Una pioniera della speleologia ligure

Negli anni Cinquanta, Marisa Siccardi iniziava a esplorare le grotte del finalese e a scalare le pendici del levante ligure.

Alla fine degli anni Sessanta e primi Settanta, aveva già accumulato una vasta esperienza formativa in arrampicata e speleologia, oltre a una carriera di successo come infermiera plurispecializzata e capo sala al CTO-Clinica Universitaria di Firenze, con una particolare competenza in pronto soccorso e traumatologia.

Nel 1974, Franco Utili propose Marisa per far parte del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS).

Tuttavia, nonostante le sue comprovate capacità speleologiche e mediche, la sua candidatura fu respinta.

La decisione fu motivata dal fatto che, in passato, l’inclusione di donne nel CNSAS aveva causato problemi organizzativi, portando la direzione a stabilire di non accettare più donne come volontarie.

Nonostante questa delusione, Marisa continuò a contribuire al soccorso volontario, partecipando a operazioni durante terremoti regionali e, quasi vent’anni dopo, anche nella ex Jugoslavia durante il conflitto, collaborando con diverse componenti etniche.

Recentemente, Marisa ha ritrovato una lettera del 1974 che testimonia il suo impegno e la sua dedizione. La lettera, inviata da Stefano Merilli, conferma la sua esclusione formale dal CNSAS ma suggerisce di mantenerla legata alla squadra come volontaria occasionale, riconoscendo il valore della sua esperienza medica.

Marisa Siccardi, oggi 89enne, continua a essere un esempio di dedizione e passione per il soccorso e la speleologia, nonostante i gravi problemi articolari che le rendono difficile camminare.

La sua storia è un tributo al contributo silenzioso ed esperto delle donne nel progresso del CNSAS nel corso dei decenni.

Grazie Marisa!