precedente esplorazione, di cui – nonostante diverse ricerche bibliografiche e verbali – non si è trovata alcuna traccia.

Tra i tanti “cantieri” aperti, torniamo dopo un bel po’ di tempo.
Si torna, e si scende.

Dada: avvistaggio e manovre di accorchiaggio

La buca si apre con un pozzo iniziale di 20 m in marmo bianco, seguito da una serie di altri pozzi intervallati da meandri un po’ angusti.
Il nome Venere viene spontaneo, per la posizione che si assume percorrendo lo stretto ingresso, ora migliorato (si può fare di meglio): in uscita, si era infatti costretti a portare le mani in alto, sopra la testa, proprio come “una Venere che nasce dalle acque”.
L’esplorazione conferma fin da subito che la nostra Venere è estremamente pudica, e tende a coprire le sue nudità appena può.

Un primo armo e molti passaggi portano fino a un vecchio fondo “spittato”, raggiungibile attraverso strettoie spietate, apparentemente impraticabili, ma già violate in passato.
L’Abisso della Venere si rivela profondo 82 metri, per uno sviluppo di 210 metri.

È presentato al Congresso Toscana Ipogea di Vicopisano nel 2023: Dada e Sigi (Luca Dadà e Daniele Sigismondi) sottolineano l’importanza di fissare su carta la memoria storica e la registrazione dei dati.

A settembre 2024 torniamo per disarmare e, come spesso accade, scaviamo e cerchiamo qua e là.
Ci ritroviamo, un po’ accaniti, ad insistere.
Si trova una nuova via.
Disarmiamo il vecchio fondo e continuiamo verso un imbuto pietroso (ancora oggi di dubbia indole), che per dimostrare subito il buon carattere, inghiotte il trapano (salvato in extremis).
Oltre: lame di pietra e un grande salone.
La discesa apre nuovi orizzonti esplorativi.

Un infame meandro porta a un bagno di fango e sassi, ma si continua, sempre rilevando.
Poco a poco, mentre l’inverno apuano si fa più rigido, si arriva di nuovo al marmo bianco, ben idratato da getti d’acqua.
E ancora: meandri stretti e fangosi.

Faccio alcuni nomi, ma scorderò sicuramente qualcuno: Dada, Corvo (Marco Corvi), Marina (Abisso: è il mio cognome), il Maresciallo (Ivan Ghiselli), Ettore Callegari, Michele Olcese, La Dé (Debora), Max Fiamberti, Chiodo (Paolo Chiodaroli), con il supporto tecnico di tutti: ad esempio Sigi, Stefano Ratti (il Rattone) e Gianluca Montanari.

Marco F e Leo

A mano a mano ci si avvicina ad ambienti più ampi, poi di nuovo a strettoie e meandri inospitali (e divertenti).
Sul rilievo siamo vicini al Corchia, ma la grotta decide sempre di ampliare il proprio sviluppo, cambiando direzione.
L’Abisso della Venere, proprio come la dea che porta il suo nome, non si concede facilmente.

Cosa lo rende così speciale?
Oltre al solito speleo accanimento, il rilievo, che viene steso a mano a mano: ci stiamo avvicinando sempre più al Complesso del Corchia.
Ne parliamo anche a BorgioSubterranea, nell’aprile 2025: descriviamo le esplorazioni del Gruppo Speleologico Lunense e dello Speleo Club Ribaldone. Insieme, ad aprile, la grotta è profonda oltre 240 m, per uno sviluppo di circa 800 metri.

Durante la discesa, come ben descrive Dada nelle relazioni, la verifica delle temperature in varie zone di possibili arrivi e collegamenti ha portato alla suddivisione della Venere in tre ulteriori grotte:

  • Venere Romana (che sempre aspira),
  • Venere Lunense (che aspira sotto lo zero termico e soffia sopra lo zero e in estate),
  • Venere del Corchia (che – finora – in inverno soffia).
Davide Viola

Sabato 1° giugno: la giunzione sognata e agognata.

Durante il Campetto Speleo di fine maggio/inizio giugno in Retrocorchia, il GS Lunense ha avuto tempo e possibilità.
Lunensi e Ribaldone si sono fatti forza con amici del Gruppo Speleologico Archeologico Livornese e non solo. Finalmente, siamo potuti andare oltre.

Indispensabili le premesse già descritte: la presenza di Ettore (motivatore, memoria totale e nocchiero del Retrocorchia), Ivan, Max, Chiodo, Michele e Debora, e il supporto tecnico di Daniele, Gianluca, Stefano e di tutti i Lunensi.
Registriamo un caduto sul campo: accidenti, ma è andata bene così, perché per fortuna è già cucito e in convalescenza.

Formiamo due squadre: Dada, Marco Corvi, Giulio e Luisa del GSAL, Marina (io), Marco Frati (Marchino, grandissimo), Leonardo e Davide Viola del GSAL (un pisano e un livornese).

Dada entra nel Corchia

Si esplora e si rileva un pozzo parallelo a quota 150 m, nel marmo arabescato, e si individuano altre vie.
E si punta all’altro alla giunzione, sopra la Galleria Onishi: ormai è vicina.

Non poteva mancare un messaggio di avviso all’amico Leo (Leonardo Piccini), che dell’esplorazione del Corchia è l’anima, anche come vigile regista del Progetto ORCO – Corchia 2.0.
Tutto è stato dettagliato progressivamente nel rilievo con grande precisione da Dada, con la vigile persecuzione del Corvo, l’uomo delle giunzioni.
Finalmente, festeggiamo la giunzione e il nostro 23esimo ingresso, brindando con tanti amici al Campo speleo dei Lunensi.

