Ricerche legate alla paleontologia, ritrovamenti durante campagne speleologiche e approfondimenti scientifici sul tema rivelano che i nostri antenati praticassero il sesso in grotta in maniera assai fantasiosa!

Arrivano da un gruppo di ricercatori inglesi dell’università di Bradford, alcune notizie hot a sfondo paleontologico: pare che i cavernicoli non facessero sesso solo per la riproduzione, ma anche per puro piacere, come accade per gli esseri umani civilizzati. Una scoperta ancora più curiosa è che pare che i cavernicoli utilizzassero veri e propri “sex toys” rudimentali, praticassero il “bondage” e addirittura si divertissero travestendosi durante le loro performance o facendo scambi di coppie.
Timothy Taylor, uno studioso di archeologia che ha passato la vita a studiare centinaia di dati relativi alla vita sessuale dei cavernicoli ha dichiarato sul Sunday Times: “Finora si pensava genericamente che il sesso, fra i nostri antenati, fosse eterosessuale ed esclusivamente a scopi riproduttivi. E si pensava che questo fosse l’atteggiamento “naturale” verso l’interazione sessuale. Oggi, grazie a questa scoperta, possiamo formulare una nuova teoria”.

Ma quali sono state le più piccanti scoperte?
Tutto comincia con statua della fertilità studiata durante una ricerca, e risalente a più di 30.000 anni fa ma l’argomento sesso si è poi scoperto risalire a molte centinaia di anni prima. La statua riporterebbe segni evidenti che dimostrano come il sesso aveva ben altri scopi oltre a quelli meramente biologici,
Inoltre, in una caverna in Germania, venne ritrovato e studiato attentamente un antico fallo in pietra, che comproverebbe come gli scambi di coppie e i “giocattoli sessuali” fossero argomenti comuni anche ai tempi della pietra: si tratta della più antica rappresentazione simbolica della sessualità maschile e risale a 28 mila anni fa Il fallo di 20 centimetri di lunghezza e 3 centimetri di diametro, finemente scolpito nella pietra, trovato nella caverna di Hohle Fels, vicino a Ulm, è un prezioso reperto preistorico ed è stato necessario ricostruirlo con pazienza da 14 frammenti e la sua straordinaria fattura, la superficie levigata ad arte e le misure vicine alle reali dimensioni di un pene, fanno pensare agli scienziati che si trattasse di un vero e proprio giocattolo erotico dell’era glaciale.
Il professor Nicholas Conard, del dipartimento di ecologia preistorica dell’Università di Tuebingen, ha detto alla Bbc che “oltre ad essere una rappresentazione dei genitali maschili” l’utensile “poteva talvolta essere usato per scheggiare le selci, come dimostrano alcuni segni tipici sulla superficie del fallo di pietra”.

Il fallo in pietra ritrovato a Hohle Fels

I ricercatori del gruppo tedesco di Tuebingen spiegano inoltre che la forma inconfondibile dell’oggetto e gli anelli incisi tutt’intorno ad una estremità lasciano pochi dubbi sulla natura simbolica dell’oggetto, che per di più è finemente levigato. Essi avevano già trovato 13 frammenti del fallo di pietra, ma è stato solo con il ritrovamento dell’ultimo pezzo, nel 2006, che si è potuto ricostruire l’oggetto. I pezzi sono stati trovati tutti in un sito, all’interno del complesso delle caverne, dove ci sono numerosi segni sulle attività dei “moderni” esseri umani, successivi all’uomo di Neanderthal.
L’area degli scavi è una delle più importanti dell’Europa centrale e ha fornito migliaia di reperti del Paleolitico superiore. Questo periodo viene comunemente collegato alla diffusione dell’Homo sapiens sapiens, cioè di gruppi umani con caratteristiche fisiche simili a quelle dell’uomo attuale.

In foto la Venere di Hohle Fels dal nome della grotta nel sud-ovest della Germania in cui è stata trovata, è datata a 35.000 - 40.000 anni fa, come risultato di oltre 30 esami al radiocarbonio. La statuina è intenzionalmente priva di testa ed è alta solo 5 cm. Tra le gambe aperte appare ben visibile un sesso molto pronunciato.

Simboli fallici in pietra leggermente più antichi di quello tedesco sono stati rinvenuti in precedenza in Francia e Marocco, ma il ritrovamento di Hohle Fels è unico. Conard dichiarò : “Rappresentazioni femminili con attributi sessuali molto accentuati sono numerose in molti siti ma le rappresentazioni di genitali maschili sono rarissime”.

Perché il sesso in grotta è stato ritenuto così importante?
Taylor ha elaborato e pubblicato le sue teorie nel “Manuale dell’evoluzione della sessualità umana” [edito da Haworth Press], avanzando l’ipotesi che l’atteggiamento verso il sesso, anche nei cavernicoli, favorì l’evoluzione di una complessa rete di emozioni e di atteggiamenti utili alla socializzazione.
Tenendo conto che le ricerche sul tema si riferiscono ai primi ominidi – esistiti dai 300mila ai 100mila anni fa – si è compreso che le relazioni sessuali nei rapporti sociali tra i diversi furono utilissime perché sono state veicolo per lo scambio di informazioni atte a favorire l’evoluzione sociale.
Il britannico Taylor infatti dichiara che: “Il sesso vis-à-vis, ovvero faccia a faccia, diventò la relazione interpersonale più importante all’interno delle comunità degli uomini delle caverne, fulcro di comunicazione e di grande inventiva”. Lo scienziato ha inoltre aggiunto che anche la monogamia è un concetto di recente concezione, che arrivò con la fine della vita nomade e l’introduzione dell’agricoltura.
In poche parole ai tempi delle caverne il sesso era libero per donne e uomini, forse di più di come lo è adesso e il concetto di monogamia non fu che una recente tendenza adottata con la fine della vita nomade e l’introduzione delle attività stanziali (agricoltura per esempio) durante le quali si passò dalle caverne alle abitazioni stabili.

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