Foto @Duilio Cobol

Individuato un varco asciutto nella grotta: una scoperta che rilancia esplorazioni e sogni, in un crescendo di tecnica, coraggio e memoria

Comunicato stampa di Alessandra Ressa della Federazione Speleologica del Friuli-Venezia Giulia

Nel cuore della Carnia, ai piedi del Passo Rest, il Club Alpinistico Triestino ha compiuto un grande passo: per la prims volts è stato individuato un potenziale collegamento asciutto tra la sala principale del Fontanone del Riu Neri e la grotta sommersa.

foto @Duilio Cobol 

La scoperta è stata resa resa possibile grazie all’impiego dell’ARTVA, che in questo caso si conferma in grado di consentire l’accesso ad ambienti finora riservati ai soli speleosub.

Si unisce il comunicato di Alessandra Ressa, dell’Ufficio Stampa FSFVG:

Alla riscoperta del Fontanone del Riu Neri: una soglia di pietra tra passato e futuro
di Alessandra Ressa
In un angolo appartato della Carnia, ai piedi del Passo Rest, l’acqua ha pazientemente scavato per
millenni una delle grotte più affascinanti e misteriose del Friuli Venezia Giulia: il Fontanone del Riu Neri.
È un luogo che da sempre parla di confini invisibili, di soglie da superare, di un coraggio che si misura
non soltanto in metri di profondità, ma soprattutto nella capacità di immaginare ciò che ancora non esiste.
Il 29 giugno 2025, una squadra di speleologi del Club Alpinistico Triestino (CAT) ha segnato una tappa
che potrebbe rivelarsi storica: per la prima volta, è stato individuato un possibile passaggio asciutto che mette in comunicazione il ramo principale della grotta con la caverna che conduce al sifone sommerso. Il punto è stato localizzato con precisione grazie a una tecnologia quasi inedita nel Friuli Venezia Giulia per l’esplorazione speleologica: l’ARTVA, un’apparecchiatura nata per individuare vittime di valanga. La ricetrasmittente, portata in immersione e posizionata in diversi punti strategici dal subacqueo Duilio Cobol, ha emesso un segnale che è stato rilevato con chiarezza in superficie. Significa che, con pochi metri di scavo, si potrebbe creare un nuovo accesso al lungo e suggestivo ramo asciutto, finora riservato soltanto agli speleosub.
Questa scoperta riaccende l’interesse su una grotta che, a dispetto della sua bellezza e importanza
geologica, è rimasta a lungo in ombra. Negli anni Sessanta, quando la speleosubacquea era una disciplina pionieristica, fu Giorgio Cobol il primo a tentare l’immersione nel sifone che chiude l’ingresso principale.
Era un’impresa che richiedeva fatica immane: due ore di avvicinamento lungo il letto del Tagliamento
trascinando attrezzature pesantissime, poi una ripida salita in un bosco solcato soltanto da sentieri di
animali. In quell’epoca di intuizioni e di audacia, ogni immersione era una scommessa con l’ignoto.
Il primo a superare davvero il sifone fu però Luciano Russo, allievo di Cobol, che grazie a una brillante
intuizione individuò il passaggio corretto. Da allora la grotta è rimasta un territorio per pochi: un luogo
impervio, che non perdona leggerezze e che in inverno diventa completamente impraticabile. Nel
frattempo le generazioni sono cambiate, ma la passione si è tramandata. Duilio Cobol, figlio di Giorgio,
ha raccolto il testimone e insieme ai compagni del CAT ha ripreso le esplorazioni, forte di attrezzature più moderne ma animato dallo stesso spirito di rispetto e di meraviglia.
Il Fontanone è una risorgenza carsica che si riempie d’acqua in poche ore, trasformandosi in un fiume
sotterraneo in piena. Ecco perché ogni immersione richiede una preparazione meticolosa: sessanta chili di equipaggiamento, bombole doppie, erogatori ridondanti, telefoni scafandrati per comunicare con
l’esterno. Eppure neanche tutta questa cura può evitare imprevisti: proprio prima di calarsi, un erogatore, perfettamente revisionato, ha smesso di funzionare. Nulla di insolito, per chi pratica queste attività di frontiera. Ma è in questi momenti che si misura la determinazione di un gruppo affiatato, capace di trasformare le difficoltà in motivazione.
Il successo di questa giornata, coronato dalla certezza che l’ARTVA può funzionare anche attraverso la
roccia, apre una prospettiva nuova: la possibilità di scavare un ingresso asciutto che consenta anche ai non subacquei di visitare un ambiente unico per bellezza e valore scientifico. Un ramo di quasi due chilometri di sale e gallerie scolpite dall’acqua, finora visibile solo a chi fosse disposto a immergersi nel buio di un sifone.
Ma oltre all’aspetto tecnico, questa impresa racconta una storia più grande: quella di una comunità di
esploratori, volontari capaci di mettere le proprie competenze al servizio della sicurezza collettiva.

Non è un caso che la Commissione Speleosub del CNSAS, l’unico corpo dello Stato (insieme alla Marina Militare) abilitato al soccorso in questi ambienti, sia composta interamente da volontari. Persone che, spesso, si preparano a salvare qualcuno che conoscono di persona. Anche questo rende la speleologia un’avventura in cui la solidarietà conta tanto quanto la tecnica.
Oggi, dopo decenni di esplorazioni a fasi alterne, il Fontanone del Riu Neri si appresta a vivere una nuova stagione di scoperte.

C’è ancora molto da fare: lo scavo, la verifica della stabilità del terreno, la predisposizione di un percorso sicuro. Ma ogni passo avanti moltiplica le energie e l’entusiasmo.
Come recita il motto di uno dei protagonisti: “Il centro è uno. Le altre sono approssimazioni.” È la frase
che meglio descrive la tensione continua tra la precisione e il sogno, tra la concretezza del gesto e
l’orizzonte di possibilità che solo la curiosità può aprire.
E se un giorno chiunque potrà attraversare quel passaggio asciutto, sarà anche grazie a questa ostinata
fiducia nel futuro.

La scoperta è importante per la speleologia regionale, anche quale occasione per valorizzare un patrimonio naturale poco conosciuto, di grande fascino e rilevanza scientifica.

Il Fontanone del Riu Neri, grazie all’impegno e alla passione di generazioni di esploratori, si prepara ora ad accogliere una nuova fase di studio, accessibilità e narrazione del territorio.

foto @Andrea Tamaro

Un confine che si sposta, una soglia che si apre. riaccende l’interesse per uno dei luoghi più affascinanti del carsismo friulano, e che testimonia il valore della ricerca, della collaborazione tra enti e della passione di chi, ogni giorno, esplora l’invisibile.

Il Fontanone del Riu Neri torna così protagonista, pronto a scrivere un nuovo capitolo della sua lunga storia sotterranea.

Fonte: Comunicato stampa di Alessandra Ressa – FSFVG – 30 giugno 2025

foto @Andrea Tamaro

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