Quando la passione per la speleologia incontra la responsabilità della comunicazione
Noi speleologi, generalmente, non siamo grandi comunicatori. Eppure, in occasione della bagarre scatenata dall’incidente di Ottavia, avvenuto a Bueno Fonteno sabato 14 dicembre scorso, abbiamo cercato di fare del nostro meglio, per una volta, con un fronte unito.
Per fortuna, Ottavia aveva amici forti e vicini a supportarla, quando si è fatta male.
Purtroppo, sono state rilasciate dichiarazioni ed esternazioni ovunque, molte delle quali fortemente lesive della privacy dell’infortunata. In un mondo in cui la privacy è un bene sempre più fragile, troppo spesso messo a rischio da chi la lede con disinvoltura, molti si sono premurati di “forare” la bolla di informazioni che ha investito la nostra speleologa come un’onda di piena.
È il momento di riflettere: dagli errori si può imparare. Ma non siamo stati noi, che l’abbiamo difesa, a sbagliare. Sbagliano coloro che diffondono dati sensibili senza autorizzazione: ha commesso un reato chi ha portato il nome di Ottavia sui titoli di testa. Sbagliano anche coloro che diffondono informazioni sanitarie, che sono particolarmente delicate: le condizioni fisiche dell’infortunata sono state rese pubbliche, senza il suo consenso. Sbagliano anche coloro che riportano dichiarazioni di chi si trova in un momento di grande difficoltà (e che, in quella condizione, potrebbe non essere nella piena lucidità): ledendo la fiducia che il ferito ripone in chi lo assiste, sia esso medico, soccorritore o speleologo.
Privacy, sicurezza dei dati, tutela delle informazioni, rispetto della vita privata: il GDPR del 2016 ci insegna che difendere la privacy significa preservare la libertà di tutti. Eppure, la privacy di Ottavia, giovane e coraggiosa speleologa, è stata violata, e le sue informazioni sensibili diffuse senza scrupoli.
Ma perché? Ottavia è una giovane donna, dell’età dei nostri figli, che, come loro, persegue i suoi sogni con impegno e competenza. Le abbiamo provato tutti, questa rabbia e questa solidarietà. Noi speleologi, uniti e compatti, come ha scritto Andrea Scatolini su Bueno Fonteno: le divisioni della speleologia sono state messe da parte.
L’abbiamo difesa con tutte le forze, contro un popolo di “mustelidi da tastiera” (ho cercato su internet qual è l’animale meno coraggioso), il cui coraggio non andava oltre la tastiera, proprio a Bueno Fonteno, che fino a quel momento era stato simbolo di divisione e scontro tra speleologi. Ora, invece, è diventato uno spazio comune.
Ricordiamoci che possiamo essere compatti, non solo ai raduni. Possiamo apparire meno stereotipati, con il caschetto e la luce in testa, ai tanti (non tutti) che nel mondo fuori ci comprendono con difficoltà.
Se, in passato, Bueno Fonteno è stato uo po’ teatro di divisioni tra varie parti della speleologia locale, ora rappresenta un simbolo di unità nazionale. Incredibile, a pensarci. Il Progetto Sebino, già ambizioso ed interessante di per sé, va oltre i chilometri di grotta: diventa uno spazio comune. Così come siamo riusciti a difendere Ottavia, da lì possiamo ripartire per lavorare insieme, per essere ancora più credibili e coesi.
Ognuno di noi sarà migliore, più bravo, esperto, attento, utile, insieme agli altri. Abbiamo avuto e sfruttato con dignità l’occasione di fare muro, come speleologi, tutti uniti. Ora non dimentichiamo questo momento di lotta fianco a fianco, e continuiamo a collaborare, ognuno con le proprie capacità e i propri limiti, per divulgare la speleologia.
Forza Ottavia, grande Ottavia, che ci hai reso migliori, inaspettatamente. Nel buio delle grotte, è brillata grazie a te la luce della solidarietà e del rispetto.
E grazie, grazie sempre, immensamente grazie ai nostri Soccorritori: i nostri soccorritori, i nostri speleologi, che sono gli stessi che hanno (anche) salvato vite a Rigopiano e nei terremoti che hanno colpito il Paese. Veramente i migliori del mondo.
Marina Abisso
Difficile per un pollo immedesimarsi in un’aquila.
Lunga vita alle aquile, ed anche ai polli! giuliogecchele
Un post molto bello e condivisibile. Grazie Marina. Franco Davoli