Da Lettomanoppello al Fucino, alla scoperta dei Cunicoli di Claudio
Alla Scoperta dei Cunicoli di Claudio . Visita ai tunnel di drenaggio del lago del Fucino, ideati e progettati dall’Imperatore Claudio e conclusi, molti secoli più tardi, dal Principe Alessandro Torlonia. L’eccezionale apertura in occasione del Raduno internazionale di speleologia “Strisciando 2019” di Lettomanoppello
di Antonio Sanna – Speleo Club Nuoro. Una delle tante escursioni proposte dall’organizzazione del Raduno Nazionale di Speleologia “Strisciando 2019?, proponeva la visita dei tunnel di drenaggio del lago del Fucino, ideati e progettati dall’Imperatore Claudio e conclusi, molti secoli più tardi, dal Principe Alessandro Torlonia.
Un’occasione quasi unica perché si tratta di un’opera idraulica attiva, e la struttura normalmente non è aperta al pubblico.
- Visita speleologica ai Cuncoli di Claudio
Nella Conca del Fucino, ad un’ora di macchina da Lettomanoppello sede del raduno nazionale, si trovano le imponenti opere idrauliche dei Cunicoli di Claudio a cui si accede dall’Incile, la costruzione alla cui base sono situate le paratie che regolano il flusso delle acquee provenienti dai canali di drenaggio della valle.
Da qui le acque venivano convogliate nel tunnel sotterraneo che attraversa il Monte Salviano ed infine sversate nel retrostante fiume Liri.
La lunga storia di questa struttura si mescola con leggende, curiosità e aneddoti sulla sua costruzione.
Una trentina di speleologi provenienti da tutte le parti d’Italia, attrezzati con tute, caschi e stivali, si sono calati nella scala a chiocciola che conduce poco sotto il livello del canale ed hanno percorso i primi 1600 metri dell’opera sotterranea, sotto la costante guida dei custodi del Consorzio di Bonifica.
Il percorso è facile, nonostante la costante presenza di acqua dovuta all’azione di drenaggio delle paratie soggette ai danni del tempo.
Il canale sotterraneo mostra la differenza tra i lavori realizzati dal Torlonia a fine ‘800 e quelli effettuati di Romani di Tiberio Claudio nel 52 D.C. I più recenti vedono la volta completamente rivestita di blocchi di ‘ottima pietra del luogo’, così definita dal progettista, mentre la seconda parte dell’opera mostra ancora gli scavi completamente realizzati a mano dalle maestranze romane.
Lungo il percorso rettilineo del tunnel, che in totale misura oltre 6 km, si possono notare delle semicurve, dovute agli aggiustamenti e ai vari errori di calcolo effettuati durante la sua esecuzione, ma che oggi contribuiscono al rallentamento delle acque. Sulla sommità della volta si aprono dei pozzi di accesso, previsti e realizzati dai Romani, con la duplice funzione di favorire la ventilazione del tunnel e tracciarne la direzione nel corso della costruzione.
L’escursione speleologica, della durata di un’ora circa, è terminata con la visita della parte retrostante l’ingresso dell’incile, proprio sopra le paratie di sbarramento delle acque.