Nella notte del 1° giugno 2025, l’atterraggio e l’accorchiaggio di Dada e di tutti, in un grande salone del Ramo delle Coperte del Fighiera (o Buca del Cacciatore).
Alle 00:14 del 2 giugno, il messaggio al Gruppo di Dada finalmente riemerso:

“La Venere diventa il 23esimo ingresso del Corchia. 1000 m circa di sviluppo, per circa 300 m di dislivello negativo. Sul rilievo è segnato come caposaldo della galleria Onishi: abbiamo trovato alcune scarburate e un triangolo”

Insomma: siamo entrati nella Venere, siamo usciti dal Corchia.

GLI INGRESSI LUNENSI DEL CORCHIA

Che il Gruppo Speleologico Lunense lavori dentro e fuori dal Corchia da più di quarant’anni, me lo racconta Daniele, mentre attendiamo di stappare la bottiglia: quasi sempre in collaborazione con altri gruppi toscani.
Dal 1980, anno delle esplorazioni al Farolfi (754 T/LU) con la giunzione al Fighiera (53 T/LU), e poi il Black & White (799 T/LU) nel 1983, passando per la Buca Pardesse al Molo Novo (1807 T/LU), raggiunta dall’interno insieme agli amici livornesi.
Con i ragazzi di Calenzano e Carrara si è invece lavorato alla Grotta Vittorio Prelovšek (1728 T/LU).
Successivamente, il gruppo ha poi aggiunto anche gli ingressi Lorenzo Brizzi (1976 T/LU – il 17°) e La Piera non fa Tabacchino (2159 T/LU – il 19°), che tanto ha agevolato il cammino per molti rami del Fighiera.
Infine, la Buca dei Ferruzzini (2300 T/LU – il 21°), documentata da uno stupendo rilievo di Susana Crespo, nel 2019: conduce ai rami alti Anna Maria Pagnoni.
Insomma, un legame lungo e proficuo, di numeri dispari, che inevitabilmente ha portato al 23° ingresso alla “Montagna Vuota”, questo con il Ribaldone, il GSAL e Marchino (di cui non ricordo il gruppo, ammetto).

Partecipanti: Luca Dadà, Marco Corvi, Giulio e Luisa del GSAL, Marina Abisso, Marco Frati, Leonardo e Davide Viola del GSAL


IL COMPLESSO CARSICO DEL MONTE CORCHIA

Il Monte Corchia si trova nel Parco Regionale delle Alpi Apuane, istituito nel 1985.
Il Parco copre una vasta area montuosa caratterizzata da notevole biodiversità e da paesaggi spettacolari.
Ha una ricca e variata storia geologica e speleologica.
Non è un parco nazionale, ma il suo status di parco regionale permetterebbe – se le regole di tutela fossero applicate alla lettera – una protezione e una gestione specifica delle risorse naturali.
La Federazione Speleologica Toscana e le Associazioni fanno quello che possono, ma gli interessi economici sulle cave sono tali da sconfiggere l’umana sensatezza.

Tra le varie iniziative portate avanti dalla FST, anche il progetto ORCO – Corchia 2.0, che ha un ruolo importante legato al catasto speleologico: l’aggiornamento del rilievo del Corchia e la sua digitalizzazione, al fine di ricavare il modello tridimensionale del sistema.

“Una strada c’è anche quando manca quello che crediamo ci debba per forza essere per andare avanti: i pipistrelli lo sanno”, scrive Davide Viola.

Lo sa anche il pipistrello che ci saluta sempre sotto il primo pozzo della Venere, che forse pensa di potersi godere ora – finalmente – weekend un po’ più tranquilli.

IL METODO DI LAVORO

Andare, andare e andare.
Con il freddo, con la pioggia, appena possibile, lavoro e impegni familiari permettendo.
L’esplorazione viaggia di pari passo con la mappatura e la documentazione, unico metodo da seguire per contribuire alla conservazione delle grotte.

L’IMPORTANZA DEL RILIEVO

L’esplorazione non avrebbe avuto gli stessi concreti frutti senza l’approfondimento del rilievo speleologico.
È il caso di parafrasare Le Corbusier:

“Preferire il disegno alle parole: il disegno è più veloce e lascia meno spazio per le bugie. Il disegno non mente

E porta tutti gli speleologi interessati e coinvolti a conoscere in temo reale lo stato dell’arte: consente lo studio a tavolino dello sviluppo di una grotta e di un complesso, fornisce le conoscenze necessarie a chi affronterà le successive esplorazioni.

Si raggiungono così, a piccoli passi, grandi risultati.
Come la scoperta dell’ultimo nuovo ingresso del Complesso del Corchia.

Dada: “Manca l’ultimo pezzo di rilievo da agganciare, ma la situazione è questa: si vede bene il salone del Ramo delle Coperte in cui si è entrati”
Un pensiero su “Complesso del Corchia: scoperto il 23esimo ingresso – la Venere. Il resoconto”
  1. complimenti a tutti gli esploratori !
    siete stai forti , bravi e soprattutto professionali.
    purtroppo le Alpi Apuane sono soggette a sterminio da chi le sta sfruttando per interessi economici. La politica non ha ancora capito oppure fa finta che un domani sarà un disastro ecologico senza più possibilità di recuperare il danno causato all’ambiente e soprattutto a noi esseri umani.

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