Questo fine settimana è passato sui giornali come uno di quelli particolarmente funesti per i frequentatori delle montagne. In effetti, oltre ai morti per le valanghe, c’è stato moltissimo lavoro per i tecnici del Corpo nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, soprattutto in Apuane dove sono intervenuti ben due volte in grotta:
Quella passata purtroppo alla cronaca, per recuperare la salma di un escursionista lucchese precipitato in Vetricia all’interno di un pozzo di 110 metri di profondità, e un’altra per portare in salvo poche ora dopo un escursionista caduto anche lui in un pozzo, meno profondo, e salvato dagli speleologi toscani.

Il recupero della salma al Vetricia è ben documentato nel blog degli speleologi Garfagnini: http://speleogarfagnana.blogspot.com
mentre per il salvataggio Berardino Bocchino del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e speleologico ci segnala l’articolo pubblicato dal Secolo XIX di oggi:

UNO SPEOLOGO spezzino ha assistito un giovane finito in un crepaccio con le gambe fratturate sulle Alpi Apuane, tra Mosceta e Puntato. E’ accaduto l’altra notte quando Lorenzo Razzuoli, 21enne di Camaiore era scivolato per settanta metri. Gli uomini del Soccorso alpino regionale della sezione di Querceta si sono messi subito in moto per raggiungere la comitiva che al telefono ha detto di avere molto freddo. E di non potersi muovere in quanto i singoli membri del gruppo non erano dotati di ramponi.

Paolo faceva coraggio all’escursionista sfortunato, mentre il padre, Antonio Razzuoli, andava a cercare aiuto. Quando raggiunge il rifugio capisce di avercela fatta. «Devo ringraziare Paolo, del Gruppo Speleo di La Spezia – dichiara l’uomo, che poi racconta – quando Lorenzo è volato di sotto, per essere inciampato sul proprio rampone, Paolo si è calato con le corde che aveva con sé ed è stato vicino a mio figlio permettendomi di arrivare il più in fretta possibile al rifugio e dare l’allarme, visto che nel punto della caduta il telefonino non prendeva. Senza il suo intervento generoso avrei dovuto lasciare da solo mio figlio ferito e nel burrone».

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