Uno studio trentennale documenta cambiamenti fenologici e tendenze demografiche nelle popolazioni di pipistrelli delle foreste appenniniche
Un monitoraggio di lungo periodo condotto nella Riserva Naturale Biogenetica “Piano degli Ontani” in Toscana ha rivelato come i pipistrelli forestali stiano modificando i loro comportamenti e le loro dinamiche popolazionistiche in risposta al cambiamento climatico.
La ricerca, durata ben tre decenni, rappresenta uno degli studi più longevi mai realizzati su questi mammiferi volanti e offre spunti importanti per la conservazione delle specie che abitano le foreste montane.
Pipistrelli come bioindicatori del clima in evoluzione
I pipistrelli si dimostrano modelli eccellenti per studiare gli effetti del cambiamento climatico sulla fauna selvatica.
Questi mammiferi presentano caratteristiche che li rendono particolarmente sensibili alle variazioni di temperatura: sono ectotermi facoltativi, il che significa che la temperatura ambientale influenza direttamente le loro prestazioni fisiologiche, come i modelli di torpore e la durata della gravidanza.
Inoltre, molte specie di pipistrelli sono migratorie, mostrando chiari e distinti schemi fenologici che possono essere alterati dai cambiamenti climatici a lungo termine.
Lo studio ha preso in esame tre specie di nottole (genere Nyctalus) che coesistono nella stessa area montana dell’Italia centrale: Nyctalus leisleri, Nyctalus noctula e Nyctalus lasiopterus. Attraverso il monitoraggio delle bat-box, i ricercatori hanno esaminato le tendenze delle popolazioni, i cambiamenti fenologici e le potenziali interazioni interspecifiche nell’arco di 30 anni.
Le precipitazioni influenzano le dinamiche di popolazione
I dati raccolti tra il 1994 e il 2023 hanno permesso di censire 7.158 esemplari di nottole, comprendenti 6.190 N. leisleri, 893 N. noctula e 75 N. lasiopterus. La tendenza generale per tutte le specie è risultata leggermente positiva, con un effetto significativo degli anni sul numero massimo di individui rilevati simultaneamente.
Un risultato rilevante riguarda l’influenza delle precipitazioni sulle fluttuazioni della popolazione. Lo studio ha evidenziato come le precipitazioni cumulative annuali abbiano influenzato le dimensioni delle popolazioni di tutte le specie. In particolare, N. leisleri è risultata ulteriormente influenzata dalle temperature minime annuali e dalla presenza di N. lasiopterus.
Cambiamenti fenologici differenziati tra i sessi
I ricercatori hanno documentato importanti cambiamenti fenologici, particolarmente evidenti in N. leisleri. I maschi di questa specie hanno anticipato il loro arrivo nelle aree di riproduzione già a febbraio, mentre le femmine hanno ritardato il loro arrivo alla fine dell’estate e in autunno. Questa discrepanza ha portato a un significativo declino della sovrapposizione stagionale tra i sessi, con potenziali implicazioni negative per il successo riproduttivo della specie.
Questi risultati indicano che i pipistrelli forestali possono alterare la loro ecologia in risposta al cambiamento climatico, ma in modo non uniforme tra le specie e tra i sessi. Tali cambiamenti asimmetrici potrebbero avere effetti negativi sulle interazioni interspecifiche e sul successo riproduttivo individuale.
Interazioni tra specie e adattamento agli habitat montani
Le interazioni interspecifiche sembrano aver modellato le tendenze delle popolazioni. N. lasiopterus ha mostrato un’associazione positiva con N. noctula, mentre N. leisleri è stata spostata dalle aree con una crescente presenza di N. lasiopterus. Questi dati suggeriscono che le specie di pipistrelli possono influenzarsi attivamente a vicenda nei siti di accoppiamento, mostrando associazioni di roosting positive o evitamento dovuto a competizione o predazione all’interno della stessa gilda.
Implicazioni per la conservazione degli habitat montani
Lo studio sottolinea l’importanza dei programmi di monitoraggio a lungo termine per comprendere gli effetti sfaccettati del cambiamento climatico sulle popolazioni di pipistrelli negli ecosistemi forestali, in particolare negli habitat montani dove queste specie risultano particolarmente vulnerabili.
Gli sforzi di conservazione dovrebbero concentrarsi proprio sugli habitat montani, dove i pipistrelli sono maggiormente esposti agli effetti del cambiamento climatico. La Riserva Naturale Biogenetica “Piano degli Ontani”, composta quasi interamente da foreste pure di faggio (Fagus sylvatica L.), rappresenta un esempio di ecosistema fragile e sensibile al clima che necessita di protezione.
Metodologia e area di studio
La ricerca è stata condotta nella Riserva Naturale Biogenetica “Piano degli Ontani” (44°06?N, 10°42?E, 590 ha), nel comune di Abetone Cutigliano, provincia di Pistoia, Toscana. La Riserva si trova sul versante sud-occidentale dell’Appennino Tosco-Emiliano, specificamente sui Monti Pistoiesi.
L’area è quasi interamente composta da foreste pure di faggio, risultato della conversione di boschi cedui che in passato venivano sfruttati per la produzione di carbone per l’industria siderurgica locale. Questo tipo di habitat rappresenta un ecosistema particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici.
L’importanza dei dati a lungo termine
Il monitoraggio continuativo svolto dal 1994 al 2023 rappresenta uno dei dataset più lunghi disponibili per le popolazioni di pipistrelli. Tale sforzo ha permesso ai ricercatori di evidenziare relazioni significative tra clima, tendenze della popolazione e fenologia di tre specie protette di pipistrelli forestali.
Gli autori dello studio sottolineano che la mancanza di informazioni dal passato spesso ostacola la nostra capacità di attribuire i cambiamenti delle specie alle variazioni dei modelli climatici, poiché la maggior parte dei progetti di monitoraggio e ricerca sono di breve durata e quindi non utili per valutare gli effetti a lungo termine delle variazioni climatiche.
Conclusioni e prospettive future
Questo studio trentennale evidenzia come i pipistrelli forestali possano modificare la loro ecologia in risposta al cambiamento climatico, ma in modo non uniforme tra le specie e tra i sessi. Tali cambiamenti potrebbero avere effetti negativi sulle interazioni interspecifiche e sul successo riproduttivo individuale.
I risultati sottolineano l’importanza dei programmi di monitoraggio a lungo termine per comprendere gli effetti multiformi del cambiamento climatico sulle popolazioni di pipistrelli negli ecosistemi forestali, in particolare negli habitat montani dove queste specie risultano particolarmente vulnerabili ai cambiamenti ambientali.
La ricerca apre prospettive interessanti per futuri studi sugli effetti del cambiamento climatico sulla fauna selvatica e fornisce indicazioni preziose per la conservazione delle specie di pipistrelli forestali, tutte protette e incluse negli allegati II e/o IV della Direttiva Habitat, rendendole rilevanti per la conservazione a livello continentale.
Fonte: https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2025.178995