Una significativa donazione dallo speleologo F. De Sio porta alla Biblioteca “Franco Anelli” un fascicolo dell’Annuario della Sezione Fiorentina del CAI del 1887, contenente uno dei primi resoconti della scoperta della Buca di Eolo.
Un prezioso contributo alla biblioteca
La Biblioteca “Franco Anelli” della Società Speleologica Italiana, già nota come la più grande biblioteca speleologica del Mondo, ha recentemente accresciuto il proprio patrimonio grazie alla generosa donazione di un raro fascicolo.
Questa volta si tratta di un pezzo importante della storia della speleologia italiana, arrivato grazie all’interessamento e alla disponibilità dello speleologo Francesco De Sio.
Il fascicolo donato proviene dall’Annuario della Sezione Fiorentina del Club Alpino Italiano (CAI), pubblicato nel 1887.
Questo bollettino, che ha visto la luce in soli due numeri nel biennio 1886-1887, rappresenta un documento di grande valore storico per la speleologia, in quanto fornisce uno spaccato delle prime attività esplorative in grotta, in un periodo in cui la disciplina stava appena iniziando a svilupparsi in Italia.
La scoperta della Buca di Eolo
Il fascicolo contiene, tra gli altri, un articolo scritto da Leopoldo Finali, uno dei pionieri della speleologia italiana, che racconta le vicende della scoperta della Buca di Eolo e del relativo Antro del Corchia, una delle più grandi grotte italiane situata sul Monte Corchia, nel cuore delle Alpi Apuane.
La grotta, conosciuta in passato anche con i nomi storici di “Buca del Vento” o “Ventaiola”, è stata oggetto di importanti esplorazioni tuttora in corso con il Progetto ORCO, che hanno portato alla sua identificazione come uno dei complessi carsici più significativi d’Italia.
La peculiarità di questa cavità risiede nella forte corrente d’aria che si avverte all’ingresso, una caratteristica che ha ispirato i vari appellativi legati al vento.
L’articolo di Finali offre una delle prime descrizioni dettagliate di questa grotta, che in quel periodo risultava essere ancora poco conosciuta e frequentata.
La narrazione delle sue prime esplorazioni ci consente di capire meglio il contesto storico e le difficoltà affrontate dagli speleologi dell’epoca.
Le ricerche sul Monte Corchia furono avviate con l’intento di individuare vene marmifere, ma fu la scoperta della cavità a suscitare l’interesse degli studiosi e degli esploratori.
Un pezzo di storia della speleologia italiana
Il fascicolo dell’Annuario del CAI rappresenta, quindi, non solo un documento di grande valore per la storia della speleologia, ma anche un’importante testimonianza dell’inizio della sistematizzazione delle esplorazioni in grotta in Italia.
All’interno del bollettino si trovano infatti altri resoconti e articoli relativi a esplorazioni condotte da membri del CAI di Firenze, che mettono in luce l’evoluzione della speleologia come disciplina scientifica e il suo progressivo affermarsi all’interno delle attività del Club Alpino Italiano.
La pubblicazione di questi resoconti, seppur in una forma ancora embrionale, testimonia il crescente interesse per la speleologia, che da un lato era ancora considerata un’attività amatoriale, ma dall’altro mostrava già segnali di una futura organizzazione e strutturazione, che avrebbe portato alla nascita di vere e proprie istituzioni speleologiche.
La Biblioteca “Franco Anelli” e il suo ruolo
La Biblioteca “Franco Anelli” della Società Speleologica Italiana, da sempre punto di riferimento per gli studiosi e gli appassionati di speleologia, si arricchisce grazie a queste donazioni, che le permettono di custodire documenti di grande valore storico e scientifico.
La presenza di questo raro fascicolo nella collezione è un ulteriore passo verso l’ampliamento di un patrimonio bibliografico che, oltre a includere materiali più recenti, raccoglie anche testimonianze e scritti di epoche passate, fondamentali per comprendere l’evoluzione della speleologia e il contributo che l’Italia ha dato a questa disciplina.
La donazione di Francesco De Sio, quindi, si inserisce in un contesto più ampio di arricchimento delle risorse della biblioteca, che grazie all’impegno di privati e speleologi continua a crescere e a diventare un punto di riferimento per la conservazione della memoria storica della speleologia.
Il gesto di De Sio, che ha scelto di mettere a disposizione della comunità speleologica un pezzo così raro e significativo, si inserisce in una tradizione di solidarietà e condivisione che contraddistingue la comunità speleologica italiana.
La Buca di Eolo oggi
Oggi, la Buca di Eolo è parte integrante di uno dei complessi carsici più vasti e importanti d’Italia: L’Antro del Corchia.
La sua rilevanza scientifica e speleologica è ormai consolidata, e la grotta è oggetto di numerosi studi e ricerche.
Sebbene le prime esplorazioni fossero state più casuali, legate principalmente alla ricerca di risorse minerarie, la cavità è oggi considerata una delle principali attrazioni speleologiche delle Apuane, non solo per la sua imponente dimensione, ma anche per le sue caratteristiche geologiche uniche, che la rendono un sito di interesse anche per la comunità scientifica internazionale.
La sua esplorazione ha rappresentato un momento fondamentale nella storia della speleologia italiana, e la possibilità di consultare i resoconti originali di quelle esplorazioni offre oggi agli studiosi un’importante chiave di lettura per comprendere come si è evoluta la conoscenza delle grotte italiane e come la speleologia sia diventata una disciplina sempre più precisa e scientifica.
Con la donazione di questo raro fascicolo, la Società Speleologica Italiana ETS non solo arricchisce il proprio patrimonio, ma contribuisce anche a mantenere viva la memoria storica di una disciplina che ha radici profonde nella storia del nostro paese.