Postiamo con piacere questo articolo pubblicato da Giancarlo Marchetto su “Il Giornale di Vicenza” sabato 1 settembre 2007 e fatto girare su speleoit da Michele Tommasi.

È già laboratorio scientifico la cavità lessina che continua a riservare sorprese
La grotta del Prestigio – Grande tesoro vicentino

È una scoperta sensazionale. Anzi, “prestigiosa” nel gioco di parole che porta in dote al catasto grotte vicentino una delle più belle cavità sia sotto il profilo scientifico che sul piano della ricchezza di concrezioni e fenomeni ipogei. Il “Buco del Prestigio” è una delle più importanti grotte scoperte ed esplorate dal Gruppo grotte Valdagno. L’ingresso, individuato da Mario Novello all’inizio del 2003, è stato in seguito disostruito e da quel giorno le uscite di scavo ed esplorazione non si sono più fermate, facendo guadagnare al rilievo topografico centinaia di metri di gallerie, e di recente, anche un secondo ingresso. La grotta si apre sui Lessini vicentini nell’altopiano Faedo-Casaron tra i Comuni di Cornedo e Valdagno ed è un vero scrigno di bellezze naturali ed anche di storia della vita sulla terra perché incassati nelle pareti interne si possono osservare fossili di ogni genere: ricci di mare, ammoniti di varie dimensioni, un anemone di mare grande come una mano ed anche una stella marina. La splendida grotta lessinea ringrazia gli speleologi Luca Dalle Tezze, Luca Visonà, Massimo Longo, Moreno Cocco, Mario Novello e Nicola Nuvola del Gruppo grotte Cai di Valdagno. È stato soprattutto grazie allo loro determinazione se la grotta è stata svelata. Una sala della grotta del Prestigio è stata trasformata in laboratorio, in quanto è stato stabilito che le concrezioni in questa particolare grotta registrano nella loro fase di accrescimento anche i cambiamenti climatici intervenuti in un arco temporale molto ampio, addirittura si parla di millenni. Nereo Preto, ricercatore dell’Università di Padova, sta conducendo un monitoraggio della temperatura anche attraverso l’utilizzo di un prototipo di datalogger di gocciolamento basato su fotocellula all’infrarosso. La grotta ha dato le maggiori soddisfazioni sul piano esplorativo. Cascate, pozzi, strabiliante ricchezza di stalattiti e stalagmiti, colonne, minerali e fossili tutto questo racchiuso in questo scrigno naturale giustamente battezzata “Prestigio”. Gli speleologi valdagnesi hanno dovuto lottare con il freddo, il fango, la fatica, sotto lo stillicidio delle cascate, aprendosi la strada tra frane ed aperture strettissime sino ad arrivare a scovare la seconda uscita della cavità carsica. E alla fine la gratificazione non è quantificabile. Resterà un tesoro inalterato, accessibile soltanto agli speleologi che conoscono le tecniche di progressione su corda, ma le foto dello speleofotografo Antonio Danieli e del Cai di Valdagno permettono di condividere l’emozione dei primi esploratori.

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