Articolo apparso su “Il Secolo XIX” del 9 gennaio 2009, segnalato dalla Rassegna Stampa CNSAS

«I RECENTI incidenti in montagna degli ultimi giorni hanno portato non meglio qualificate associazioni che riuniscono praticanti il trekking a esprimere opinioni che paiono infondati e gravemente pericolosi. Queste persone, che non si comprende a quale titolo e qualifica tecnica, si permettono di dissertare su argomenti dal forte contenuto specialistico, gettano un generico e pericolosissimo messaggio qualunquista sull’approccio ad un ambiente: quello della montagna e dell’escursionismo invernale». Il Soccorso Alpino va giù duro dopo le dichiarazioni espresse dall’associazione Mangia Trekking del presidente Giuliano Guerri.
«Le gravissime affermazioni siano frutto di mere opinioni personali dello scrivente che nessun riscontro hanno nella realtà degli interventi di soccorso per incidenti nella frequentazione dell’ambiente montano: il presidente di questi camminatori per diletto getta un ombra di discredito su istruttori e guide, proponendo una generale presa di distanza dai c.d. esperti. Le attività sportive connesse alla montagna presentano una pericolosità intrinseca che non mette alcuno al riparo dalla possibilità di incidenti, tuttavia le notizie fornite da questa associazione sugli incidenti sono totalmente prive di riscontro reale: le statistiche parlano chiaro, la maggioranza degli incidenti e degli interventi del soccorso alpino è dovuto a escursionisti impreparati, a banali scivolate e cadute occorse a persone non all’altezza dei luoghi e della situazione e non certo a chi svolge attività alpinistica ad alto livello. Le statistiche sono liberamente consultabili sul sito ufficiale del Corpo Nazionale soccorso Alpino e riportano dati ufficiali, non illazioni come quelle contenute negli scritti di questi amanti del trekking. Basterà osservare che per l’anno 2006 il 32,9% degli incidenti ha coinvolto escursionisti e il 9,1 % alpinisti, mentre lo 0,3% incidenti su cascate di ghiaccio. Ovvero un trend inversamente proporzionale alla capacità e alla preparazione tecnica richiesta dalla disciplina sportiva affrontata».
Il Soccorso Alpino mette in guardia da certe affermazioni: «Il delegittimare qualunque esperto rimettendo tutto alla sensibilità personale di ciascuno è opera foriera di gravissime conseguenze: forse il presidente di questa associazione di camminatori che con tanta faciloneria esprime analisi dimentica che esistono figure riconosciute dalla legge per l’insegnamento delle tecniche alpinistiche; la formazione – in un paese civile – può e deve passare solo attraverso quelle. Figure previste dalla legge ed enti che hanno statuti che garantiscono la preparazione e la formazione di chi è deputato ad insegnare e a prevenire futuri incidenti…».
«…Purtroppo questi camminatori, riuniti in associazioni, dimenticano anche che se certamente un corso non è sufficiente a conferire adeguata preparazione per affrontare con sicurezza la montagna è comunque il passaggio minimo per avviarsi a una corretta frequentazione che porti alla assimilazione delle tecniche che purtroppo non si acquisiscono frequentando estemporanei gruppi ricreativi».
Infine il passaggio sui soccorsi: «Sconcertanti le affermazioni su dinamiche connesse agli interventi di soccorso: pare si dimentichi che – per fortuna – in questo Paese non è il cittadino infortunato a scegliere il proprio soccorritore ma è il 118, che coordina l’intervento e indirizza sull’infortunio il personale più idoneo a risolvere il problema specifico, nel caso di specie il Corpo Nazionale soccorso Alpino istituzionalmente e funzionalmente destinato a quello scopo». Infine viene definita “risibile” l’ipotesi di chiudere alcuni percorsi ritenuti pericolosi per un inesperto, ma percorribili per un escursionista esperto.

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