Anziano in difficoltà salvato dal Soccorso Alpino del Lazio: ma il CNSAS chiede chiarimenti sul grave ritardo istituzionale nell’allerta dei soccorsi

I tecnici del CNSAS Lazio hanno trovato e portato in salvo un anziano che aveva chiesto aiuto dopo essersi perso nei boschi del frusinate. Il salvataggio è stato possibile solo dopo quasi 24 ore dalla richiesta di aiuto per il grave ritardo con cui è stato allertato il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico

Il servizio regionale Lazio del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) martedì 12 agosto, dopo lunghe ricerche, ha portato in salvo un anziano di 75 anni che il giorno precedente aveva segnalato ai familiari di essersi perso in una fitta zona boschiva di Vico nel Lazio. Contrariamente a quanto riportato da alcune testate giornalistiche le ricerche e il ritrovamento dell’anziano sono stati opera dei tecnici del CNSAS, l’organo deputato dalle leggi dello Stato al coordinamento dei soccorsi in ambiente montano (legge 74/2001 “provvede al soccorso degli infortunati, dei pericolanti e al recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale. Restano ferme le competenze e le attività svolte da altre amministrazioni o organizzazioni operanti allo stesso fine; nel caso di intervento di squadre appartenenti a diverse organizzazioni, la funzione di coordinamento è assunta dal responsabile del CNSAS”).

Il 75enne – sofferente di alcune delicate patologie vascolari – è stato ritrovato in precarie condizioni sanitarie dopo una notte all’addiaccio. Era caduto in un vallone nella mattinata di lunedì (attorno alle 9.00), durante una camminata per raggiungere l’uliveto di sua proprietà situato nello stesso comune in località Vallone della Reneta. Sulla via del ritorno l’uomo è scivolato in un vallone dove ha perso l’orientamento rimanendo sul posto tutta la notte.

Le ricerche del CNSAS, nonostante abbiano avuto esito positivo il giorno successivo, sarebbero potute essere molto più rapide e proficue se il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, secondo le attribuzioni di legge, fosse stato correttamente avvisato dagli enti preposti non appena è scattato l’allarme: l’uomo, con il suo cellulare, entro le 10.00 di mattina di lunedì aveva contattato la moglie segnalando di trovarsi in grave difficoltà, in un luogo impervio e in precarie condizioni di salute. In breve tempo sono stati allertati i Vigili del Fuoco, arrivati con celerità sul posto, i Carabinieri, la Prefettura di Frosinone, il Sindaco di Vico nel Lazio e la sala operativa regionale della Protezione Civile. Ma nessuno degli organi sopracitati ha allertato il CNSAS, competente, come sanciscono le leggi nazionali per la ricerca in territorio montano. Il servizio regionale Lazio del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico è stato contattato solo alle 19.45 di lunedì da un funzionario della Protezione Civile: le squadre del CNSAS si sono trovate ad operare così dopo il crepuscolo, durante le ore notturne, in grave ritardo, riuscendo a trovare l’uomo solo la mattina successiva.

“Non è la prima volta che veniamo allertati in ritardo per la ricerca di persone scomparse in ambiente montano – dichiara il presidente regionale Lazio del CNSAS, Corrado Pesci -. Spesso veniamo chiamati solo quanto altri enti sul campo non riescono a risolvere la situazione, mentre per assicurare un intervento nel segno della professionalità che distingue i nostri tecnici il ‘fattore tempo’ è fondamentale. L’anziano avrebbe potuto essere salvato molte ore prima, evitandogli una notte all’addiaccio e inutili rischi per la precaria salute. Chiediamo agli Enti statali che hanno coordinato la prima fase delle ricerche, puntuali spiegazioni sui motivi del grave ritardo nell’allerta del Soccorso Alpino. La nostra non è polemica – conclude Pesci – ma una forte spinta al miglioramento delle procedure di coordinamento istituzionale nei casi, purtroppo frequenti, di persone disperse e ferite in montagna”.

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