Puglia – Gli avvistamenti degli ultimi mesi di Foca Monaca nelle acque di Portoselvaggio hanno spinto l’Ispra ad avviare un progetto di monitoraggio e protezione di questo raro mammifero in via di estinzione.

Le grotte di Portoselvaggio Habitat per la Foca Monaca
Le grotte di Portoselvaggio Habitat per la Foca Monaca

Puglia – Gli avvistamenti degli ultimi mesi di Foca Monaca nelle acque di Portoselvaggio hanno spinto l’ISPRA ad avviare un progetto di monitoraggio e protezione di questo raro mammifero in via di estinzione.
Il primo passo, sarà il posizionamento di una fototrappola nella grotta “Paolo Roversi”, scelta perché ha caratteristiche idonee al riposo e al parto della foca e perché in passato si sono verificati ripetuti avvistamenti da parte dei pescatori locali, che la chiamavano “bue di mare”.
Già nel 2014 uno studio del Centro di Speleologia Sottomarina Apogon aveva evidenziato che le coste del Salento hanno le giuste caratteristiche per ospitare la Foca Monaca.

Le grotte marine che si aprono nel tratto di costa tra Portoselvaggio e Torre dell’Alto costituiscono un habitat idoneo per la foca monaca (Monachus monachus) che ama spingersi anche molto in profondità all’interno delle grotte allagate.
Questo fatto, unitamente agli avvistamenti degli ultimi anni, ha portato a una iniziativa di ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e ARPA Puglia – Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente, che eseguiranno un monitoraggio ambientale.
L’ultimo avvistamento di una foca monaca nel Salento risale al gennaio scorso, grazie a un video girato da un pescatore, proprio nelle acque dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo e Nardò.

La foca monaca è un mammifero marino di cui si contano solo poche centinaia di esemplari in tutto il mondo. È una specie considerata a rischio estinzione e la sua conservazione richiede una protezione rigorosa.

Nei giorni scorsi, il Comune di Nardò e la Regione Puglia hanno dato piena disponibilità e collaborazione al progetto dell’ISPRA.

Il progetto pilota finalizzato a raccogliere informazioni sulla frequentazione della specie in quest’area, potrà essere esteso ed ampliato qualora si riuscisse a confermare la frequentazione della specie nel tempo.

I ricercatori hanno a disposizione un’indagine del 2014 sulla foca monaca nel Salento, eseguita dal Centro di Speleologia Sottomarina Apogon, in collaborazione con Università Cà Foscari di Venezia, Area Marina Protetta di Porto Cesareo, Parco Naturale Regionale Costa di Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase. Già allora lo studio evidenziava che la costa del Salento, presenta cavità e grotte con caratteristiche rispondenti alle esigenze della foca monaca.
Il fatto di essere un habitat potenziale e gli avvistamenti nel corso degli anni, secondo lo studio, rendono necessario il monitoraggio e azioni di conservazione e protezione della specie.

Fonte: Pagina Facebook del Comune di Nardò

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