Il racconto di Claudio Barbato dell’esperienza al Buso della Rana
‘Abbiamo lasciato delle belle impronte tra quei sassi. Passi fatti insieme, emozioni, voglia di andare avanti nonostante tutto.’
La luce se sta andando in un cielo molto colorato.
Ad ovest è di un bel colore rosso fuoco mentre il vento trascina pensieri e nuvole verso oriente.
Oggi al buso della Rana eravamo in molti. Tute colorate, vecchie barelle utilizzate per il trasporto di chi non può entrare in grotta con le proprie gambe.
I preparativi frenetici ci vedono muoverci come formiche per gli ultimi preparativi.
Gianki con in mano un microfono ci raduna e ci spiega tragitto e modalità di percorso.
Finalmente parte Diversamente Speleo 2024.
Ci avviamo verso l’ingresso della grotta dove Elena e Teo ci raccontano un pò come è fatta.
Carmelo è molto attento e vorrebbe fare un fiume di domande, tante ne chiede la sua curiosità.
Andrea ed io suoi accompagnatori occasionali siamo molto abili a distrarlo e a fargli godere del suono della voce altrui.
Ci incamminiamo lungo il ramo principale molto lentamente, prima le barelle, e poi come li definisce gianki i deambulanti.
Carmelo arranca ma il suo entusiasmo premia la immensa fatica che fa per rimanere in equilibrio in questo ambiente veramente ostico per lui e per gli altri diversamente speleo che stiamo accompagnando in grotta.
Guarda Carmelo la cascata, dai fai una foto.
Non sa che due passi dopo ci sarà una pozza d’acqua profonda che metterà lui e i suoi accompagnatori a dura prova.
Ostacolo superato, breve salita e poi finalmente ci fermiamo.
Le barelle e i loro accompagnatori fanno altri 20 metri dopo la pila dell’acqua santa e poi ritornano.
E’ l’occasione per stemperare la tensione e rimanere seduti in attesa di tutto il gruppo.
Teo ci raduna e ci propone di spegnere tutte le luci.
Per rassicurare Carmelo gli appoggio le mani sulle spalle.
La mamma è li vicino, si sente solo il rumore dell’acqua.
Si riparte, ogni passo ora va misurato perchè anche il ritorno finisca bene.
Ancora una volta ci pensa Carmelo a dare il ritmo: Dove ci sono gradini e difficoltà lui rallenta e gioca con le sue paure. Non serve a nulla incitarlo, decide lui quando è tempo di scendere il sasso.
Ora siamo fuori alla luce, e lui come di incanto parte spedito verso il sentiero.
La mamma tira un sospirone, io guardo Andrea e gli do la mano, è fatta.
Inizia il nostro terzo tempo, da ogni auto e furgone escono cibi e bevande.
Tutto in autonomia si consegnano i caschi, ci si cambia, finalmente arriva Anna con le chiavi del furgone. Cibo bibite, buon vino e caffè, dolci. Momento conviviale bellissimo.
Il microfono gracchia di nuovo. Tutti in cerchio per la consegna degli attestati di partecipazione e Carmelo ha il privilegio di venir premiato da Andrea e da me. E’ orgoglioso e felice. Una giornata indimenticabile per lui, per noi. Ci omaggia di due suoi regali.
Viene ricordato da Andrea uno speleo poi carrozzato Carlo Catalano che assieme ai Gemelli di Forlì ha dato il via a questa manifestazione annuale.
Per molti è ora di andare, con Anna ci attardiamo ancora un pò. Passeggiamo di nuovo verso l’ingresso di questa grotta imponente e maestosa.
Mi ero ripromesso di non entrarci più. Il buso della rana è molto cambiato è diventata una grotta speleo turistica, ben lontana dai giorni del 1972 quando entravo per esplorare.
Oggi questo mio dogma è stato infranto da chi in grotta ci va con la solidarietà prima che con i piedi.
Abbiamo lasciato delle belle impronte tra quei sassi. Passi fatti insieme, emozioni, voglia di andare avanti nonostante tutto.
Ancora una volta La Rana si è lasciata coinvolgere dai suoi esploratori. Chissà quali altre sorprese ci riserverà per il futuro.
Gianki, Andrea, Teo la strada da percorrere è quella giusta.
Basta un fischio e gli speleo si radunano per accompagnare in grotta chi da solo non ce la fa. Prendo Anna per un braccio e ci incamminiamo verso il furgone. L’aria si fa più fresca, è ora di andare.